Categoria: Meditazioni e preghiere

  • Magnificat. Uno sguardo tutto nuovo.

    Magnificat. Uno sguardo tutto nuovo.

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-56)

    In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
    Allora Maria disse:

    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
    e Santo è il suo nome;
    di generazione in generazione la sua misericordia
    per quelli che lo temono.

    Ha spiegato la potenza del suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote.

    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva detto ai nostri padri,
    per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

    Parola del Signore

    Annunciazione Rupnik

    Oggi vorrei iniziare la riflessione contemplando la piccola immagine che abbiamo qui accanto: si tratta dell’Annunciazione, opera di padre Marko Ivan Rupnik SJ, l’artista gesuita autore, tra le altre cose, del logo del Giubileo della Divina Misericordia.

    E’ un’Annunciazione… insolita, che mi ha sempre colpito molto. L’originale si trova nella Cappella della Nunziatura Apostolica di Parigi, io però ne ho sempre ammirata una copia, conservata nella parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola a Torino.

    Vedete l’Arcangelo Gabriele? Ha in mano un “rotolo” dove è scritta la Parola di Dio. I primi libri della Bibbia erano scritti proprio su rotoli di pergamena (o papiro). Anche Gesù, nella sinagoga di Nazaret, srotolò uno di questi testi: “Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto…” (Lc 4,17) e poi: “…Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette” (Lc 4,20).

    Osserviamo bene il rotolo raffigurato nel mosaico: è come se “si fondesse” con il grembo della Beatissima Vergine Maria. La Parola che si fa carne! In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Maria, quando si mise in viaggio per recarsi a casa della cugina Elisabetta, era molto giovane, probabilmente non sapeva neppure leggere o scrivere, eppure, la “Parola” che è dentro di Lei, fa scaturire dalle sue labbra uno dei cantici più belli che possiamo trovare nella Bibbia: “il Magnificat”.

    Non basterebbero cenitinaia di volumi per analizzare la poesia di questo bellissimo testo. Noi accontentiamoci di “gustarlo” e di gustarlo con gli occhi del cuore. E’ questo che vorrebbe la stessa Beatissima Vergine Maria. Assaporare la bellezza del cantico e lodare Dio! Il modo migliore per pregare questa sera.

    Guardiamo insieme Maria alzare le braccia e gli occhi al cielo: “L’anima mia magnifica il Signore“(v. 46). Non sono splendide queste parole? Non mi stancherei mai di leggerle e ripeterle: “L’anima mia magnifica il Signore”. Non c’è Maria, non ci sono io che prego, no, il mio “io” è scomparso, è rimasta la parte migliore di lei, di te che leggi, di me: “l’anima”, l’anima di Maria, pura e casta, che magnifica il Signore.

    Il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva. E qui Maria ci stupisce. Noi vorremmo sempre primeggiare (essere i più bravi, i più belli, i più simpatici…) non è così che ci vuole la società di oggi? Guardiamo soltanto all’apparenza, ci preoccupiamo dell’opinione che gli altri hanno di noi, corriamo dietro alla moda, vorremmo il successo ad ogni costo… Maria al contrario si abbassa! “Umile” deriva dal latino humus, terra… Ecco Maria che, a differenza di noi, non si affanna per dimostrarela sua bravura. Lei no. Maria si abbassa fino a terra, consapevole della piccolezza dell’uomo nei confronti di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). La serva del Signore. Umile.

    Ma se la “serva” è umile, Dio è grande, e fa grandi cose! Oh quanto grandi! Il Signore ha scelto questa umile ragazza di Nazareth per essere Madre del Figlio di Dio. Maria, Madre nostra. Per mezzo di Lei Dio si è fatto carne.

    Grandi cose. Grandi cose ha compiuto Dio in Maria, ma grandi cose ha compiuto Dio nel mondo: “ha rovesciato i potenti dai troni…” (v. 52). A Dio non piace vedere la superbia nel cuore dell’uomo, non è contento di vedere i soprusi dei potenti, il disprezzo dei ricchi per i più poveri. Ma Dio non “distrugge” i ricchi, i potenti, i superbi. Potrebbe! Ma non lo fa. Perchè ama anche loro, come ama ciascuno di noi. Li vuole soltanto convertire.

