Autore: Alessandro Ginotta

  • Pedala Per Un Sorriso 2016: sport e solidarietà

    Domenica 6 novembre, ancora in sella per tre buone ragioni:

    Domenica 6 novembre 2016 appuntamento alle 8:30 all’Università Europea di Roma per la terza edizione di Pedala per un Sorriso, manifestazione che ha lo scopo principale di raccogliere fondi per la popolazione povera dell’Etiopia, a Bahir Dar. I fondi saranno principalmente destinati a sostenere due scuole, due ambulatori e due orfanotrofi. Una percentuale sarà donata alla Famiglia d’Africa Onlus e alla Onlus di Marina Romoli. Quest’anno, a seguito della tragedia del sisma del 24 agosto scorso, una parte dell’incasso sarà spesa per sostenere le esigenze delle comunità vittime del terremoto che ha colpito Amatrice, Arquata del Tronto, Pescara del Tronto, Accumoli e altri centri nelle prossimità.

    Tutti coloro che vorranno prendere parte a questa iniziativa potranno pedalare, con qualsiasi tipo di bicicletta, per circa 50 chilometri abbracciando Roma nelle sue più belle suggestioni. La base logistica sarà ancora una volta l’Università Europea di Roma, dove saranno ubicati il quartier gara, la partenza e l’arrivo.

    A fare compagnia a tutti coloro che pedaleranno per divertirsi, ma anche e soprattutto per dare un aiuto solidale concreto, ci saranno alcuni campioni del ciclismo, tra cui i “green riders” della Bardiani CSF Valvole Stefano Pirazzi, Simone Sterbini, e Luca Wackermann. È già confermata la presenza di Alessandro Proni e del DS Stefano Zanatta.

    Il ritrovo è previsto per le ore 8:30 presso l’Università Europea di Roma in via degli Aldobrandeschi 190, dove c’è un ampio parcheggio per le autovetture. La partenza è prevista per le ore 10, mentre l’arrivo alle ore 13. Seguiranno pasta party ed estrazione dei premi e dei pettorali per coloro che parteciperanno alla lotteria di beneficienza.

    Per richiedere informazioni e per iscriversi ci sono tre modalità: presso diversi punti vendita elencati sul sito www.pedalaperunsorriso.org e sull’omonimo “gruppo” Facebook; attraverso il sito web della associazione: www.pedalaperunsorriso.org; oppure attraverso la partnership con Mysdam.

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  • Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato.

    Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato.

    Signore, fammi buon amico di tutti.
    Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
    a chi soffre e si lamenta,
    a chi cerca luce lontano da Te,
    a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
    a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
    Signore aiutami,
    perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente,
    con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
    Signore, aiutami ad accorgermi subito:
    di quelli che mi stanno accanto,
    di quelli che sono preoccupati e disorientati,
    di quelli che soffrono senza mostrarlo,
    di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
    Signore, dammi una sensibilità
    che sappia andare incontro ai cuori.
    Signore, liberami dall’egoismo,
    perché Ti possa servire,
    perché Ti possa amare,
    perché Ti possa ascoltare
    in ogni fratello
    che mi fai incontrare.

    Questa preghiera racchiude in sè lo spirito del Vincenziano: accorgersi della presenza del più debole, condividere con lui momenti di calore, amore, condivisione, perchè… è nel povero che incontriamo Gesù!

    Sì, aiutaci, o Signore, a non passare accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato. Aiutaci ad accorgerci di chi ci sta accanto. Aiutaci a portare un sorriso, un piccolo aiuto. Fa’ che la nostra amicizia trasmetta a lui tutto il calore del Tuo abbraccio d’amore! Sì, perchè: “Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 35-36).

    Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato.

    Il dipinto di oggi è: “San Vincenzo De Paoli porta i galeotti alla fede” del pittore francese Jean-Jules-Antoine Lecomte du Noüy, 1876, olio su tela, Chiesa della Santissima Trinità, Parigi.

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  • Defunti. Mons. Nosiglia: il ricordo, ricchezza per le nuove generazioni

    Defunti. Mons. Nosiglia: il ricordo, ricchezza per le nuove generazioni

    Torino. La Commemorazione al Cimitero Monumentale. La cremazione? La Chiesa la permette, ma non approva la dispersione delle ceneri.

