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A.A.A. Cercasi persone con sostanza

A.A.A. Cercasi persone con sostanza

A.A.A. Cercasi persone con sostanza (non fotocopie, ma gente originale ed autentica): è il titolo che ho scelto per il mio post sul Vangelo di oggi.

Il mio in(solito) commento a:
Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che dico? (Luca 6,43-49)

Il Beato Carlo Acutis avrebbe scritto: cercasi persone originali, non fotocopie. Attorno a noi oggi troviamo molte persone che si “travestono”: indossano gli ideali come se fossero costumi (di carnevale), li sfoggiano, ma non li rispettano ed anzi, alla prima occasione, li infrangono. Individui più attenti all’apparire che all’essere: si perdono nella vana ricerca di una bellezza esteriore senza curarsi del fatto che la vera bellezza, quella che resta e dura nel tempo, viene da dentro e non sta (soltanto) sulla superficie della nostra pelle.

I nostri occhi brillano perché vengono illuminati dalla luce che Dio ha posto nella nostra anima: una scintilla di eternità che resterà accesa per sempre. Ma chi ha l’anima buia, perché deturpata dal peccato e dalla sofferenza, non riesce a far trasparire all’esterno la luce che brilla anche in lui; la sua luce non si vede, perché viene trattenuta dalle pareti di un cuore irrigidito e affaticato. Ma Dio, instancabile seminatore, non ha lasciato neppure una persona priva di scintilla. Purtroppo le vicissitudini della vita, l’accumularsi dei nostri peccati non riconciliati, di odio e di rancore, generano una patina impenetrabile attorno alla nostra anima; così la scintilla che Dio vi ha posto dentro, non riesce a raggiungere l’esterno con la propria luce.

Continua a ronzarmi in testa la similitudine della fotocopia: ricordo un episodio accaduto ormai tanti anni fa, quando estrassi con le dita un foglio di carta che si era inceppato in una fotocopiatrice guasta. Lo guardai ed osservai: “ah, ma allora non è vero che non funziona! Qui c’è la copia del mio foglio!”, peccato che, non appena spostai il dito dalla carta, mi resi conto che i tratti di inchiostro si dissolvevano. Non erano stati fissati in profondità nella cellulosa, perché il fornelletto che dentro alla fotocopiatrice riscalda il foglio per rendere stabile il colore non aveva funzionato, così la polvere nera non aveva avuto modo di fissarsi sul foglio e volava via, lasciandolo bianco al primo alito di vento. Bastava sfiorare la carta con un dito per rendersene conto.

Ecco che cosa ci succede quando non abbiamo valori dentro di noi, quando non prestiamo fede ai nostri princìpi, quando ci dimentichiamo di essere pagine viventi di Vangelo. Quando lasciamo solo in superficie gli ideali del Vangelo, senza permettergli di penetrare all’interno.

Così arriviamo alla parabola di oggi: la casa sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia. E’ facile fabbricare sulla sabbia: non occorre scavare, basta poggiare sopra mattone su mattone. Potremo perfino realizzare un’abitazione ampia e spaziosa, impreziosendola con le più belle decorazioni. Ma, senza fondamenta, la casa così costruita, rischierà di crollare al primo maltempo: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande” (v. 27).

Così è la nostra vita quando ci allontaniamo da Dio. Per qualche tempo potrà anche sembrare buona e bella da vivere, ma, alle prime difficoltà, tutto ci crollerà addosso. E ci troveremo senza un tetto, senza un riparo. Peggio ancora, il nostro orgoglio ci impedirà di accettare proprio quell’aiuto che Dio ci offre. Sprofonderemo.

Poi c’è chi decide di fermarsi a riflettere e di costruire la propria vita su solide basi: quelle del Vangelo, quelle dell’amore, quelle dell’ascolto e della vicinanza, quelle dell’attenzione verso gli altri. Quelle di chi ha scelto di non esasperare la propria libertà, arrogandosi il diritto di compiere qualsiasi cosa, ma di farsi guidare dalla Parola e di permettere a Gesù di rialzarci, nel momento del bisogno.

Se la nostra vita sarà fondata su queste basi, allora potrà superare tutte le avversità e non crollerà mai: “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” (v. 25).

Perché, se nella mia vita non c’è Dio, io non sarò in grado di superare le difficoltà impreviste. Non avrò una roccia alla quale potermi ancorare nei momenti difficili. Ma se nel mio cuore ci sarà spazio per Dio, allora:

“Non temere, perché io sono con te;
non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.
Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto
e ti sostengo con la destra vittoriosa”

(Isaia 41,10)

E ancora:

“Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;

su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni”

(Salmo 22)

#Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Domine quo vadis?”, di Annibale Carracci, 1601, olio su tavola, 77.4×56.3 cm, The National Gallery, Londra

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