    Il Magnificat è  un canto di salvezza, non di distruzione. Dio confonde i superbi perché scendano dai loro troni e mettano la loro autorità a servizio degli umili. Il ricco torna a mani vuote perchè impari che i valori della vita non stanno nel denaro, ma negli affetti, nell’amore, nell’amicizia: “perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14).

    Cari amici, le domande che vi propongo (e mi propongo) oggi sono: Qual’è il mio atteggiamento davanti alla Parola di Dio? La interiorizzo, facendola vivere in me, come Maria, o lascio che mi scorra addosso e scivoli via? Mi sforzo di essere, almeno un po’, umile come Maria, oppure mi perdo dietro all’apparenza ed alle tentazioni? Come mi pongo di fronte alle ricchezze?

    Questa notte, Maria, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Custodiscili nel Tuo Cuore Immacolato, ascolta le loro preghiere e portale al Signore, affinchè tutti i desideri più puri e più umili possano venire esauditi! Che bella che sei Maria, prega per tutti noi!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Magnificat. Uno sguardo tutto nuovo.

    Il dipinto di oggi è “Madonna in Gloria”, opera del pittore italiano Carlo Dolci, 1670, olio su tela, 117×97 cm., Stanford Univeristy, Stanford (CA), Usa

    Alessandro Ginotta

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  • Stai cercando Dio? Questa “checklist” di Gesù ti potrebbe aiutare

    Stai cercando Dio? Questa “checklist” di Gesù ti potrebbe aiutare

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)

    In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Avviso ai cercatori di Dio: Gesù è esigente. Sì, Gesù è una sorgente inesauribile di grazie e di amore, incontrare Gesù è un’esperienza fantastica: Egli riversa su di noi l’abbraccio del Padre,  soffre con noi, ci guarisce e ci consola. Ma talvolta Gesù è esigente, e allora, se desideriamo davvero provare la pienezza del suo amore, se vogliamo davvero che il nostro cuore palpiti all’unisono con il suo… dobbiamo seguire la sua ricetta.

    Avete presente cos’è una checklist? Una di quelle tabelle con l’elenco di tutte le verifiche che i piloti devono effettuare per decollare in tutta sicurezza: Porte? Chiuse. Cinture? Allacciate. Luci? Accese. Carburante? Serbatoi pieni…

    Questo brano del Vangelo di Luca lo possiamo leggere un po’ come una checklist:

    Beni materiali? “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (v. 33) eh no… “Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona” (Lc 16,13). Se non rinunciamo all’avidità, alla brama di possedere sopra ogni cosa… non possiamo seguire Gesù. Egli ce lo dice chiaramente: il tesoro non è in cassaforte… o nelle nostre tasche… no! “fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12,33-34). Il vero tesoro è nei cieli. Il vero tesoro è nel nostro cuore. Se il nostro cuore è occupato dal denaro… non c’è posto per Gesù.

    Siamo abbastanza forti? Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?” (v. 31). Seguire davvero Gesù, per le strade, tra gli ultimi, in mezzo agli scartati…  non è sempre facile. Gesù è dono totale. Egli ha dato tutto per noi, perfino la sua stessa vita: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13). Avvicinarci a Gesù può richiedere forze ed energie molto grandi. Ci sentiamo pronti? Se non lo siamo… possiamo ricorrere alla preghiera! “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?” (v. 28) Pregando, ma pregando veramente, con il cuore e tutti noi stessi, otterremo da Gesù la forza che ci serve per poterlo seguire.

    Sappiamo accettare la nostra croce? Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (v. 27) Prendere la propria croce e portarne il peso. Accettandola, come ha fatto Gesù. Con coraggio. Con mitezza. Non è affatto facile, ma è una delle richieste di Gesù: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). Perchè il cristiano non ricerca la sofferenza per se stessa, ma l’amore: “E la croce accolta diviene il segno dell’amore e del dono totale. Portarla dietro a Cristo vuol dire unirsi a Lui nell’offrire la prova massima dell’amore” (San Giovanni Paolo II, Messaggio per la XVI GMG).