    Nell’omelia per la Commemorazione dei defunti, nel cimitero Monumentale, il più antico di Torino ed uno dei più grandi d’Italia, Mons. Nosiglia ha affrontato il tema della cremazione: la Chiesa “pur permettendo la cremazione”, non approva scelte che “conducono a falsi e illusori riti scaramantici”, come la dispersione delle ceneri.

    La sepoltura nel cimitero o in altro luogo sacro “contribuisce a ridurre quella tendenza a privatizzare l’evento della morte, che sottrae i defunti alla preghiera da parte dei parenti e amici e di tutta la comunità cristiana, come avviene nella conservazione delle ceneri in un’abitazione domestica”.

    Defunti. Mons. Nosiglia: il ricordo, ricchezza per le nuove generazioni
    Il progetto di Dio

    “Una cosa sola io ho chiesto al Signore e questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (Sal 26,4). Chi vive con questa prospettiva, “che va oltre le vicende lieti o tristi di ogni giorno”, sa affrontare con coraggio ogni avversità, perché alla fine tutto ciò che esiste “sarà ricomposto dentro il progetto di Dio”, che è “il Dio dei vivi e non dei morti”, per cui in Lui tutto vivrà e avrà “il suo senso compiuto e definitivo per sempre”. Il Signore ci dà forza per affrontare la prova del distacco dai nostri cari e rinfranca il nostro cuore, perché non vacilli la fede e resti ferma e salda la speranza.

    Non è facile superare la sofferenza

    La fede nella risurrezione sostiene e nutre la vita anche nei momenti di difficoltà e diventa via di consolazione non virtuale, ma concreta, fonte di serenità interiore e di profonda riconoscenza. Rimane tuttavia il fatto che il dolore per la morte di una persona cara è motivo di grande sofferenza e segna purtroppo la vita umana soggetta a prove e pericoli di ogni genere: “Non è facile superarlo né subito, né dopo, perché la persona perduta resta tale e niente può sostituirla nel nostro cuore e nella nostra esistenza”. Questo giorno è dunque importante per ricordare e fare memoria di chi ci ha amato e “ci ha preceduto nella pienezza della gioia eterna”.

    Defunti. Mons. Nosiglia: il ricordo, ricchezza per le nuove generazioni
    Ricchezza per le nuove generazioni

    “La memoria – ha proseguito l’Arcivescovo – deve poi tradursi in impegno nel presente, per percorrere con gioia e fedeltà la loro stessa strada di sacrificio nel lavoro, di amore nella famiglia e di impegno nei diversi ambiti del loro vissuto, anche comunitario.  Non lasciamo prive le nuove generazioni – figli, nipoti, ragazzi e giovani – di questo dono grande di ricordare chi sta alla radice della loro famiglia e ha contribuito a sostenerne la crescita nella fede e nell’amore”. Educare alla riconoscenza verso coloro che ci hanno amato e per quanto abbiamo da loro ricevuto gratuitamente è un dovere, ma anche la condizione fondamentale per diventare veramente uomini e donne responsabili del proprio futuro.

    L’incontro con la sindaca

    Alla Celebrazione era presente anche la sindaca Chiara Appendino che, al termine della cerimonia, ha scambiato, per la prima volta in pubblico, alcune parole con l’Arcivescovo ed ha ringraziato personale e volontari del cimitero per “l’ottimo lavoro svolto”.

    L’incontro è stato anche l’occasione per confermare il prossimo appuntamento: l’Agorà del Sociale che si terrà sabato 19 novembre: Chiesa, istituzioni civili, mondo della scuola e del lavoro si confronteranno insieme per proporre soluzioni concrete ai problemi più gravi del nostro tempo. Un percorso fortemente voluto da Mons. Nosiglia e che vedrà di nuovo sindaca ed Arcivescovo seduti allo stesso tavolo.

