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Un cammello enterà mai nella cruna?

Un cammello enterà mai nella cruna?

Leggendo queste righe, non ho potuto fare a meno di ricordare una poesia intramontabile di Totò: “A livella”. Una lezione ironica ma profonda, che ci ricorda un fatto semplice e inevitabile: di fronte alla morte, siamo tutti uguali.

E ora, veniamo al mio (in)solito commento:
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio (Matteo 19,23-30)

Ah, noi esseri umani siamo davvero un caso particolare… Gesù si sforza di spiegarci le cose in modo chiaro, eppure a volte sembriamo ostinati a non capire. Al giovane ricco, Gesù ha appena detto: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto, dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19,21). Poi, rivolgendosi ai discepoli, aggiunge quella frase celebre: “Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Mt 19,24). Sembra tutto chiaro, giusto?

Eppure, proprio in quel momento, San Pietro fa una domanda che ci lascia con il fiato sospeso: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?” (v. 27). Leggendola ci aspetteremmo un fulmine dal cielo, pronto a colpire Pietro. Ma niente fulmini, fortunatamente.

Gli apostoli sono esseri umani, con tutte le loro imperfezioni, proprio come noi. Sbagliamo, impariamo, cresciamo. E, per nostra fortuna, Dio non è un giudice severo, ma un Padre che educa con amore. Gesù stesso ha detto: “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12,47).

E così, Gesù non si arrabbia con Pietro per la sua domanda apparentemente sfrontata. Gli apostoli, in fondo, stanno ancora imparando. Pietro ragiona come il pescatore che è: “vendo il pesce, guadagno denaro”. Non è ancora arrivato alla maturità spirituale che acquisirà solo con la discesa dello Spirito Santo.

San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, scrive: “Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1 Corinzi 13,10-12).

Gesù risponde a Pietro con due promesse: una per Simone il pescatore: “Chiunque avrà lasciato case, fratelli, sorelle, padre, madre, figli o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto” (v. 29). E l’altra per Pietro, il primo tra gli apostoli: “Quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele” (v. 28). Ti ricordi? “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona […] E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (cfr. Mt 16,13-19).

Seguendo Gesù, Pietro non perderà nulla, anzi, guadagnerà cento volte tanto. E non solo lui: ogni discepolo che lascia tutto per seguire Gesù non sarà mai abbandonato. Come dice il Salmo 55: “Getta in Dio la tua preoccupazione ed egli ti nutrirà”. San Pietro non deve preoccuparsi. E nemmeno tu, cara amica o caro lettore. Se ti affiderai a Dio, se seguirai la sua Parola e aiuterai i poveri, gli ammalati e gli anziani, Lui provvederà a tutto per te. “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6,26). E ancora: “Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Mt 6,28-29). Dio non abbandona mai i suoi figli (cfr. Salmo 36,27).

Alla fine, quando arriverà la “livella” della morte, tutte le preoccupazioni terrene – il denaro, la casa, il lavoro – svaniranno. “Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Cor 4,17-18). “Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra” (Colossesi 3,2). Un cuore pieno di ricchezze è vuoto di Dio. Ma se lascerai a Dio il primo posto, il suo amore ti guiderà a condividere anche le tue ricchezze… ed ecco, avrai fatto passare un cammello per la cruna dell’ago!

Non si tratta di rinunciare al denaro, ma di usarlo per fare del bene #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La visione di Sant’Ignazio di Loyola”, di Domenichino Zampieri detto il Domenichino, 1622, olio su tela, 166.05 × 98.11 cm, LACMA Los Angeles

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