    Avete notato? Ho scelto di leggere l’elenco al contrario, perchè così i primi punti sono più facili. Man mano che proseguiamo ci rendiamo conto di una cosa: da soli non ce la possiamo fare. Se uno di noi si illudesse di poter seguire i passi di Cristo, contando soltanto sulle proprie forze, ahimè… sbaglierebbe (e di grosso). “Mentre conducevano via Gesù, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù” (Lc 23,26). Simone di Cirene aiutò Gesù a portare il peso della croce. Qui… nella nostra personale Via Crucis, durante la salita al Calvario che è la nostra vita quotidiana, noi possiamo contare sull’aiuto di Gesù: Egli è il nostro Cireneo! Di nuovo la preghiera, di nuovo Gesù ci viene in aiuto.

    Infine il punto più difficile:

    Sappiamo rinunciare anche ai nostri affetti? Per seguire Gesù dobbiamo essere pronti a rinunciare a tutto. Ma attenzione! Questo non vuol dire che non ci dobbiamo amare gli uni gli altri! Oh no! Gesù “mette solo in ordine i nostri sentimenti”. Ricordate il comandamento dell’amore? Allora i farisei […] si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»” (Mt 22,33-40). Prima amare Dio, al di sopra di ogni altra cosa; poi amare il prossimo, come noi stessi. Ecco la ricetta di Gesù!

    Amici, se siamo arrivati in fondo a questa checklist… allora siamo pronti a metterci in cammino. Ma non dimentichiamo la bussola della preghiera! Perchè il suo ago punta sempre in direzione di Cristo e, nelle tenebre e nelle difficoltà della vita, sarà il nostro faro e ci guiderà dritti alla meta!

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Nel mio cuore, c’è davvero il desiderio di stare con Gesù e di seguirlo? Gesù è al primo posto nella mia vita? O forse ci sono altri affanni che mi distolgono dal suo amore? E ancora: Gesù mi chiede di lasciare tutto. Cosa è più difficile, per me, lasciare indietro?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali nel loro cammino, sostieni la loro Croce, così come il Cireneo Ti aiutò a portare la Tua.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Stai cercando Dio? Questa
    Il dipinto di oggi è “Il Battesimo di Cristo”, del pittore italiano Paolo Veronese, 1580 circa, olio su tela, 104×83 cm, The J. Paul Getty Museum, Los Angeles

    Alessandro Ginotta

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  • Tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio

    Tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)

    In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
    Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Eccolo l’inferno, sta proprio lì: a due passi dalla porta del Paradiso. E… siamo proprio noi ad auto-condannarci a restare fuori dalla casa di Dio…

    Ricordate il passo del ricco epulone? Egli “indossava vestiti di porpora e di lino finissimo” (Lc 16,19), mentre il povero Lazzarostava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco” (Lc 16,20-21). Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto: “Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma»” (Lc 16,23-24).

    Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi” (Lc 16,25-26).

    Un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi. Ma si vedono. Il Vangelo ci dice che le anime condannate agli inferi vedono quelle dei beati in Paradiso. E questo le fa soffrire. Perchè loro hanno rinunciato a Dio, loro non lo hanno accolto, non hanno ascoltato e messo in pratica la sua Parola. Solo “io” e niente Dio. Ed ora soffrono: “Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori” (v. 28).

    Passare per la porta stretta, però non è facile. Anche per noi, come per il ricco epulone, è troppo comodo fare finta di nulla mentre il povero Lazzaro muore di fame e di stenti. E’ facile “perdersi” per le vie del mondo, cullati tra l’ozio ed i vizi che alimentano l’egoismo e ci fanno dimenticare la condivisione e l’amore. E’ semplice alzare muri di indifferenza che nascondono alla nostra vista i bisognosi con la loro mano tesa.

    Eccolo qui! Vedete amici?! Siamo proprio noi a costruire, a poco a poco, e con le nostre stesse mani, il muro dell’inferno! Mescolando il fango del peccato alla paglia dell’invidia, i sassi dell’odio con la sabbia dell’indifferenza, mattone dopo mattone, errore dopo errore, abbiamo eretto questa parete che ci separa dal Signore: il muro. L’inferno. La lontananza da Dio. La “barriera” che non ci permette di essere avvolti dall’abbraccio del suo amore!

