Autore: Alessandro Ginotta

  • Un censimento degli invisibili

    Un censimento degli invisibili

    Incontro all’Università Europea di Roma sulle periferie dell’anima e dello spazio

    Martedì 29 novembre 2016, alle 13.30, all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190, si terrà l’incontro “Un censimento degli invisibili“.

    Sarà un viaggio alla ricerca degli invisibili nel mondo di oggi, attraverso riflessioni, testimonianze e letture di poesie.

    Nella società di oggi sono tanti gli esseri umani “invisibili”. Esistono, ma sembriamo non accorgercene. Attraverso il linguaggio della poesia è possibile fare un “censimento” di queste persone che ci sfuggono.

    Sono gli invisibili che vivono in eterne periferie, dell’anima e dello spazio, ai margini della storia.

    Sono i migranti che muoiono in mare, cercando una speranza.

    Sono i disabili, costretti spesso ad una vita in salita, tra barriere ed ostacoli.

    Sono i carcerati, che sperano nella possibilità di una vita nuova.

    Sono le nuove schiave della prostituzione e della tratta, che subiscono violenze senza fine.

    Sono le vittime delle guerre e dei regimi.

    Sono i malati terminali, in coma o in stato vegetativo persistente,

    Sono i disoccupati, che hanno perso il lavoro a quarant’anni e non riescono a ritrovare uno spazio nella società.

    Sono i poveri, gli anziani, gli emarginati, i diversi, le persone senza fissa dimora, le vittime della droga e delle nuove forme di dipendenza….

    Figure familiari, che ci capita di incontrare nella vita quotidiana. Ma che possono sembrare ai nostri occhi lontanissime o addirittura inesistenti, se restiamo chiusi nel nostro guscio di egoismo e di incomunicabilità.

    Ne parleranno Cesare Davide Cavoni, giornalista di TV2000, autore del libro di poesie “Censimento degli invisibili“, e Carlo Climati, giornalista e scrittore.

    Una parte dell’incontro sarà dedicata alle testimonianze della Comunità Nuovi Orizzonti, storie di vita e di speranza. Questa comunità internazionale, fondata da Chiara Amirante, si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio sociale, realizzando azioni di solidarietà a sostegno di chi è in grave difficoltà, con una particolare attenzione alle problematiche dei ragazzi di strada e del mondo giovanile.

    I dialoghi si alterneranno ad una lettura di poesie sul tema degli invisibili, con Maria Rita Di Prospero.

    Concluderà l’incontro una riflessione di Padre Nicola Tovagliari LC, Cappellano dell’Università Europea di Roma.

    L’ingresso è libero. Per informazioni: Tel. 06 665431.

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  • L’uomo al centro: una speranza per il domani

    L’uomo al centro: una speranza per il domani

    Il monachesimo alle radici della società di oggi” è il tema del convegno che si è tenuto martedì 22 novembre 2016, all’Università Europea di Roma.

    Nel corso dell’incontro è stato presentato il volume “San Benedetto e l’Europa nel 50° della Pacis nuntius. Materiali per un percorso storiografico“, a cura di Pierantonio Piatti e Renata Salvarani (Libreria Editrice Vaticana).

    “Il monachesimo – ha spiegato la Prof.ssa Renata Salvarani, docente di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma – è un filo conduttore e motivo fondante della cultura europea. Dal punto di vista storico è una cartina di tornasole per fare emergere modelli di sviluppo, regole per la creazione di comunità, modalità di voto e di gestione delle decisioni, contratti, forme del rapporto con la natura, con la medicina, la cultura classica, integrazioni di popoli diversi.

    Oggi, in un’epoca in cui occorrono strumenti nuovi per interpretare la realtà e per progettare il futuro, questo tema è più che mai attuale ed è al centro della storiografia internazionale, sia in Europa che negli Stati Uniti.

    Soprattutto in ambito economico, il mondo dei benedettini offre spunti e schemi di gestione. Come hanno potuto piccoli gruppi di uomini e di donne creare surplus, rivitalizzare aree incolte, diffondere tecniche e coltivazioni, fino a favorire la ripresa di un continente stremato da secoli di ripiegamento, calo demografico, scontri e dalle grandi migrazioni altomedievali?

