Oggi ti voglio parlare di una scintilla. Una piccola fiammella che, se lasciata ardere, può accendere il fuoco della risurrezione dentro di te. E non è una risurrezione che aspetta la morte: può trasformare la tua vita qui e ora!
Il mio in(solito) commento a:
“Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole” (Giovanni 5,17-30)
Ogni giorno, nelle nostre preghiere, proclamiamo: “Credo la resurrezione della carne, la vita eterna” (Simbolo apostolico) oppure “Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” (Simbolo niceno-costantinopolitano). Ma… ci crediamo davvero? Oppure sono solo parole che scivolano via, senza lasciare traccia?
Gesù è stato chiarissimo: “In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (v. 25). Ma c’è di più: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (v. 24).
La “scintilla di Dio”. Chi mi segue da un po’ sa che è un concetto a me molto caro. È quella luce che brilla nel profondo del cuore di ognuno di noi: la nostra anima. In alcuni risplende forte, illuminando il cammino proprio e altrui. In altri, il dolore, la fatica della vita, hanno alzato una cortina di fumo attorno a questa fiammella, facendola apparire fioca. Ma è solo un’illusione. Perché dietro quella nebbia, la scintilla continua ad ardere. E non è solo un dono di Dio: è Dio stesso che dimora in noi.
“Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,4), ci dice Gesù. Ed è questa la chiave del Paradiso: essere in Lui. Là, come scriveva Sant’Agostino, non avremo altro desiderio che restare con Dio per sempre. Perché il nostro cuore sarà colmato, appagato, nella gioia più piena.
E allora? Cosa ci attende? Ce lo dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Con la morte, il corpo dell’uomo cade nella corruzione, mentre la sua anima va incontro a Dio, pur restando in attesa di essere riunita al suo corpo glorificato” (CCC 997). Sì, risorgeremo. Tutti. “Tutti gli uomini che sono morti” (CCC 998).
Questa certezza mi ha dato pace nei momenti più dolorosi della mia vita. E spero possa darla anche a te. La morte non è la fine. È solo un nuovo inizio.
Sì, lo so: quando qualcuno che amiamo se ne va, il dolore è immenso. Ci sentiamo svuotati, smarriti. Ma la persona che amiamo, in quel preciso istante, non è più lì. E non perché sia sparita nel nulla, ma perché ha già iniziato a vivere in una forma nuova.
Per quanto ci addolori, non dobbiamo trattenerla. Gesù stesso, risorto, ha detto a Maria Maddalena: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre” (v. 21). Dobbiamo accompagnare i nostri cari con la preghiera, lasciarli liberi di brillare nella luce di Dio. E loro sapranno esserci vicini, anche nelle piccole cose di ogni giorno.
Ecco il grande mistero: la vita non finisce, si trasforma. Quello che conta davvero non è il corpo che lasciamo, ma l’anima che vive per sempre, riscaldata dalla luce di Dio e immersa nel Suo Amore #Santanotte
Alessandro Ginotta
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