    Alessandro Ginotta
    Fotografie di Massimo Masone (La Voce E il Tempo)

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  • Mons. Nosiglia: Anche noi possiamo essere santi

    Mons. Nosiglia: Anche noi possiamo essere santi

    Nell’omelia al Cimitero Parco di Torino l’Arcivescovo ha osservato che i santi non sono soltanto quelli i cui nomi sono riportati sul calendario

    “La qualifica di santo non riguarda solo quelli che la Chiesa ci indica come modelli di vita cristiana presenti sul calendario: sono tanti e forse a cominciare proprio dai nostri cari o amici, o comunque da persone che ci hanno dato esempi di sacrificio e di bontà ammirevoli”. Nel giorno di Ognissanti l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, ha celebrato la Santa Messa al Cimitero Parco.

    “Alla santità siamo chiamati tutti, sacerdoti, religiosi, laici, ognuno con la propria specifica vocazione e secondo le concrete possibilità che la vita gli offre. L’importante è avere la volontà di seguire Cristo, rendendogli testimonianza nel quotidiano della propria esistenza”. A tutti Gesù dice: “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). “Santi” siamo tutti noi credenti e battezzati in Cristo e quindi ripieni del dono dello Spirito Santo, che ci fa partecipare alla santità di Dio come suoi diletti figli e membri del popolo santo di Dio che è la sua Chiesa.

    Mons. Nosiglia: Anche noi possiamo essere santi
    La speranza della vita eterna

    Niente del bene che abbiamo ricevuto e abbiamo compiuto andrà perduto per sempre, se saremo stati uniti a Cristo, perché «né morte, né vita, ne tribolazione o pena alcuna potrà mai separarci dal suo amore fedele» (cfr. Rom 8,38-39). La speranza della vita eterna è dunque al tempo stesso personale e comunitaria, riguarda la nostra vita individuale, ma ha una sua forte componente anche fraterna e aperta agli altri. Il significato del pellegrinaggio al cimitero sta proprio qui: è il luogo dove, in modo individuale ma anche comunitario, condividiamo il nostro dolore e la nostra speranza. E lo facciamo con la preghiera, il silenzio, un’esperienza di fraternità che ci unisce nella stessa fede.

    Mons. Nosiglia: Anche noi possiamo essere santi
    Qui ci scopriamo tutti uguali

    Al di là delle differenze che infatti esistono tra noi, qui ci scopriamo uguali – poveri e ricchi, onesti e peccatori, parenti e amici o estranei e stranieri –, perché partecipi della stessa sorte; ma anche animati dalla stessa speranza e dalla stessa volontà di non dimenticare chi ci ha preceduto e amato. Qui si comprende la caducità dell’esistenza umana e l’ammonimento di Gesù (cfr. Lc 9,25): “che vale all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde se stesso nell’egoismo e nella ricerca affannata di beni materiali, che dovrà lasciare, invece di beni spirituali e morali che restano per sempre?”.

    Viviamo “tempi tumultuosi” in cui la morte “sembra avere il primato rispetto alla vita”. Basti pensare al divario crescente che c’è, anche nel nostro Paese, tra i nati e i defunti; alla pratica dell’aborto e dell’eutanasia attiva o passiva; alle guerre e alle violenze omicide perpetuate contro innocenti dal terrorismo; alle tragiche morti di tanti immigrati nel nostro mare Mediterraneo; agli incidenti sul lavoro e sulle strade, ai femminicidi e ai terremoti… L’elenco sarebbe lungo e sembra oscurare il bene e la volontà di reagire a queste situazioni infauste.

    Mons. Nosiglia ha poi citato le parole dell’apostolo Paolo: “Dov’è o morte la tua vittoria, dov’è il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (cfr. 1Cor 15,55.57). “La nostra celebrazione di oggi – ha proseguito – proclama la vita e ci dà la speranza certa che il nostro Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi, che vince la morte con la sua risurrezione e ci invita a vincerla anche noi ogni giorno con la forza dell’amore e del perdono, della giustizia e della pace.