    E’ vero che, grazie alla loro rete estesa a tutto il continente, i monasteri possono essere considerati le multinazionali del Medioevo, ma è altrettanto importante mettere in luce che hanno sviluppato anche modelli di condivisione della ricchezza, degli spazi e dei tempi, all’interno di un preciso rapporto con la natura e con Dio, basato sull’unità del creato e dell’uomo. L’umanesimo benedettino concepisce la ricchezza e il lavoro finalizzati a questa totalità e a questo deve la sua efficacia.

    L’uomo al centro: una speranza per il domani

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  • Agorà Sociale: impegni concreti per ridare fiducia ai giovani

    A Torino Chiesa, istituzioni ed associazioni cercano insieme ai giovani soluzioni ai problemi di welfare e lavoro.

    Nell’antica Grecia l’Agorà era la piazza principale: il centro economico, politico e religioso della città; il luogo in cui si prendevano le decisioni e si costruivano le relazioni interpersonali. Ed è proprio questo lo spirito che si respirava sabato mattina, nell’Auditorium della Città metropolitana di Torino: giovani, rappresentanti delle istituzioni locali, del mondo dell’educazione, dell’associazionismo e della Chiesa riuniti insieme si sono confrontati per individuare un nuovo modello di welfare.

    Agorà Sociale: impegni concreti per ridare fiducia ai giovani
    Un incontro fortemente voluto dall’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, che ha chiamato i giovani ad essere protagonisti di questa edizione dell’Agorà. Sono i ragazzi a parlare alle istituzioni e non viceversa, perché: “Il mondo adulto è tentato di dare risposte preconfezionate sui giovani, senza interpellarli. Le nostre opinioni, i nostri dati, i nostri numeri, i nostri giudizi (e pre-giudizi) diventano colonne di cemento armato dentro cui ci si lascia blindare e talvolta anche manipolare, con il rischio di non vedere più la realtà o di rappresentarla in modi parziali”.

    Così quattro giovani sono stati scelti per portare “in piazza” le proprie storie, per raccontare i propri percorsi di studio e di lavoro, le difficoltà nel trovare un’occupazione stabile o le gioie di chi invece ha raggiunto il traguardo dell’indipendenza economica. Enrico, 26 anni, ingegnere,  Giulia, 29 anni, esperta di comunicazione, Prince, 30 anni, mediatore culturale, Giorgia, 23 anni, studentessa, sono i ragazzi che hanno partecipato alla tavola rotonda moderata dal giornalista della Rai, Matteo Spicuglia.

    [Best_Wordpress_Gallery id=”4″ gal_title=”Agorà Sociale”]

    Serve una strategia per ridare fiducia ai giovani: “non solo – ha sottolineato l’Arcivescovo – provvedimenti volti a dare soluzioni provvisorie, come ad esempio i voucher, che garantiscono tutt’al più un lavoro saltuario”. “Comprendo – ha proseguito – che politicamente la via intrapresa che privilegia gli anziani e le fasce intermedie appaia più produttiva dal punto di vista del consenso, ma in realtà può risultare miope e destinata a fallire privando i giovani del diritto a realizzare la propria vita attraverso il lavoro, senza il quale qualunque progetto personale o sistema previdenziale futuro è destinato al fallimento”.

    Don Luca Ramello, 40 anni, direttore della Pastorale Giovanile, ha coordinato il confronto diretto tra i giovani ed i rappresentanti delle istituzioni con domande e risposte “a tutto campo”. Sul palco si sono alternati molteplici interlocutori, tra cui Chiara Appendino, sindaca di Torino, che nel suo intervento ha invitato tutti: Diocesi, associazioni e istituzioni, a “ragionare insieme” su come costruire un fondo di un milione di euro, che l’amministrazione comunale stanzierà nel 2017 per inserire i giovani nelle piccole e medie imprese.

    Dal Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino è arrivata la proposta di rimodulare insieme i fondi destinati al welfare “per trovare nuovi spazi per finanziare i percorsi educativi e di accompagnamento al lavoro”.

    Mentre Francesco Profumo, Presidente della Compagnia di San Paolo, ha lanciato una sfida a “costruire imprese sociali che consentano non solo di cercare lavoro, ma di creare lavoro”. “Dobbiamo aiutare i giovani a pensare – ha proseguito – non tanto a cercare lavoro, ma a come creare lavoro per altri e per loro stessi”.

