Il terzo millennio ci ha immersi nell’immanenza. Ci stiamo allontanando, non solo da Dio, ma anche dalla nostra parte più profonda, quella spirituale…
Il mio (in)solito commento a:
“Beato il grembo che ti ha portato!”
“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.” (Luca 11,27-28)
Oggi il Vangelo ci regala solo due versetti, ma per commentarli non basterebbe un intero libro.
Gesù ha appena zittito la folla che lo accusava addirittura di essere posseduto (lui, proprio lui!), quando una donna si fa avanti e esclama: “Beato il grembo che ti ha portato!” Un omaggio a Gesù, certo, ma anche un dolce pensiero per sua Madre, Maria. Tuttavia, Gesù non sembra soddisfatto e risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” Perché questa correzione?
L’esclamazione della donna era un elogio della “fisicità” – l’immagine di una madre che porta in grembo un figlio è il simbolo del contatto, della carne. Immanenza pura.
Ma se ci fermiamo a riflettere, anche il parto è un miracolo, un mistero che tocca lo spirituale. Eppure, viviamo in un mondo che tende a ignorarlo. Ci dimentichiamo che esistono due realtà che convivono in noi: immanente e trascendente. Da troppo tempo siamo fissati sul tangibile, sul qui e ora, e in questo processo stiamo smarrendo la nostra anima. Abbiamo dimenticato Dio, ma peggio ancora, stiamo dimenticando noi stessi.
Che cosa significano davvero “trascendenza” e “immanenza”? Il latino ci viene in soccorso. “Trascendente” deriva da “trans”, cioè “oltre”, e “ascendere”, “salire”. La trascendenza è ciò che va oltre l’umano, ciò che sfiora l’infinito: Dio. “Immanente” invece, viene da “in” e “maneo“, “rimanere dentro“. È ciò che è qui, che resta tangibile: la materia, il corpo, la natura. Trascendenza e immanenza sembrano mondi opposti, ma sono indissolubilmente legate. Anche se di solito pensiamo al trascendente come qualcosa di distante e all’immanente come ciò che ci circonda, entrambe convivono dentro di noi. La nostra anima non è solo nel cielo, è anche qui, con noi.
Anima e corpo sono inseparabili. Non esiste un essere umano senza anima. Anche chi sembra averla dimenticata, perfino i peggiori criminali, ne possiede una. Magari non la ascoltano, ma è lì. Trascendenza e immanenza convivono in ogni cuore umano, anche se spesso sono in conflitto. Siamo attratti dalle cose materiali, dai piaceri, dalla ricchezza, ma al contempo sentiamo una sete profonda di infinito che ci spinge a cercare Dio. E così, nel nostro cuore si combatte una battaglia quotidiana tra il cielo e la terra.
Pensa a queste parole: “Non accumulate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine li consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; accumulate invece tesori in cielo… perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21). Lo dimentichiamo spesso, travolti dalle distrazioni di un mondo che ci costringe a guardare solo il lato materiale, ignorando l’immensità che ci circonda. San Paolo ci esorta: “Cercate le cose di lassù, non quelle della terra” (Col 3,2).
E Sant’Agostino ci ricorda che, mentre la tua avarizia possiede solo un po’ d’oro, con i tuoi occhi possiedi l’intero cielo. Guarda il sole, le stelle, e ricorda: sei fatto di spirito e materia. Non scordarlo mai #Santanotte
Alessandro Ginotta
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