    Mons. Nosiglia: Anche noi possiamo essere santi
    Anche i santi hanno avuto i loro momenti difficili

    Ai nostri giovani e ragazzi, che amano la vita e che la vedono spesso chiusa alle loro speranze future di lavoro, di famiglia, di riconoscimento delle loro esigenze spirituali e di responsabilità sociale, o devastata da messaggi che li portano a cercare esperienze devianti e prive di valori di onestà, verità e coerenza morale, insegniamo a non temere, perché anche i santi di cui forse portano il nome e gli stessi loro genitori e nonni hanno passato momenti difficili e addirittura più tragici dei loro e hanno saputo reagire e lottare per quel mondo nuovo cui oggi i giovani anelano. I loro esempi di costanza nella prova, di vigore cementato dalla fede e dall’amore alla propria famiglia vanno dunque ricordati e valorizzati, per convincerli che vale la pena lottare per la vita sempre e comunque; che vale la pena amare sempre e comunque; che vale la pena sperare sempre e comunque, perché l’amore di Dio, unito al nostro, alla fine risulterà vittorioso.

    Alessandro Ginotta
    Fotografie di Massimo Masone (La Voce E il Tempo)

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  • San Vincenzo De Paoli: la relazione? Avvicina al povero e a Dio!

    San Vincenzo De Paoli: la relazione? Avvicina al povero e a Dio!

    La relazione con Dio, con i confratelli, con i poveri, ed anche con i detenuti. Questi i temi dell’Assemblea Interregionale della Società di San Vincenzo De Paoli che, come ogni anno, si è svolta nella accogliente cornice di Villa Lascaris, a Pianezza (Torino).

    Dopo l’introduzione del Coordinatore Regionale Marco Guercio, il primo intervento è stato quello di Padre Gherardo Armani CM, consigliere spirituale dei giovani della Società di San Vincenzo De Paoli.

    Dio ci chiama dall’interno del povero

    Meditando sulle figure del Beato Federico Ozanam e di San Vincenzo De Paoli, Padre Gerry ci ha guidati alla ricerca di Dio, che: “Non sta nei Tabernacoli, non sta nei cieli, non sta nelle chiese o nelle istituzioni”, ma dentro all’uomo,  anche nel più piccolo. E’ il povero il luogo teologico dove il Signore si manifesta: “Dio ci chiama ad incontrarci con la carne di chi sta male” e “dall’interno del povero” ci invita a fare un’esperienza d’amore.

    Ecco che, per scorgere Dio, diventa fondamentale: “avere occhi per vedere nel povero l’invisibile”. Visitando il bisognoso occorre “entrare in compagnia con lui, in empatia, costruire una relazione con lui”, perchè: “quello che devi portare ai poveri non è il tuo denaro, ma te stesso”.

    Non perdere la capacità profetica

    Il Presidente dell’ACC di Torino, Giovanni Bersano, ha costruito un interessante parallelo tra la perdita della “capacità profetica” e le difficoltà di relazione nel volontariato. Ripercorrendo la storia dall’Antico Testamento al Medioevo ha sottolineato come la profezia, entrando nelle “stanze del potere” si sia corrotta ed, in seguito a questo, il profeta abbia smarrito la sua stessa capacità.

    Nel settore del volontariato si vedono talvolta i consigli direttivi ed in generale gli organi statutari “lontani” dall’operatività quotidiana. Quando questo accade si sviluppa malumore ed un certo disimpegno.  Ecco perchè è importante coltivare il dialogo e curare la relazione a tutti i livelli e tra tutti i componenti delle associazioni.

    Non farsi vedere ma lasciarsi vedere

    A farci riflettere sulle parole del Beato Federico Ozanam è stato Antonio Gianfico, Presidente Nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli: “Non farsi vedere ma lasciarsi vedere” significa “non vantarsi di quello che faccio”, ma “essere un esempio per quello che faccio”. Ecco che la relazione verso l’esterno diventa importante: “per essere d’esempio è importante che io mi lasci vedere”.

    Occorre allora costruire tutta una serie di occasioni affinchè le Conferenze di San Vincenzo De Paoli possano essere viste: “non tanto per raccontare in modo semplice ciò che andiamo a fare, ma per mettere in risalto il valore di quello che facciamo”. Educare alla carità, al rispetto dei bisognosi, degli ultimi, è un dovere per il Vincenziano che non può non usare la comunicazione come strumento per trasmettere i propri valori ad una società che proprio di valori si è impoverita.

    Povertà fra le povertà, il carcere rappresenta per i Vincenziani un impegno di carità tra i più difficili e coinvolgenti. Il detenuto non necessita soltanto di aiuti materiali, ma anche di attenzione umana, di amicizia, di aiuto a redimersi, a ritrovare se stesso e un giusto ruolo nella società.