    Un’assemblea molto vivace e partecipata, dove ci si è confrontati con franchezza e senza contrapporsi, anche quando le proposte giungevano da organizzazioni o schieramenti molto diversi fra di loro. Durante il dibattito non ci si è mossi soltanto sul piano teorico, ma sono state prese decisioni concrete, come quella di dare vita ad un “Osservatorio”, che non sarà soltanto un organismo di studio, ma come ha chiarito Mons. Nosiglia: “di promozione e sostegno di progetti concreti e fattibili per dare risposte appropriate alle esigenze dei giovani nel campo del lavoro”.

    L’appuntamento è per la prossima Agorà che si terrà nel 2017: “Per verificare – ha concluso l’Arcivescovo – quanto avremo potuto attuare e quali ulteriori traguardi potremo e dovremo mettere in campo”.

    Alessandro Ginotta
    (fotografie di Renzo Bussio, La Voce E il Tempo)

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  • Il monachesimo alle radici della società di oggi

    Il monachesimo alle radici della società di oggi

    Oggi sentiamo parlare spesso di diritti della persona, di libertà d’espressione, di tutela dell’ambiente e della salute, di pace, di progresso e di diffusione della cultura.

    Tutte queste cose ci sembrano conquiste dell’era contemporanea. In realtà sono il frutto di un percorso che ha le sue radici anche nella tradizione del monachesimo.

    San Benedetto da Norcia e i monaci che a lui hanno ispirato le proprie vite sono stati elementi di identità e di sviluppo dell’Europa. In che modo il loro modello ha influenzato la società? Come la loro pedagogia dell’esempio ha trasformato comportamenti e sistemi di organizzazione delle comunità e delle produzioni?

    Le élites culturali del Medioevo e dei secoli successivi hanno interagito con il monachesimo benedettino? In quali modi la lezione di San Benedetto da Norcia è stata letta e riletta dagli eruditi e dagli storici, fino ai giorni nostri?

    Sanità, educazione, conoscenze tecniche, elementi interculturali, modelli di gestione e di distribuzione della ricchezza hanno trovato sviluppo all’interno della rete dei monasteri interagendo anche con la società europea tutta. Come si è attuato questo scambio? Si può parlare di una pedagogia dell’esempio che ha orientato comportamenti e mentalità generali?

    Di questi temi si parlerà martedì 22 novembre 2016, alle 16.00, all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190,  nella tavola rotonda “Il monachesimo alle radici della società di oggi“.

    Nell’occasione sarà presentato il volume “San Benedetto e l’Europa nel 50° della Pacis nuntius. Materiali per un percorso storiografico“, a cura di Pierantonio Piatti e Renata Salvarani (Libreria Editrice Vaticana). Si tratta degli atti delle Giornate di studio promosse dall’Università Europea di Roma con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura il 28 e il 29 ottobre 2014.

    I saggi, affidati ai maggiori studiosi europei del tema, hanno come oggetto la percezione della figura di Benedetto da Norcia nelle diverse epoche, nel contesto della societas christiana, all’interno del mondo monastico e nella storiografia, fino agli studi più recenti, di cui delineano il panorama nel contesto italiano ed europeo.

    Intervengono P. Pedro Barrajon LC, Rettore dell’Università Europea di Roma, P. Juan Javier Flores Arcas OSB, Rettore del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo e gli Autori del volume.

    Introduce e modera Andreas Steiner, Direttore della rivista “Medioevo”.
    Per informazioni: tel. 06 665431

    Il monachesimo alle radici della società di oggi

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  • Mons. Nosiglia: Volontariato, il suo valore non ha prezzo

    Mons. Nosiglia: Volontariato, il suo valore non ha prezzo

    Pubblichiamo di seguito il messaggio che Mons. Cesare Nosiglia ha pronunciato all’apertura dei lavori del Convegno “Salute e povertà”, organizzato dalla Società di San Vincenzo De Paoli, tenutosi a Torino il 12 novembre 2016, presso la sala teatro della Piccola Casa della Divina Provvidenza:

    SALUTO DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO CESARE NOSIGLIA
    ALL’INCONTRO DEI MEMBRI DELLA SOCIETA’ SAN VINCENZO DE PAOLI.

    Sabato 12 Novembre

    Salute e povertà

    Cari amici sono lieto di portarvi un saluto e un augurio in questo incontro che vi vede riuniti per riflettere sul rapporto salute e povertà.

