Ti darò una notizia che non è scontata: tu sei eterno. Sì. hai capito bene! Tu sei fatto per vivere per sempre. La tua anima vivrà per sempre, che tu lo voglia o no. E ti darò un’altra notizia incredibile: sei tu e soltanto tu a decidere se la tua eternità sarà di gioia e di luce o di sofferenza e tenebra.
Il mio decisamente in(solito) commento a:
Beati i poveri in spirito (Matteo 5,1-12)
Buon onomastico! Sì, oggi è anche la tua festa. Perché oggi è la festa di tutti i Santi. Ma sai una cosa? Non è una celebrazione riservata a figure irraggiungibili, a quegli uomini e donne scolpiti nei marmi o dipinti nelle icone, la cui vita può sembrare lontana anni luce dalla nostra. Oggi è la festa della santità possibile, della santità che palpita nei nostri gesti quotidiani. È la festa di un’aspirazione che vive in ogni persona, quella vocazione inscritta in ognuno di noi, un richiamo gentile e profondo: l’anelito di essere santi.
La parola “santo” deriva dal latino “sanctus”, che significa “consacrato, sacro, dedicato a Dio”. E, se ci pensi, tutti siamo stati creati con questa misteriosa vocazione. Figli di Adamo, fatti di fango e di anima, portiamo dentro di noi una scintilla divina che ci fa guardare oltre, ci spinge a vivere una vita che non si ferma qui. Siamo polvere, sì, ma polvere a cui Dio ha donato il suo soffio vitale, qualcosa di eterno, che non svanisce nemmeno dopo l’ultimo battito.
Dio ci ha amati dall’inizio, prima ancora che potessimo fare qualcosa per meritarlo. E ci ama proprio perché siamo semplicemente uomini e donne, con tutti i nostri limiti, con le cadute e le risalite. Non ci ama solo quando siamo “buoni”, o solo quando riusciamo a seguire il Vangelo senza incertezze. Lui ci ama anche nel momento dell’errore, nella fragilità. Ci ama senza condizione alcuna, solo perché siamo. È un amore che non misura, non mette etichette e non si lascia scalfire dalle nostre incoerenze. Ci ama per quello che siamo, e questa è la nostra dignità più grande.
Oggi è il giorno delle notizie sconcertanti. Eccone un’altra: ’inferno esiste. Gesù stesso ce lo descrive come una fornace ardente dove “ci sono pianto e stridor di denti” (cfr. Matteo 13,43). Ma pensa un attimo: può Dio, che ha creato il mondo e l’uomo a sua immagine e somiglianza, che ci ha amati a tal punto da inviare suo figlio a morire per noi, che si è fatto Pane per la nostra salvezza, può questo Dio trasformarsi dopo la nostra morte in un giudice severo pronto a pesarci con una bilancia e spedirci all’inferno? Lo credi davvero possibile?
No, io non lo credo. Credo invece che il Dio che troveremo sarà come il Padre buono della parabola del figliol prodigo: pronto a stringerci forte, a rivestirci con la nostra veste migliore e a preparare una gran festa. Sì, perché “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,7).
Dio sarà lì, pronto a stracciare la lista delle nostre mancanze e dei nostri errori. Anzi, non la guarderà neppure. Non ne avrà bisogno. Dio non peserà i nostri peccati, ma guarderà l’amore che troverà dentro di noi.
Qualcuno potrebbe rifiutare l’amore di Dio e allontanarsi definitivamente dalla sua presenza, come fece il demonio. Allora, in quest’uomo, si aprirà l’inferno della disperazione, dell’odio e del male, e il suo cuore diventerà quella fornace ardente pronta a consumarlo per l’eternità. E lì sì, ci sarà pianto e stridor di denti!
Di questo sono certo: se è vero (ed è vero) che Dio ha già donato la sua vita per salvarci, non potrà certo perderci per una manciata di peccati. A meno che noi, come il fratello del figliol prodigo, non rifiuteremo noi stessi di entrare in casa. E allora sarà buio, arido e freddo (o caldo torrido, se così immagini l’inferno).
Ecco allora il motivo per cui oggi è anche la tua festa, la mia festa, la festa di chiunque si senta chiamato a qualcosa di più grande. Perché la santità non è un privilegio per pochi, ma un sogno di Dio per tutti. È quella possibilità che ci ricorda chi siamo davvero: figli amati, destinatari di un amore senza fine #Santanotte
Alessandro Ginotta
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