    Dio però è un Padre buono e Misericordioso, “lento all’ira e grande nell’amore” (Salmo 145,8). Fino all’ultimo anelito di vita, e forse perfino qualche istante dopo, ci è concesso di pentirci, di riavvicinarci a Lui; qualsiasi sia il nostro peccato possiamo sempre confidare nel suo amore, e contare sul suo perdono. Finchè non saremo sottoposti al Giudizio, potremo correggere il nostro comportamento e cambiare il nostro destino. Potremo così, con l’aiuto di Gesù, abbattere quel muro che ci separa da Dio e dai nostri fratelli, e partecipare alla pienezza della gioia in Paradiso. E’ proprio questo l’impegno che ci è richiesto: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. (v. 24).

    Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri” (Mt 25,31-32). Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-35). Queste sono le opere in grado di sfondare il muro! Questa è la forza dell’amore che spalanca la porta, anche la più stretta! Questo è il nostro viatico per il Paradiso!

    Eppure c’è qualcuno che si ostina a voler restare fuori dalla Casa del Padre: “quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,26). Quest’uomo, come il ricco epulone, crede forse di poter acquistare il Paradiso con il proprio denaro… in realtà con il proprio egoismo condanna sè stesso all’inferno: “Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!»” (vv. 24-25).

    Noi non vogliamo restare fuori, vero cara lettrice? Vero caro lettore? Non desideriamo certo trovarci a bussare, troppo tardi, ad una porta che rimarrà chiusa… quando a chiuderla sarà stato proprio il nostro orgoglio; quando a serrarla sarà stata proprio la nostra cupidigia.

    E allora alziamoci e andiamo! Orsù! Cambiamo rotta finchè siamo in tempo! Abbattiamo questo muro che abbiamo eretto noi stessi. Riavviciniamoci al Padre, corriamo incontro a Gesù che ci attende, con le braccia aperte, per stringerci in un caloroso abbraccio di perdono, di misericordia e di amore. E ricordiamo che, come diceva Sant’Agostino: “tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è lo smisurato oceano della Misericordia di Dio”.

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂 Dio vi benedica e vi protegga da ogni male, non permetta che vi chiudiate dietro muri di odio e di peccato, ma vi conceda di essere sempre aperti al suo perdono ed al suo amore.

    Sai che sei ancora in tempo per abbattere il muro ed uscire dall'inferno?
    L’immagine di oggi è “Il Giudizio Universale”, affresco di Michelangelo Buonarroti, 1536-1541, 1370×1200 cm, Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano.

    Alessandro Ginotta

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  • Agisci ora, finché la tua luce brilla!

    Agisci ora, finché la tua luce brilla!

    Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,35-38)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
    Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
    E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

    Parola del Signore

    Noi siamo tutti scintille di Dio. Sì amici, noi esistiamo grazie all’amore di Dio. Perché, come scrive l’evangelista San Giovanni: “Dio è amore” (cfr. 1Gv 4,8). E Dio amava prima ancora di creare il mondo, ma l’amore che aveva in se stesso era così grande, che una parte di questo sublime sentimento dovette uscire da sé. Così Dio creò il mondo e lo popolò di creature. Ecco che noi siamo, tutti quanti delle “scintille di Dio”. D’altra parte lo stesso Gesù ci domanda: «Non è scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dèi?» (cfr. Gv 10,34).

    Ma una scintilla differisce dal fuoco dell’amore di Dio che arde per l’eternità. E così, amici cari, come una scintilla esce dal fuoco scoppiettante, nasce e poi muore, anche noi abbiamo un inizio ed una fine. Nasciamo, come una scintilla, apparentemente dal nulla, brilliamo magari a lungo, ma presto o tardi ci spegniamo. E a nessuno di noi, uomini e donne in cammino in un tempo che incomincia ed un tempo che finisce, è dato di conoscere quale sarà il momento in cui cesseremo di splendere.