    Il termine salute non è sinonimo di mancanza di malattie o infermità, ma indica uno stato personale di benessere fisico, psichico, spirituale e sociale che dà modo di vivere serenamente e svolgere i propri impegni di famiglia, lavoro e attività varie.

    La salute non è dunque un fatto puramente personale ma investe anche il vivere familiare e sociale insieme agli altri con cui si instaurano esperienze di amicizia e di dialogo e incontro. C’è pertanto uno stretto rapporto tra salute, qualità della vita e benessere della persona.

    Le varie forme di povertà hanno un influsso molto forte sulla propria salute e a volte la mancanza di salute conduca a forme di povertà sempre piu’ accentuate sia di ordine fisico che morale e culturale.

    Educare alla salute significa tenere presente tutto ciò in modo che anche le difficoltà derivanti da eventuali malattie o disabilità possano essere affrontate e gestite dentro una rete di rapporti e di esperienze ricche di umanità e di amore.

    La famiglia rappresenta il luogo primario a cui occorre guardare per quell’opera di prevenzione necessaria a mantenere e alimentare una vita sana.In una famiglia anche se povera si dovrebbe infatti garantire uno stile di vita salutevole mediante relazioni affettive coinvolgenti e serene.Una famiglia aperta al sociale può offrire ai figli in particolare esperienze di dono di sé e di solidarietà verso chi è povero e malato, che portano gioia nel cuore e fanno sentire utili agli altri.

    Il tutto viene arricchito dalla dimensione spirituale e religiosa che esalta i valori positivi dell’amore, del sacrificio, della accoglienza,alimentati dalla preghiera e dalla partecipazione alla vita della comunità cristiana .

    E quando la salute di un povero o di una famiglia povera comincia a vacillare o è compromessa da disabilità o malattie è il momento di mettere in atto tutta una serie di attenzioni e risorse anche morali e spirituali necessarie a dare coraggio e forza di fede e di vita. Per noi cristiani anche la sofferenza ha una sua carica positiva da valorizzare e quindi dobbiamo educarci ad essa per saperla affrontare con fiducia e speranza. Lo possiamo fare se assumiamo verso chi, povero e solo, è malato o sofferente alcuni atteggiamenti di profonda umanità e spiritualità che Gesù vero medico dei corpi e dello spirito ci offre nel suo comportamento verso le persone che ricorrono a lui per ottenere la guarigione.

    Gesù si reca a casa : la commensalità del dolore.

    Gesù non le tiene ai margini della sua vita nessuna persona tanto meno se è povera e sofferente. Non è un Maestro che insegna dall’alto della sua cattedra, ma si coinvolge nel profondo dell’umanità delle persone. Non ha timore di farsi commensale e di stabilire dunque un incontro amicale ricco di gioia e di condivisione. Lebbrosi, sordi e ciechi, privi di salute ma anche di tutto ciò che è necessario per vivere. Gesu’ cerca un rapporto diretto, faccia a faccia con ogni persona.

    E questo già ci interpella perché tutti corriamo il rischio di non vedere o incontrare le persone allontanandoci da esse con la scusa che non abbiamo tempo, non possiamo stare ad ascoltare, dobbiamo organizzare, discutere, produrre, programmare… insomma siamo un popolo che ha sempre fretta e fa le cose senza quella sufficiente umanità che si rivela nello stare insieme, nell’accompagnare nel perdere tempo con i poveri soprattutto quando sono affetti da malattie o disabilità… mi viene in mente l’episodio del Cottolengo che mentre un giorno giocava a bocce con i suoi buoni figli arrivano a chiamarlo urgentemente: “C’è il re in persona che è venuto per parlargli. E lui risponde: «dite al re che devo terminare la partita con questi miei figli poi verrò, perché loro ci rimarrebbero male se io me ne andassi subito»”.

    Abitare le periferie esistenziali dei poveri e malati.

