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Attraverso lo sguardo di un P(p)adre

Attraverso lo sguardo di un P(p)adre

Oggi voglio condividere con te una riflessione che mi sta molto a cuore. Se mi segui da qualche tempo lo saprai: un anno e mezzo fa ho provato l’incredibile gioia di diventare padre e questo ha cambiato tutto! Guardo mia figlia crescere e non c’è giorno che non mi stupisca. La sorpresa di oggi è stato il tunnel da gioco: un tubo di tessuto teso tra anelli. Ogni volta che si affacciava da una delle estremità, dopo averlo attraversato correndo a perdifiato, scatenava una fragorosa risata come quella che solo i bambini felici sanno fare. Un suono che ti riempie il cuore. E, mentre guardavo i suoi occhi raggianti e le sue labbra giocose pensavo: non rinuncerei a lei per niente al mondo. Non c’è nulla che valga più di questo amore.

Il mio in(solito) commento a:
Sono venuto a portare non pace, ma spada (Matteo 10,34-11,1)

In quel momento ho capito Dio. Ho capito perché ha permesso di essere crocifisso senza opporsi. Ho capito perché ha lasciato la comodità dei cieli per nascere in una mangiatoia a Betlemme. Dio ci ama con un amore che perdona ogni nostro peccato. Basta incrociare il suo sguardo per capirlo.

Ti stai forse chiedendo come si concilia un amore così grande con le dure parole del Vangelo: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me”. Gesù ci sta dicendo che il suo amore è infinito, che Dio è più vicino e presente nelle nostre vite di quanto possiamo immaginare. Dio è più grande di ogni capriccio, di ogni piccolezza e frivolezza con cui riempiamo le nostre giornate. Se queste parole ti spaventano, è perché Dio vuole scuoterci, farci capire quanto è grande e presente nella nostra vita. Non è egoista, non ci vuole tutti per sé. Vuole solo farci vedere che ci sono bisogni più grandi della nostra quotidianità.

Gesù vede lontano (anzi, vede tutto). Con questo sguardo, sa che anche un piccolo gesto come fare del bene a uno sconosciuto o chinarsi per raccogliere una cartaccia da terra, apparentemente insignificante, ha un impatto. Sommato ad altre azioni simili, contribuisce a rendere il mondo migliore. E chi ne beneficia? I nostri figli e i figli dei nostri figli.

Ognuno di noi, con la propria vita quotidiana, può lasciare un segno concreto e tangibile per il futuro di tutti.

Gesù non ci chiede di togliere nulla ai nostri affetti, ma ci invita a vivere davvero. Ci chiama a uscire dalla ristrettezza delle nostre vite vuote, dall’apatia che paralizza il mondo di oggi. Ci dice: “Vieni, seguimi, forza! Non hai nulla da perdere! Mettiti in moto, scendi in strada, c’è un mondo che ti aspetta!”. Ci sono ammalati da guarire, anziani da confortare, senzatetto da accogliere, bambini da amare. Il mondo ha bisogno di te. Gesù ha bisogno di te.

E se faremo così, scopriremo che con un po’ di sacrificio del nostro “nulla”, la nostra vita potrà tornare a essere piena e avere un significato. Basta guardare negli occhi i propri figli per capire quanto Dio ci ama. Questi versetti ruvidi ci chiedono di non fermarci a una quotidianità stanca e stiracchiata, ma di tuffarci nella vita, amando il prossimo.

Mettendoci in gioco scopriremo che il mondo vissuto con amore è più bello. Un mondo con Gesù nel cuore è più bello! Dobbiamo solo rinunciare al divano e alle pantofole. E allora, anche a noi Gesù dirà: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, non perderà la sua ricompensa”.

#Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Madonna con Bambino”, di Giovanni Antonio Boltraffio, 1495, olio su tavola, 83 x 63.4 cm, Museum of Fine Arts di Budapest

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