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Alle mie pecore io do la vita eterna

Alle mie pecore io do la vita eterna

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,27-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore

Durante la settimana abbiamo assistito al discorso del Pane di Vita Eterna pronunciato da Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Ora siamo decisamente più avanti, siamo giunti alla Parabola del Buon Pastore. I due passi sono legati dal fil rouge della promessa della Vita Eterna.

Il Buon Pastore conosce le sue pecore. Non siamo numeri, non siamo un gregge anonimo: “io le conosco” (v. 27). Non è bello sapere che Gesù ci conosce uno ad uno? I pastori, sapete, chiamano per nome tutte le loro pecorelle, le riconoscono, accettano i loro difetti e apprezzano i loro pregi. Ogni pecorella ha il proprio carattere, le proprie abitudini… un po’ come noi. Gesù conosce i nostri limiti e le nostre doti. Non ci biasima mai. Ci aiuta a rialzarci quando sbagliamo e gioisce quando ci vede riuscire in una delle nostre imprese più difficili.

Pecore e pastore, una storia d’amore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (v. 27). Non è solo amore a senso unico tra il pastore e le sue pecorelle, ma le pecore ascoltano la voce del pastore, esse lo seguono. Gli ubbidiscono perchè lo amano. Lo amano perchè sono amate da Lui.

La Vita Eterna.Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano” (v. 28). Ricordate come pregò Gesù, rivolgendosi al Padre, dopo l’Ultima Cena? “Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura” (Gv 17,12). Tutte le pecore sono al sicuro nell’ovile, tranne Giuda.

Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,14). Per seguire Gesù bisogna distaccarsi dal mondo, rinunciare alle lusinghe del denaro, del potere, della lussuria: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno” (Gv 17,15). Il Maligno, il Principe del mondo, ci tenta continuamente, cerca di allontanarci da Dio, cerca di non farci seguire la Parola del Signore. Sussurra subdolo alle nostre orecchie, mente continuamente, come mentì il serpente ad Eva. Si “traveste”. Vorrebbe far sembrare buone le cose più abiette. Vorrebbe farci chiamare “diritti” i desideri più perversi… Dobbiamo resistergli.

La preghiera è un’arma potente che il Maligno teme moltissimo. Molto di più di quanto non voglia farci credere. Ecco perchè cerca in tutti i modi di farci desistere dalla preghiera. Inventa ogni ostacolo… troppa stanchezza… troppa emozione… troppa ansia… e tutte le altre trovate che escogita per impedirci di dialogare con Dio.

Il Santo Curato d’Ars, uomo saggio, diceva che “una sola Ave Maria ben detta fa tremare l’inferno”. Anche San Luigi Maria De Montfort scriveva: “L’Ave Maria ben detta (col cuore con attenzione, devozione e modestia), secondo i Santi è il nemico che mette in fuga il diavolo”.

Il demonio è bugiardo… e tra le sue menzogne c’è anche quella di farsi credere più potente di quanto in realtà non sia. Gesù ci dice che: “Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre” (v. 29). Dio è più grande di tutti, con Lui al nostro fianco non dobbiamo temere nulla e nessuno. Rivolgiamoci a Lui con fiducia.

Io e il Padre siamo una cosa sola. E qui… entriamo nel mistero. Il mistero della Santissima Trinità: il Padre ed il Figlio sono una cosa sola. Una storia d’amore, dicevamo all’inizio. Qui Gesù è uno strumento d’amore. L’amore del Padre per noi è così grande, che noi non riusciamo a capirlo, a comprenderlo, neppure ad immaginarlo. E’ indescrivibile. E allora, ecco che il Padre si fa carne. Per farsi più vicino a noi, per stare con noi, per vivere in mezzo a noi, per soffrire, come soffriamo noi. Gesù, vero uomo e vero Dio, è lo strumento attraverso il quale il Padre ci fa sentire, capire, toccare con mano il suo amore. “Io e il Padre siamo una cosa sola” (v. 30). Dio, amore ultraterreno, si è fatto come noi per amarci da vicino.

E allora in questa sera, non ci resta che rendere grazie a Dio. Ringraziare Gesù, lodarli ed amarli un po’ anche noi, per quanto ne siamo capaci nella nostra piccolezza di pecorelle smarrite…

Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco.

#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

Alle mie pecore io do la vita eterna

Il dipinto di oggi è “Il Buon Pastore” del pittore spagnolo Cristóbal García Salmerón, 1660 circa, olio su tela 141 x 107 cm, ed è conservato al Museo del Prado di Madrid.

Alessandro Ginotta

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