    Ci sono poi delle parole che non sono mai pronunciate ma che di fatto ci vengono rivolte da tante persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Per accoglierle dobbiamo entrare nella dimora della persona, dobbiamo farci accanto e prossimi per condividere un’esperienza di gioia o di dolore proprio come faceva Gesù: Lui sa vedere, ascoltare il grido dei malati e dei poveri anche se non parlano. Sa condividere insieme la loro mensa. C’è una specie di commensalità della povertà e del dolore che nasce dal sapersi far vicino a chi è nella sofferenza offrendo il sostegno di se stessi, dell’andare dentro la loro casa, il loro mondo carico di problemi ma anche di umanità profonda e ricca di valori interiori. Nell’esercizio del volontariato occorre educarsi a far emergere quella carità che non è commiserazione ma attenzione e disponibilità a mettersi in gioco dentro il vissuto delle persone e a non stare fuori del loro mondo considerandolo estraneo al proprio servizio .

    Gesù inoltre tocca il corpo malato, si accosta, e solleva le persone prendendole per mano.

    Non ha paura di toccare il lebbroso, tocca gli occhi del cieco nato, prende per mano la figlia di Giairo (cfr. Mc 5) e la solleva, così fa con la suocera di Pietro, si lascia toccare dalla peccatrice e dall’emoraissa. (cfr. Lc 7 e Mc 5)

    Questa è la più grande novità che entra nella storia: Dio che si fa non solo vicino, ma si comunica come uomo e usa del suo corpo per incontrare la persona: una presenza dunque personale che non dice solo parole di consolazione e di speranza, ma fa gesti di condivisione anche fisica. Per chi crede questa è la fonte prima della sua speranza.

    E questo non è un fatto spontaneo, ma fa parte di quella spiritualità della povertà e della sofferenza di cui ogni volontario, ministro della consolazione, è chiamato a farsi servo e strumento di grazia così come Gesù.

    L’ Amore più grande è senza fine

    Gesù va oltre il dovuto e non si stanca di amare e guarire.

    Un ministero dunque carico di generosità e sempre disponibile al bisogno degli altri .

    Cristo non limita le forze e il tempo e apre le sue braccia e il suo cuore a tutti senza preclusioni di sorta. In pratica misura il suo impegno non sulle sue forze, ma sulle necessità degli altri.

    I bisogni del prossimo determinano il suo orario di lavoro fino allo stremo delle sue forze. Del resto la croce indicherà chiaramente questo amore “oltre misura” di Cristo. Egli ha tanto amato i suoi da dare la sua vita per loro. Li amò all’infinito, afferma l’evangelista Giovanni.

    E’ un compito che spetta anche ai suoi discepoli: se infatti Lui ha dato la vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita per i nostri fratelli.

    Nessuno è chiamato a diventare vittima del suo lavoro ed è giusto che si dica: basta, per oggi è troppo e si trovino spazi liberi durante l’anno, il mese, la settimana. Il lavoro è fatto per l’uomo e non l’uomo per il lavoro.

    Ma è proprio in forza di questo principio che il lavoro non retribuito, gratuito come è il volontariato e comunque il servizio a chi è in necessità, non ha prezzo e non ha tempo.

    Ricordo di avere incontrato  un giovane sposo durante una visita pastorale: mi raccontò di aver sospeso il suo abituale lavoro per dedicare il suo tempo, 24 ore su 24, alla moglie, che era affetta di un male incurabile ed all’ultimo stadio. “Non voglio – mi disse – lasciare ad altri tipo badanti o infermieri il compito di stargli vicino fino alla fine. L’amore che avevo verso di lei deve continuare soprattutto adesso. Dedicherò dunque le mie giornate a lei costi quello che costi”.

    Un esempio di martirio della carità e dell’amore che non è assente in diverse persone che in vari modi e forme percorrono la stessa via.

    La carità, afferma l’Apostolo Paolo, tutto dona, tutto spera, tutto sopporta, tutto soffre… la fede e la speranza sono virtù importanti per la vita terrena, ma per questo cesseranno… la carità non verrà mai meno perché è eterna.

    E’ quell’offrire la vita per amore che segna l’esistenza di chi vuole seguire Gesù e imitarlo nel tessuto quotidiano delle relazioni familiari e sociali.

    Non è tuttavia solo “un fare”, ma un modo di rapportarsi con le persone, uno stile di vita, una via di santità a cui ogni cristiano è chiamato.