    In quest’ottica la Società di San Vincenzo De Paoli ha promosso la nona edizione del Premio “Carlo Castelli”, il concorso letterario riservato ai detenuti delle carceri italiane, la cui cerimonia conclusiva si è svolta venerdì 7 ottobre nella Casa di Reclusione di Augusta. “Non è stata soltanto la solita premiazione di un bando di concorso – ha dichiarato il Presidente Antonio Gianfico – ma l’occasione per dare voce ai detenuti su un argomento tanto significativo come il perdono”.

    Ero carcerato e siete venuti a visitarmi

    L’argomento è stato ripreso anche da Giorgio Borge, delegato carceri dell’Interregionale Piemonte e Valle d’Aosta: “Non è facile andare ad aiutare delle persone che sai benissimo che hanno commesso cose che non andavano fatte”. “Però – ha aggiunto Borge – a motivarci c’è quella bellissima pagina di Vangelo che dice: ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (cfr. Mt 25,36). Così come la Società di San Vincenzo De Paoli è stata la prima ad introdurre le visite al domicilio dei poveri, furono Vincenziani anche i primi volontari che iniziarono a frequentare il carcere ancora prima della riforma dell’Ordinamento penitenziario del 1975. Una relazione volta al sostegno morale e materiale dei fratelli più sfortunati.

    Perchè non passi accanto a nessuno con il volto indifferente

    Molto coinvolgente è stato anche l’intervento di Giuseppe Milanesi, già presidente del Consiglio Centrale di Brescia nonchè presidente dell’Associazione Dormitorio, che si occupa dell’accoglienza di persone senza fissa dimora. Riprendendo i passi della preghiera del Vincenziano, Milanesi ha sottolineato l’importanza di non passare accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato: “fermarsi e farsi prossimo, perchè il prossimo è vicino. Se tu usi il nome proprio con gli ospiti del dormitorio, l’effetto è particolare: nel momento in cui li chiami Marco, Luigi o Mohamed, non riesci più a pensare così facilmente di reimbarcarli… non riesci più a sperare che se ne vadano lontano dalla tua strada dalla tua storia, dalla tua società”.

    Ecco un altro bell’esempio di relazione che avvicina al prossimo e, per riprendere le parole di Padre Gerry, avvicina a Dio.

    Il database Ozanam 2.0

    Nel corso dell’Assemblea Massimiliano Orlandi ha presentato il database Ozanam 2.0, uno strumento che si rivelerà molto utile per raccogliere non solo le anagrafiche degli assistiti, ma anche le prestazioni erogate, per mappare le condizioni di difficoltà e dunque un mezzo per proporre soluzioni personalizzate che vadano veramente incontro alle esigenze del singolo come di intere comunità.

    Sono 6284 gli assistiti fino ad ora censiti nel database, 2.161 sono nella fascia di età compresa tra i 35 ed i 65 anni, 893 tra i 18 ed i 35 e 1.355 sono i minori.  Ad inserimento terminato potremo disporre di statistiche estremamente precise che terranno conto anche di occupazione, istruzione, stato di salute, cittadinanza, religione e molti altri dati utili. Un valido strumento che permetterà, tra le altre cose, di automatizzare buona parte del lavoro necessario per predisporre i rendiconti periodici.

    San Vincenzo De Paoli: la relazione? Avvicina al povero e a Dio!
    Giovani e comunicazione

    L’Assemblea è stata anche l’occasione per fare conoscere la referente dei Giovani, Federica Gisonno ed Alessandro Ginotta, che curerà l’Ufficio Stampa e le relazioni con i media.

    I progetti premiati

    Infine Emanuela Orlandi ha presentato i progetti premiati nell’anno: il coinvolgimento dei giovani nelle scuole di Alessandria; il corso di formazione per presidenti e tesorieri che si svolgerà a Torino; la partecipazione ai tavoli di concertazione del comune, un bando emergenza povertà di 20.000€ e la creazione del bilancio sociale per la sede di Cuneo, ma anche la partecipazione alla Fiera del Volontariato, la costituzione di una nuova Conferenza a Fossano, nonchè l’inserimento di una persona in servizio alternativo ad una pena detentiva. Progetti interessanti per migliorarsi e migliorare la relazione tra le Conferenze e con gli assistiti.