    Ebbene, cari amici, quel giorno in cui la morte verrà a visitarci, non sarà la fine di nulla, ma l’inizio di tutto. Sì, perchè la nostra fiammella, che agli occhi degli uomini sembrerà spegnersi, in realtà proseguirà a brillare, ed anzi brillerà ancora più forte, quando avrà raggiunto il cielo e tenderà a ricongiungersi con quel Dio dal quale si è staccata.

    Perchè se le nostre spoglie mortali si tramuteranno in polvere (cfr. Genesi 3,19), la luce della nostra anima diverrà ancora più viva vicino a quel Dio a cui tutti noi tendiamo, a cui tutti noi, chi con passo più lento, chi più rapido, tendiamo.

    E non ci dobbiamo illudere di poter beffare il destino e di raggiungere l’eternità. No, perché la strada per l’eternità non passa attraverso le  mani dell’uomo, ma soltanto attraverso l’amore di Dio. E’ Lui che ci permette di diventare migliori, di portare un po’ della nostra luce sul cammino di chi ci sta accanto, di trovare un posto ed una dimensione nella vita.

    Non siamo eterni e non sappiamo quando il Signore verrà da noi. Per questo dobbiamo farci trovare pronti e svegli. Non attendiamo inutilmente prima di confessare un peccato, non rimandiamo una buona azione, non posticipiamo un dovere.

    #Santanotte amici! 🙂 Agiamo in fretta, finché brilliamo su questo mondo perché possiamo risplendere ancora di più nell’altro! 🙂 🙂 🙂

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: “Cristo in gloria” di Francesco da Bassano il Giovane, XVI sec., 68×118 cm, Musei Capitolini, Roma

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  • Dio, la tenerezza e le incongruenze dei “farisei moderni”.

    Dio, la tenerezza e le incongruenze dei “farisei moderni”.

    Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,42-46)

    In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
    Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

    Parola del Signore

    Chi sono i “farisei” di oggi? Ci sono ancora farisei in questo tempo? La risposta è sì, amici. Forse ci sono più “farisei” nel mondo oggi di quanti ce ne fossero ai tempi di Gesù. E dove li possiamo trovare? Tra le nostre strade, nei nostri uffici, nelle nostre scuole… E Dio non voglia che, guardandoci allo specchio, una mattina ci scopriamo anche noi un po’ “farisei”…

    Da cosa si  distingue un  “fariseo” di oggi? Oh no, non è l’adepto di una setta, ma è un individuo apparentemente “normale”. Spesso lo troviamo nascosto dietro a qualche pseudonimo sui social network, sempre pronto a inveire contro tutto e contro tutti, salvo poi comportarsi egli stesso molto peggio delle persone che condanna. Vi dice nulla questo brano?: «Io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano; digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo» (Lc 18,11-12). Il fariseo e il pubblicano. Quanti di questi atteggiamenti li possiamo riscontrare anche oggi!? Ahimè la società odierna ci porta a camminare su un terreno sdrucciolevole ed è facilissimo inciampare nel giudizio e peggio ancora nel pregiudizio!  Il fariseo, oggi come allora, giudica e disprezza chiunque, e così dimostra di non avere capito nulla di Dio, di non conoscerlo, anzi, di volersi sostituire a Lui! Il fariseo proietta in Dio la sua miserabile e goffa prosopopea di essere giusto: di una giustizia fabbricatasi da se stesso e che vorrebbe affibbiare al Signore!

    Talvolta il “fariseo di oggi” è così accecato dal proprio senso di falsa giustizia dall’ergersi a giudice perfino del Papa! E via via si diffondono i commenti peggiori dai sospetti di eresia alla convinzione che il Santo Padre sia un demonio:  «Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni» (vi dice nulla questo passo di Matteo 12,24)?

    Ebbene sì, cari amici, in questo mondo dove tutti noi guardiamo più all’apparire che all’essere; in questa società dove non conta vivere, ma solo vincere; dove non importa partecipare, ma solo primeggiare… in questa realtà in cui l’uomo, in preda al più folle delirio narcisistico, vorrebbe sostituire all’immagine di Dio l’idolatria di sè… (solo “io” e niente Dio)… il  “fariseo di oggi” se la prende con tutti fuorchè con se stesso. Perchè nessuno è giusto quanto lui.