    Cari amici,

    Questo è il Dio con noi che ci educa a unire strettamente la cura della salute e la vita di tanti poveri che sono sofferenti e bisognosi di salute e di vita:

    Ha amato con cuore di uomo, ha lavorato con mani e mente di uomo, ha sofferto ed è morto come ogni uomo. Nella sua vita, nei suoi gesti e nelle sue parole ma soprattutto nel suo comportamento, possiamo trovare la via da seguire per essere, come lui, persone nuove, ricche di umanità e di amore verso i “nostri” ma anche verso chiunque chiede e dona amore con la sua sofferenza.

    A Maria Salus infirmorum, Madonna della salute, affidiamo la cura della nostra salute fisica e spirituale perché possiamo vivere ogni giorno con serenità e fiducia in Gesù Cristo suo Figlio e nostro Salvatore. Lei si è fatta carico della salute e della vita buona di Santa Elisabetta, della famiglia di Cana e sotto la croce ha offerto il suo sacrificio in unione a quello del Figlio per la salvezza eterna di tutta l’umanità, sa ascoltare il grido dei poveri e di tanti malati e sofferenti e come ci dimostra in tutti i suoi santuari è pronta e intercedere perché le preghiera e le lacrime non vadano perdute e siano accolte da Dio.

    Mons. Cesare Nosiglia
    Arcivescovo di Torino

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  • Insieme per sconfiggere la povertà che fa ammalare le persone

    Insieme per sconfiggere la povertà che fa ammalare le persone

    Le Conferenze di San Vincenzo De Paoli incontrano la Chiesa, le istituzioni e le altre associazioni per fare fronte comune contro povertà e malattie.

    “Non basta curare, bisogna prendersi cura delle persone”. Queste le parole dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, che sabato 12 novembre, al Cottolengo, ha aperto il Convegno “Salute e Povertà” promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli: “tutti corriamo il rischio di – non vedere – o di – non incontrare – le persone allontanandoci da esse con la scusa che non abbiamo tempo, non possiamo stare ad ascoltare. Siamo persone che hanno sempre fretta nel fare cose per gli altri che non siano di profitto per noi. Questo riduce molto la nostra umanità che si rivela invece nello stare insieme, nell’accompagnare, nel perdere tempo con i poveri e i malati”.

    La malattia è sempre un’esperienza triste, ma quando ad ammalarsi è un povero, il rischio  che questo diventi una vittima della logica dello scarto, è davvero grande. Spesso i bisognosi non hanno la possibilità di accedere alle cure e neppure alle analisi necessarie. Per questo le Conferenze di San Vincenzo, da sempre impegnate nella carità, hanno organizzato una giornata di confronto con ASL, associazioni ed istituzioni, per dialogare sul problema e “fare rete”.

    Sono 21.886 le persone che sono state assistite nel 2015 a Torino dalla San Vincenzo, che nello stesso periodo ha distribuito oltre 300 tonnellate di generi alimentari e di prima necessità, salvato dallo sfratto famiglie bisognose e pagato bollette per evitare il distacco delle utenze. “Con oltre  700 mila euro investiti negli ultimi 20 anni – ha dichiarato il presidente Giovanni Bersano – le Conferenze di San Vincenzo hanno anche finanziato il progetto Tirocini Formazione Lavoro, permettendo a centinaia di persone di trovare un’occupazione”.

    La povertà causa la malattia, ma qualche volta è proprio la mancanza di salute a condurre verso nuove forme di povertà. Per questo, come ha sottolineato nel suo intervento Pierluigi Dovis, direttore della Caritas Diocesana, occorre “fare lo sforzo di mettersi insieme ed affrontare temi trasversali come questo”.

    Proprio la necessità di confrontarsi e fare rete è lo stimolo che ha spinto il Consiglio Centrale della San Vincenzo di Torino ad organizzare questo incontro in una location tanto significativa: “All’interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza – ha riferito Nicoletta Lilliu, assistente sociale e vicepresidente di San Vincenzo Torino – opera l’ambulatorio Granetti, che negli ultimi sei mesi ha erogato 1.440 prestazioni gratuite”.

    Oggi purtroppo “Curarsi è un lusso”, come ha osservato suor Suor Liviana Trambaioli, direttrice delle Case di Assistenza: “Per assurdo ci troviamo in un sistema dove il ticket nazionale si somma con quello regionale producendo così un costo superiore alla prestazione”. Per arginare questo fenomeno il Cottolengo ha proposto l’iniziativa “SOS Ticket” che permette di offrire, a chi ne ha bisogno, cure completamente gratuite.

