No, Dio non si arrende alle tenebre che avvolgono il mondo, all’oscurità che esce dagli anfratti del cuore degli uomini né all’ombra prende in ostaggio ogni cosa. E, proprio in quel momento ci manda il tesoro più grande!
Il mio in(solito) commento a:
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre! (Giovanni 19,25-27)
Mentre il Dio-con-noi sta per esalare l’ultimo respiro, proprio da quella croce, alla quale noi lo abbiamo inchiodato, Gesù accompagna il suo perdono con un dono impensabile: ci regala la Vergine Maria. E così, due sguardi che si incrociano nel momento del dolore più atroce, sono lo sfondo di una nuova alleanza: quella tra i figli e la Madre di Dio.
Maria, come una Mamma, accompagna Gesù nei Vangeli. La figura del Figlio di Dio e quella della Madre Celeste, appaiono indissolubilmente legate, dalla prima all’ultima pagina: all’inizio troviamo lo stupore di Maria, sorpresa dal saluto dell’Angelo: “Ma quando lo vide, ella rimase turbata alle sue parole, e si domandava cosa potesse significare un tale saluto. E l’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, tu concepirai nel grembo e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù»” (Luca 1,29-31).
Uno stupore, una sorpresa, un turbamento, che Maria coltiverà silenziosamente nel suo cuore per tutta la vita: “Maria custodiva tutte queste parole, meditandole in cuor suo” (Luca 2,19). Ma un sentimento che non troveremo mai in Maria è la paura, perché fin dai primi attimi dell’Annunciazione, la Vergine ha sempre nutrito la fede più autentica, integra e genuina che un essere vivente abbia mai conosciuto.
E’ proprio questa fede uno dei doni più grandi che Gesù offre a tutta l’umanità: Maria, scrigno di tesori, ci mostra una delle sue perle più belle. E la fede di Maria non si lascia inquinare neppure dal dolore peggiore: la perdita di un figlio. Maria sapeva che l’uomo-Gesù non sarebbe sopravvissuto alla cattiveria dell’uomo. Ma sapeva anche che Gesù-Parola, Gesù-Pane, Gesù-Dio-che-cammina-con-noi, non sarebbe morto. E così lo ha accompagnato, durante tutta la sua vita di Madre, amandolo fino alla fine. Ai piedi di quella croce, con il cuore straziato, Maria condivideva il dolore del Figlio, ma anche quello di tutta l’umanità: “Donna, ecco tuo Figlio”, “Figlio, ecco tua Madre” (cfr. vv. 26-27).
Nell’istante più triste, proprio nel momento in cui sta perdendo il proprio Figlio, Maria diventa Madre di tutti. E, in qualche modo, quello sguardo d’amore che si alzava dai piedi della croce, fino ad incrociare gli occhi di Gesù, oggi si alza su tutti noi. Sì, amici cari, perché tutti noi possiamo contare sullo sguardo d’amore di questa Madre. E’ un dono che ci aiuta a non farci schiacciare dalla disperazione, a sopportare le cattiverie. Maria non arriva ai piedi della croce così, per caso. Ma la sua presenza, insieme a quella del discepolo prediletto, ci insegna che cosa dobbiamo fare anche noi: dobbiamo stare accanto a Maria presso la croce di Gesù, come ci stette il discepolo prediletto. Il mistero pasquale non consiste nella croce di Cristo da sola, o nella risurrezione da sola ma consiste nel passaggio dall’una all’altra, dalla morte alla vita, attraverso l’amore (Lc 24, 26; At 14, 22).
E, lo sguardo di Maria, che si perde negli occhi di Gesù Crocifisso, ci parla di questo amore: non importa quanto grande sia il dolore, non importa quanto brutto sia il momento, ma importa che, quando si soffre, non siamo soli. Questo amore capace di superare anche il dolore più grande, deve darci forza, coraggio e capacità di superare qualsiasi avversità. Perché non siamo soli. Perché accanto a noi c’è Dio. Perché accanto a noi c’è Maria.
#Santanotte amici, Maria vi aiuti a rafforzare la vostra fede, perché l’amore di Dio è più forte di ogni dolore! Vi abbraccio e vi pongo sotto al Manto di Colei che è la Madre di tutti noi.
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