    Alessandro Ginotta

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  • Ad Artena si (ri)aprono le porte della solidarietà

    Ad Artena si (ri)aprono le porte della solidarietà

    Artena (Roma) – Il 30 Ottobre p.v. sarà una data da ricordare per la Parrocchia Collegiata-Santo Stefano-Santa Croce, ma anche per tutta la città di Artena.

    Con una celebrazione presieduta dal nostro Vescovo Mons. Vincenzo Apicella, sarà inaugurata Casa Ismaele, dopo una serie di lavori di ristrutturazione.

    Per chi non lo sapesse, Casa Ismaele è una casa di accoglienza in via Giuseppe Garibaldi 1, attigua alla Chiesa del Rosario, che esiste ad Artena dal 2008.

    In questi anni ha dato ospitalità a molte persone, che per diversi motivi sono passate per il nostro paese, dove, in un clima di solidarietà, hanno potuto riorganizzare la loro vita, fatta spesso di storie travagliate.

    Da quasi tre anni Casa Ismaele è diventata un progetto della Caritas parrocchiale, grazie anche alla sensibilità del parroco don Daniele Valenzi, che, raccogliendo l’invito di chi se ne occupava, ha voluto far proprio questo progetto.

    In questi mesi sono stati fatti dei lavori di ristrutturazione per dare un’accoglienza dignitosa a quanti chiederanno di essere aiutati, e la riapertura s’inserisce all’interno dell’Anno Santo straordinario della Misericordia.

    [Best_Wordpress_Gallery id=”2″ gal_title=”Casa Ismaele”]

     

    La parola del Signore Gesù che ci dice “Ero forestiero e mi avete accolto…”, in questo tempo scuote le nostre coscienze e ci sprona ad aprire i nostri cuori a quanti fuggono dai loro Paesi a causa di violenze e privazioni, e la città di Artena negli anni si è sempre dimostrato disponibile all’accoglienza e solidarietà verso chi ne ha avuto bisogno.

    Il nostro invito è di continuare a mantenere questo spirito anche verso Casa Ismaele facendo sentire a quanti passeranno per essa di far parte di una grande famiglia, e chiunque volesse collaborare in qualsiasi modo può venire il 30 Ottobre e passare una giornata con noi.

    Sarà un piacere conoscervi.

    Armando Gentili 

    ad Artena (ri)aprono le porte della solidarietà

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  • Cerchi Gesù? Allora… prova laggiù in fondo… no… più in là…

    Cerchi Gesù? Allora… prova laggiù in fondo… no… più in là…

    + Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)

    Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
    Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
    Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

    Parola del Signore

    Gv 12,44-50

    Cerchi Gesù? Allora non guardare vicino al padrone di casa… ma laggiù in fondo… tra gli ultimi. Lo vedi vicino a quell’anziano tutto intirizzito nel mantello?

    Eccolo il posto di Gesù: l’ultimo. In fondo alla fila. E’ il posto di chi ama di più e lascia lo spazio per gli altri. E’ il punto più vicino alla porta che è uscita… ma è anche ingresso… è più vicino alla strada. Da laggiù potrà invitare altri ad entrare e sedersi al riparo, perchè: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mc 10,45).

    A chi si mette in fondo, a chi avrà lasciato la propria seggiola per fare accomodare altri, l’ospite dirà: “Amico, vieni più avanti!” (v. 10). Amico.  Fuor di parabola potremmo dire che quest’uomo sarà chiamato “amico” anche da Dio.

    In questo mondo dove tutti noi guardiamo più all’apparire che all’essere; in questa società dove non conta vivere, ma solo vincere; dove non importa partecipare, ma solo primeggiare… in questa realtà in cui l’uomo, in preda al più folle delirio narcisistico, vorrebbe sostituire all’immagine di Dio l’idolatria di sè… (solo “io” e niente Dio)… arriva Gesù e ci spiazza completamente: il posto migliore – ci dice – non è quello “d’onore”, ma è l’ultimo, il più distante da tutti riflettori: Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (v. 11).