    “Farisei di oggi” – e, badate bene, mi ci metto anch’io tra quelli… parlo a tutti, me per primo – “Farisei di oggi” riflettete su quanto Dio apra e non chiuda mai. Su quanto accolga e non respinga. Su quanto perdoni e non condanni.  Su quanto riconcili e non divida. No, non c’è Dio nelle frasi velenose contro tutto e contro tutti. Non c’è Dio nell’ossessiva e cervellotica pretesa di conoscere sempre chi “sta dietro” ad ogni singolo evento. Non c’è Dio nel cuore indurito di chi si considera sempre a priori dalla parte della ragione.

    #Santanotte amici, ricordiamo sempre che Dio cammina in mezzo a noi. E’ un Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, innamorato della nostra piccolezza.

    Alessandro Ginotta

    E’ anonimo l’autore di questo splendido dipinto che rappresenta Dio tra i cori angelici, Museo di Guadalupe

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  • No, Dio non ci lascia mai soli!

    No, Dio non ci lascia mai soli!

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,29-32)

    In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
    «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
    Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
    Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

    Parola del Signore

    Conoscete Giona? E’ uno dei personaggi biblici che più mi stanno simpatici. Giona ha un grande dono: quello della profezia. Sente la voce di Dio. Se leggerete il libro di Giona lo troverete tutto spaventato, perchè ha ricevuto un incarico dal Signore: andare nella città di Ninive ad annunciarne la distruzione per opera del Signore se gli abitanti non si convertiranno. Povero Giona, è terrorizzato, perchè Ninive è una città grandissima e la sua popolazione è nota per essere molto agguerrita e piuttosto scontrosa. L’esercito dei niniviti è potente ed incute timore a tutti i paesi vicini e a Giona non piace proprio questo ruolo di “profeta di sventura”. Così, con tanta naturalezza, decide di fuggire per mare e si imbarca su una nave che viaggia esattamente nella direzione opposta, per allontanarsi il più possibile dalle proprie responsabilità… per sfuggire a quello che lui ritiene essere un destino certo: la morte per mano dei niniviti indispettiti dalla sua predicazione.

    Ma il Signore ha altri piani. La nave sulla quale viaggia il profeta fuggitivo rischia il naufragio a causa di una forte tempesta. Giona si butta in mare e viene inghiottito da un pesce gigantesco e vive nel suo ventre per tre giorni e tre notti. Quando il pesce condurrà il profeta al sicuro sulla spiaggia, questi accetterà finalmente l’incarico e si recherà nella città di Ninive a profetare. E verrà ascoltato. I cittadini faranno penitenza e si vestiranno di sacco. Ma soprattutto cambiarono le loro abitudini. Così Dio risparmierà dalla distruzione l’intera città.

    Quanto è “umano” e “normale” questo uomo che ha il dono di udire la voce di Dio! Spaventato scappa. Si crede debole ed incapace di affrontare il proprio destino, ma poi capisce: “Quelli che onorano vane nullità abbandonano il loro amore. Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore” (Giona 2,9-10). Nell’Orto degli Ulivi Gesù pregherà così:”Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42).

    La salvezza viene dal Signore e qualche volta dobbiamo morire a noi stessi per risuscitare a vita nuova, per trasformarci in un essere migliore: “E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull’asciutto” (Giona 2,11). Come scrisse San Paolo: “Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato…” (Romani 8,10). E ancora: “Anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù… Il peccato non regni più nel vostro corpo mortale” (Romani 6,11-12).

    Tre giorni e tre notti rimase Giona nel ventre del pesce. Tre giorni il corpo di Gesù rimase nel Sepolcro. L’arrivo di Giona sulla spiaggia, uscito dal ventre del pesce, è un po’ come una risurrezione. La risurrezione di un uomo normale, un passaggio che lo trasforma da codardo in profeta coraggioso.

    Vedete amici, le difficoltà non sempre vengono per danneggiarci. Talvolta un problema serve a renderci migliori. A forgiarci. Giona era un profeta timoroso. Aveva paura di recarsi in un paese straniero, circondato da uomini potenti ed aggressivi, ma Dio ci dona la forza di riuscire anche in quelle imprese che credevamo impossibili. Quale sarà la nostra Ninive? Quale sarà il compito che Dio ha affidato a ciascuno di noi? Convertiamoci, moriamo al peccato e lo scopriremo.