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    Don Paolo Fini
    , direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, ha condotto una tavola rotonda alla quale hanno partecipato, oltre alla San Vincenzo, Avo, Anapaca, Avulss, Casa Morgari ed Unitalsi, che si sono confrontate sulla possibilità di unire le proprie forze per affrontare i problemi di povertà e salute.

    Significativi sono stati gli interventi: “Il dovere di cura e di solidarietà”, del dott. Enrico Larghero, docente del Master di Bioetica della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e “Universalismo e Sostenibilità del Servizio sanitario nazionale” del dott. Lorenzo Ardissone, direttore della Asl To4, che con un linguaggio molto diretto hanno esaminato il problema dal punto di vista della sanità pubblica.

    Infine il prof. Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta ha illustrato il Progetto Famiglie Fragili: una rete di supporto psicologico e sociale per le famiglie di malati oncologici in cui ci siano bambini od altri soggetti vulnerabili. “L’idea – ha raccontato il prof. Bertetto – è nata quando assistetti al suicidio di una adolescente che rimase traumatizzata vedendo uscire il padre, tutto intubato, dalla camera operatoria. In seguito il padre guarì dal cancro, ma la ragazza non c’era più. Questo mi spinse a cercare il modo di aiutare queste persone”.

    Alessandro Ginotta

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  • Referendum costituzionale: l’Italia a un bivio. Sì e no a confronto

    Referendum costituzionale: l’Italia a un bivio. Sì e no a confronto

    Martedì 15 novembre 2016, alle 11.00, all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190, si terrà il seminario “Referendum costituzionale: l’Italia a un bivio. Sì e no a confronto”.

    Introdurrà l’incontro il Prof. Emanuele Bilotti, Ordinario di Diritto Privato e Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza all’Università Europea di Roma.

    Interverranno il Prof. Giuseppe Colavitti, Associato di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università dell’Aquila, e il Prof. Filippo Vari, Ordinario di Diritto Costituzionale nel Corso di Laurea in Giurisprudenza all’Università Europea di Roma.

    “È sicuramente un bene – ha spiegato il Prof. Emanuele Bilotti – che, in vista della prossima consultazione referendaria, nella quale saremo chiamati a confermare o a respingere la riforma costituzionale elaborata dal Parlamento, tutti i cittadini possano essere informati in maniera adeguata. Un’informazione corretta non è però sempre accessibile per tutti, in particolare per quanti non possono contare su una formazione giuridica. D’altra parte, i contenuti della riforma sono piuttosto articolati e presentano indubbiamente una certa complessità sotto il profilo tecnico-giuridico.

    È dunque in un’ottica di servizio che, come docenti del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma, abbiamo organizzato un breve momento di approfondimento e di confronto sulla riforma: un momento appositamente pensato, peraltro, per gli elettori più giovani, gli studenti delle ultime due classi delle Scuole superiori.

    Si tratta di un pubblico che conosciamo bene e che sappiamo essere giustamente esigente. È un pubblico che si tiene per lo più lontano dai confronti televisivi, ma che cerca nondimeno risposte chiare e non accetta di essere strumentalizzato. Il nostro obiettivo è allora quello di esporre i contenuti della riforma in una maniera corretta e non approssimativa, ma pur sempre con semplicità e senza rischiare di annoiare con inutili tecnicismi.

    È evidente poi che un’iniziativa di questo tipo non intende assolutamente orientare il voto in un senso o nell’altro. L’Università Europea di Roma, in quanto alta Istituzione formativa, non si schiera certo politicamente. Come già in altre circostanze, però, non si tira indietro quando si tratta di mettere le proprie competenze tecniche al servizio della società. L’equilibrio dei contenuti sarà assicurato dal coinvolgimento di due specialisti del diritto costituzionale, i quali, nel dibattito scientifico che ha accompagnato l’elaborazione della riforma, hanno già avuto modo di assumere posizioni antagoniste nella valutazione dei suoi contenuti da un punto di vista rigorosamente tecnico”.

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  • Salute e Povertà, il 12 novembre il Convegno delle Conferenze di San Vincenzo

    Salute e Povertà, il 12 novembre il Convegno delle Conferenze di San Vincenzo

    Torino –  Al Cottolengo un convegno per confrontarsi e “fare rete” tra istituzioni ed organizzazioni caritative.