    E non dimenticare: Gesù è tra gli ultimi, con gli ultimi, per gli ultimi! Se la prossima volta a cena inviterai un povero… allora anche Gesù potrebbe venire a  casa tua, perchè: “quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (v. 14).

    Accusato, torturato, vilipeso, crocifisso, Gesù ha accettato con umiltà la condanna più atroce. Con un estremo atto d’amore Cristo ha donato la propria vita per noi. L’ “ultimo posto” di Gesù ci ha spalancato le porte della Vita Eterna. O Gesù, rendici umili! Rendici capaci di riconoscere, ammettere e confessare i nostri peccati, purifica i nostri cuori dall’orgoglio, dalla superbia, dalla vanagloria… fai spazio per Te, per la Tua Parola, per l’amore!

    Sant’Agostino scrisse: “Ogni fortezza trovasi nell’umiltà, mentre ogni superbia è fragile“. Sì, è fragile la superbia, ce lo ricorda anche San Paolo: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3). Termino proprio con questi versi dell’Apostolo delle genti:

    Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
    egli, pur essendo nella condizione di Dio,
    non ritenne un privilegio
    l’essere come Dio,
    ma svuotò se stesso
    assumendo una condizione di servo,
    diventando simile agli uomini” (Fil 2, 5-7).

    Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come sta il mio orgoglio? Cerco sempre di mettermi in mostra, di richiamare l’attenzione, oppure porto avanti con umiltà il mio compito? E… quando sono io ad offrire “un banchetto” cerco sempre di circondarmi di amici e persone influenti, oppure… accolgo l’invito di Gesù e chiamo con me poveri, storpi, zoppi e ciechi?

    Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che loro sappiano sempre essere umili e buoni di cuore. Riserva, Ti prego, per noi un posticino nel Regno dei Cieli. Accoglici tutti quando sarà l’ora!

    #Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

    Sei capace a fare festa con Gesù? Ecco due consigli per te...
    Il dipinto di oggi è “Cristo lava i piedi ai discepoli”, del pittore italiano Paolo Veronese, 1580 circa, olio su tela, 139×283 cm, Galleria nazionale di Praga

    Alessandro Ginotta

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  • Donazione di sangue all’Università Europea di Roma

    Donazione di sangue all’Università Europea di Roma

    Mercoledì 9 e giovedì 10 novembre 2016, dalle 8.00 alle 12.30, l’Università Europea di Roma organizza una raccolta di sangue aperta a tutti, nella sua sede, in via degli Aldobrandeschi 190, in collaborazione con l’Associazione Donatori Volontari di Sangue EMA-Roma.

    All’attività parteciperanno gli studenti dello stesso ateneo. L’Università Europea di Roma, infatti, ha tra i suoi obiettivi principali la formazione della persona. Una formazione che consenta non solo l’acquisizione di competenze professionali, ma che orienti anche lo studente ad una crescita personale e sviluppi uno spirito di servizio per gli altri.

    In questo solco si inserisce l’attività di donazione di sangue, che è tra le iniziative di responsabilità sociale dell’università. Gli studenti collaborano alle iniziative dell’Associazione EMA-Roma che si svolgono nel corso dell’anno, non solo durante le raccolte del sangue, ma anche con incontri di informazione e di sensibilizzazione alla donazione volontaria.

    Martedì 8 novembre, all’Università Europea di Roma, si svolgerà una mattinata di informazione, con l’obiettivo di sviluppare la conoscenza del mondo della donazione del sangue e i principi che ne derivano. Saranno illustrate le pratiche operative che vengono utilizzate per poter realizzare, migliorare e sviluppare donazioni e gruppi di donatori, con lo scopo di raggiungere una donazione periodica e volontaria .

    L’Università Europea di Roma organizza la raccolta di sangue due volte all’anno: a novembre e ad aprile. Sono momenti di solidarietà che riuniscono l’intera comunità dell’ateneo: studenti, professori, familiari, dipendenti, amici, collaboratori.

    Inoltre la raccolta è aperta a tutti. Tutti possono recarsi all’Università Europea di Roma il 9 e 10 novembre e donare il sangue.

    Per informazioni e prenotazioni: tel. 06 66543922.  E-mail: lcannarsa@unier.it

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