    Sì, perchè anche noi, proprio come Giona, possiamo risuscitare. Possiamo uscire da questa vita vuota che viviamo stesi sul divano tra le nostre comodità, uscire, dicevo, ed affrontare il nostro destino. Giona si gettò dalla nave… a noi non è richiesto un simile sforzo, oh no! Dio è estremamente più tenero con noi. Basterà che decideremo di avvicinarci ad un confessionale, ci sarà sufficiente aprire il nostro cuore, riconoscere il nostro peccato, mostrarci pentiti e… Gesù trarrà fuori anche noi dal ventre della balena per donarci una vita nuova, migliore, più intensa, più piena d’amore, più autentica, più piena di fede!

    #Santanotte amici, fidiamoci sempre di Dio! E non temiamo quando sentiamo di dover fare per diffondere la Parola di Dio, ma restiamo saldi nella fede perchè Dio ci ama. E forti dell’amore di Dio potremo spostare anche le montagne!

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è “Giona e la balena”, del pittore olandese Pieter Lastman, 1621, olio su tavola, 36×52 cm, Museum Kunstpalast, Düsseldorf, Germania

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  • E tu, sai cosa devi fare per seguire Gesù?

    E tu, sai cosa devi fare per seguire Gesù?

    1. =+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,17-27)

    In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (v. 25). Un’immagine molto efficace! Gesù, da buon Maestro, usa un’iperbole per illustrare il concetto e scolpirlo nella mente dei discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!” (v. 23).

    “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). Dunque per entrare nel Regno dei Cieli occorre essere “poveri in spirito”… Lo stesso Figlio di Dio ha scelto una via di povertà e di spoliazione. Scrive San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil. 2,5-7).

    Gesù è venuto al mondo in una stalla. Al freddo ed al gelo. Nello stesso modo è morto in Croce, spogliato dei suoi abiti, schernito, percosso, coronato di spine. Poteva essere un re, invece ha scelto la povertà: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58).

    La strada per il Paradiso passa di qui. Dobbiamo spogliarci del superfluo e sperimentare la Carità autentica: “per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?” (Mt 6,25). “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre” (Mt 6,26). E i gigli del campo? “non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?” (Mt 6,28,32).

    C’è poco da fare… l’uomo è fragile e si lascia corrompere troppo facilmente dalla brama di ricchezza e di potere. Il ricco vorrebbe essere sempre più ricco e, talvolta, pur di raggiungere questo obiettivo, non esita a ricorrere ai comportamenti più abbietti, più vergognosi, calpestando in modo indicibile la dignità ed i sentimenti delle persone che ha vicino. L’uomo avido mente, truffa, raggira, usa violenza… Ma: “che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?” (Lc 9,25).

    Il giovane ricco probabilmente non ha fatto nulla di tutto questo. I suoi beni potrebbero essere stati guadagnati onestamente. Cristo non condanna la ricchezza di per sè, ma l’uso errato che l’uomo ne fa.

    Una via d’uscita c’è. Anzi, due: la conversione e la Misericordia di Dio. “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri” (v. 21) è l’invito di Gesù al giovane ricco: “scegli la mia strada, rinuncia all’idolatria del denaro, usa le tue ricchezze per fare del bene e ti guadagnerai il Paradiso”. Il giovane però non ce la fa. E’ troppo per lui disfarsi dei propri beni, non riesce a gettare la “zavorra” che lo tiene ancorato alla materialità di questo mondo e che gli impedisce di elevarsi sul piano spirituale.

    E allora non resta che la seconda strada: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio” (v. 27). Il miracolo: Dio, nella sua infinita bontà e misericordia, può perdonare i peccati del giovane ricco ed accoglierlo ugualmente nel Regno dei cieli. L’uomo da solo non può nulla. Dio può tutto. 

    Cari amici, ecco le domande di oggi: Sono pronto a seguire Gesù? Ho il coraggio di andare “contro corrente”, di non dare troppo peso alle ricchezze e dare invece il giusto peso all’amore? So amare il mio prossimo e rinunciare a qualcosa per lui? E… sono capace di farmi amare da Dio e permettergli di salvarmi laddove le mie debolezze non mi consentono di farcela da solo?

    Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali a scegliere sempre la strada del bene, la strada di Dio!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

    Il dipinto di oggi è “Gesù incontra il giovane ricco”, del pittore tedesco Heinrich Hofmann, 1889, olio su tela, Riverside Church, New York

    Alessandro Ginotta

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  • Lo scudo della Parola di Dio che ci protegge dall’inganno del Demonio

    Lo scudo della Parola di Dio che ci protegge dall’inganno del Demonio

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,15-26)

    In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
    Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
    Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
    Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
    Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

    Parola del Signore

    Satana si nasconde là dove meno ce lo si aspetta. Ma non, come lui stesso vorrebbe far credere, dentro Gesù, bensì dentro l’uomo accusatore. D’altra parte lo stesso nome Satana “ha-satan”, è un termine derivato dall’accadico Sataran, adoperato nell’ambiente giuridico ebraico per indicare l’accusatore. Ed è proprio Satana  nascosto in quegli “alcuni” che al versetto 15 accusano Cristo di essere egli stesso un demonio. Già. Il Male esiste e sa anche travestirsi da bene. Fin dai tempi di Eva e Adamo, il Diavolo si cammuffa per ingannare.

    Satana non è un mito o un’idea. Ma un entità  Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché ‘come leone ruggente va in giro cercando chi divorare’. Ma Il Vangelo porta in sé la forza di trasformare chi lo accoglie con fede, strappandolo dal dominio del maligno. Così dobbiamo essere noi: forti della Parola di Gesù. Tenaci a sfuggire la tentazione. Capaci a riconoscere un tranello.

    Non c’è dubbio che nella vita ci troviamo di fronte a male e tentazione, sofferenza e divisione, e in molte occasioni vacilliamo davanti alle prove. Di fronte al continuo inganno del Maligno dobbiamo costantemente vigilare. Perché se anche Dio ha vinto Satana, questi torna sempre con le sue tentazioni. Sta a noi non essere ingenui ma vigilare e resistere saldi nella fede. La fede sconfigge il demonio. Lo ribadisce anche San Giacomo: “Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gia 4,7). Rimaniamo dunque saldi nella fede. Non dobbiamo temere perchè il Nemico è forte soltanto in misura della nostra paura. Noi invece dobbiamo sempre ricordare che Dio  è un padre paziente, che sempre ci aspetta con il cuore in mano per accoglierci, per perdonarci!

    Quindi, amici, anche se abbiamo sbagliato, anche se siamo scivolati per un istante in un tranello del demonio, non disperiamo mai, ma chiediamo perdono a quel Dio che non aspetta altro che di riaccoglierci nel suo immenso abbraccio d’amore.

    #Santanotte amici, di fronte a Satana usiamo sempre lo scudo della Parola di Gesù e l’inganno del demonio ci scivolerà addosso! 🙂 🙂 🙂

    Alessandro Ginotta

    Il dipinto di oggi è: La tentazione di Cristo del pittore francese Félix Joseph Barrias, olio su tela, 1860, Philbrook Museum of Art 

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  • Il discorso alla luna

    Il discorso alla luna

    Era l’11 ottobre 1962, la serata di apertura del Concilio Vaticano II. Piazza San Pietro era gremita di fedeli che a gran voce acclamavano il Papa invitandolo ad affacciarsi. San Giovanni XXIII, il Papa buono, dapprima fece sapere che non avrebbe parlato, ma che si sarebbe limitato a benedire i presenti, poi davvero si sporse, e pronunciò a braccio uno dei più bei discorsi che l’uomo abbia mai udito. Le parole fluivano in un’armonia poetica, dolce, semplice, ma allo stesso tempo ricca di contenuti del tutto inaspettati.

    Era il celebre “discorso alla luna”: « Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..) (…) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene». Per poi concludere con l’invito più tenero che si sia mai pronunciato: «Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza».

    Una tenerezza di cui al giorno d’oggi si sente la mancanza. Non credete amici?

    Alessandro Ginotta

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