Oggi abbiamo un’impresa davanti a noi: spostare una montagna. Non una qualsiasi, ma quella che ci portiamo dentro. Quella fatta di paure, di limiti, di difficoltà che ci tengono ancorati a terra. Come faremo? Partiremo per un viaggio nel tempo e nello spazio, fino a duemila anni fa, in una terra straniera chiamata Decapoli. Vieni con me?
Il mio in(solito) commento a:
“Mangiarono a sazietà” (Marco 8,1-10)
Immagina un paesaggio ostile, brullo, assetato di vita. Siamo dall’altra parte del mare di Galilea, lontani dalle case sicure di Cafarnao. Qui non c’è la terra fertile che nutre le radici, ma solo deserto. La sabbia si insinua nei calzari, le rocce acuminate feriscono i piedi. Un luogo duro, quasi inospitale. Eppure, proprio qui, da tre giorni, una folla immensa segue Gesù. Sono uomini e donne coperti di stracci, affamati di cibo, sì… ma soprattutto affamati di speranza.
E Gesù li guarda. Il suo cuore si muove di compassione. Non può lasciarli andare via così. «Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino» dice ai suoi discepoli. Ma loro scuotono la testa: «Come possiamo sfamarli qui, in un deserto?»
Ed è qui che arriva la domanda spiazzante di Gesù: «Quanti pani avete?»
Sette. Solo sette. Un numero ridicolo per una folla intera.
E allora ci viene spontaneo pensare: «Gesù, ma come?! Non sai che sette pani non bastano?» Anche i discepoli ci stanno ragionando: Filippo calcola quanti denari servirebbero per comprare il cibo necessario, Andrea si tormenta perché non ci sono neppure pesci da pescare. E noi? Anche noi lo pensiamo, vero? Lo abbiamo letto tante volte questo brano, lo abbiamo sentito proclamare in Chiesa. Ma se adesso fossimo lì, in mezzo a quella folla, con la polvere tra i capelli e il vento caldo che sferza il viso, se vedessimo quei volti scavati, quegli occhi carichi di attesa, cosa penseremmo? Che sette pani non bastano.
Eppure… basteranno.
Perché quando entra in gioco la fede, accade l’impossibile.
Allora torniamo nel nostro tempo. Guardiamoci attorno. Quali sono i deserti della nostra vita? Dove ci sentiamo persi, senza risorse, senza speranza? Gesù è qui anche oggi, e ci dice la stessa cosa: “Abbi fede”. La fede è l’unica forza capace di ribaltare la realtà. Non si arrende ai calcoli della logica, non si ferma davanti alle impossibilità. La fede rompe gli schemi, spalanca il cielo e permette ai miracoli di accadere.
Perché, se crediamo, quei sette miseri pani non solo sfameranno tutti… ma ne avanzeranno persino sette ceste colme!
Questa è la risposta di Dio alla nostra fede: una generosità traboccante. Se ci affidiamo a Lui, non solo ci darà il necessario, ma molto, molto di più. Noi guardiamo i nostri limiti, Lui vede le nostre possibilità. Noi calcoliamo le risorse, Lui le moltiplica.
E tu, sei pronto a credere?
Perché basta un granello di senape di vera fede per fare cose che il mondo crede impossibili. Per spostare le montagne.
E quando ci lasceremo andare alla fiducia, smettendo di cercare sicurezze nei nostri schemi e nelle nostre paure… allora alzeremo lo sguardo. E proprio lì, nel cuore di Dio, i miracoli accadranno #Santanotte
Alessandro Ginotta
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