    La malattia è sempre un’esperienza triste, ma quando ad ammalarsi è un povero, il rischio  che questo diventi una vittima della logica dello scarto, è davvero grande. Spesso i bisognosi non hanno la possibilità di accedere alle cure e neppure alle analisi necessarie. La Società di San Vincenzo De Paoli, da sempre impegnata nella carità, ha organizzato una giornata di confronto con ASL, associazioni ed istituzioni, per dialogare sul problema e “fare rete”.

    Si terrà a Torino, sabato 12 novembre dalle 8.30 alle 13.00, presso la sala teatro della Piccola Casa della Divina Provvidenza, in via Cottolengo 12, il convegno “Salute e povertà” rivolto ad operatori sanitari, assistenti sociali, operatori pastorali e volontari che operano nel settore socio-assistenziale.

    Dopo il saluto dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, ad introdurre i lavori saranno il dottor Giovanni Bersano, presidente delle Conferenze di San Vincenzo di Torino, suor Liviana Trambaioli, Direttrice delle Case di Assistenza e Donatella Demo, presidente dei Gruppi di Volontariato Vincenziano.

    Seguiranno gli interventi: “Il dovere di cura e di solidarietà”, del dott. Enrico Larghero, docente del Master di Bioetica della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; “Universalismo e Sostenibilità del Servizio sanitario nazionale” del dott. Lorenzo Ardissone, direttore della Asl To4; “Povertà e malattia” di Nicoletta Lilliu, assistente sociale presso il Cottolengo.

    Don Paolo Fini, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, condurrà la tavola rotonda sul ruolo delle associazioni. Parteciperanno: Avo, Anapaca, Avulss, Casa Morgari ed Unitalsi.

    Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta illustrerà un esempio di “lavoro in rete”: il Progetto Famiglie Fragili.

    L’iscrizione è gratuita per i volontari e gli operatori pastorali. Gli operatori sanitari potranno ottenere crediti formativi versando € 15,00.

    Per informazioni: Consiglio centrale San Vincenzo De Paoli tel. 011.5621986 – torino@sanvincenzoitalia.it.

    Alessandro Ginotta

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  • Tecnologie digitali, arte e cultura all’Università Europea di Roma

    Tecnologie digitali, arte e cultura all’Università Europea di Roma

    Innovazione tecnologica e conoscenza sul campo del patrimonio artistico. Sono queste le caratteristiche del Corso di perfezionamento per Operatori della valorizzazione del territorio e del Corso di Alta formazione per Guide turistiche che iniziano martedì 8 novembre 2016, alle 15, all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190.

    L’edizione di quest’anno, la terza, è stata rinnovata nella formula e nell’impostazione, per rispondere meglio alle esigenze di formazione e aggiornamento di professioni che stanno vivendo grandi trasformazioni in un contesto globale sempre più concorrenziale.

    E’ basata sulla centralità delle tecnologie digitali e su un ricco programma di lezioni in esterno, sopralluoghi, simulazioni di visite, incontri con i direttori dei musei. Questa doppia dimensione permetterà sia di acquisire strumenti operativi per posizionarsi efficacemente sul mercato, sia di consolidare metodologie di studio per l’approfondimento e per l’inserimento in aree diverse, in Italia e in Europa. Consente inoltre di sviluppare, grazie al ruolo di collegamento dell’Università, una rete di contatti che faciliteranno l’operatività e un rapporto diretto con le diverse tipologie di soggetti del sistema turistico culturale.

    Ogni iscritto, durante i corsi, dovrà sviluppare un progetto professionale o imprenditoriale individuale, con il supporto dei professori e degli esperti che compongono il Collegio dei Docenti: nei prossimi sei mesi ciascuno implementerà le attività che già svolge oppure ne avvierà di nuove, potenziando la propria rete di contatti, definendo il business plan, valutando l’efficacia di azioni e iniziative.

    Le lezioni teoriche sono trasmesse anche in streaming, con la creazione di una vera e propria aula virtuale in cui tutti possono interagire anche in voce. Uno dei punti di forza dei corsi è la formazione di un gruppo di professionisti con curriculum già consolidato e competenze diversificate, che lavorano insieme, si confrontano e sviluppano iniziative economiche e occupazionali comuni.

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