+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Parola del Signore
Eh sì! Gesù… era un “buongustaio”… leggendo i Vangeli ci accorgiamo che spesso Gesù viene ritratto a tavola. Non a caso l’esordio della vita pubblica di Gesù avviene durante il banchetto delle nozze di Cana. Anche lì, manca qualcosa: “non avevano più vino” (Gv 2,3). La mancanza di qualcosa, percepibile come un disagio, diventa, grazie a Gesù, l’occasione per farci un dono, un dono meraviglioso, il dono della speranza, il dono della fede: “Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11). Manca il vino… e Gesù si mostra, si presenta al mondo, opera il suo primo miracolo ed inizia a donarsi al mondo.
Per tutto il Vangelo noi assistiamo a questo dono continuo di Cristo. Egli si dona agli ammalati che guarisce, ai poveri che sfama, agli indemoniati che libera, alle folle che nutre con il cibo della sua Parola. Come non ricordare gli episodi della moltiplicazione? Il prodigio dei pani che preannuncia l’Eucaristia. E questo ci porta all’Ultima Cena quando Gesù ci farà il dono più grande: se stesso: Gesù che diventa cibo: “Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me»” (Lc 22,19).
Non si regala un “oggetto”. Si regala un pezzo del proprio “amore”. L’unico vero “dono” è un pezzo di sé… ¹ Gesù ha donato tutto se stesso. Ha dato la sua vita per noi. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). E’ un amore enorme, per noi inconcepibile. Un amore che si traduce in dono: il dono della vita di Gesù in cambio della nostra salvezza.
Ma torniamo al Vangelo di oggi: “Voi siete il sale della terra” (v 13). Anche qui può mancare qualcosa: il sapore. “Ma se il sale perde il sapore […] a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (v. 13). Siamo noi, questo sale, ma… il sale per insaporire i cibi deve essere usato. Come ha osservato Papa Francesco: “il sale conservato nella bottiglietta, con l’umidità perda forza“. Non serve a nulla. Dobbiamo metterci in gioco, insaporire il mondo con la nostra fede cristiana, condirlo con il sale della nostra preghiera, con le nostre opere nei confronti dei più deboli, con la nostra carità. Il sapore del sale cristiano nasce dalla certezza della fede, della speranza e della carità scaturita dalla consapevolezza “che Gesù è risorto per noi” e ci ha salvati. Non sciupiamo il sale!
“Voi siete la luce del mondo” (v. 14). Avete notato? Gesù, Pane di Vita, che si fa cibo per noi, ci invita a farci sale per insaporire il cibo. Gesù, luce vera, chiede agli apostoli, ed a tutti noi cristiani, di risplendere davanti agli uomini. Egli che come luce è venuto nel mondo, “perché chiunque crede in Lui non rimanga nelle tenebre” (cfr Gv 12,46) chiede a noi di brillare. Di non stare nascosti, ma di splendere, perchè “non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa” (cfr. v. 15).
Il Signore ci aiuta, ma noi dobbiamo collaborare. In primo luogo dobbiamo lasciarci aiutare (cosa che già… non è così scontata…) poi dobbiamo mettere tutto il nostro impegno, tutto il nostro cuore, tutta la nostra volontà e le nostre energie nella testimonianza della Parola.
Testimoniare la Parola anche con i fatti. Sul lavoro dobbiamo essere coerenti con le nostre idee, tra gli amici, a scuola, ovunque e in qualsiasi situazione possiamo e dobbiamo mostrare che… le cose si possono fare in un altro modo, che c’è l’alternativa cristiana. Che non ci dobbiamo rassegnare alla corruzione, all’ingiustizia. Non dobbiamo voltarci dall’altra parte quando vediamo qualcuno in difficoltà. Non dobbiamo per forza avere tutti un unico pensiero. No, non dobbiamo! Perchè il cristiano guarda a Dio, guarda alla limpidezza del cielo, non alle tenebre del mondo. E se c’è buio, il cristiano diventi luce.
Cari amici le domande di oggi sono: Quanta luce fa la mia lampadina? Sono consapevole del fatto che Dio mi ha donato una luce per illuminare il mondo? La uso bene, o la nascondo sotto il moggio? E… com’è la mia vita? salata o insipida?
Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Aiutali a diventare sempre più sale della terra e luce del mondo!
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “La cena ad Emmaus” del pittore olandese Matthias Stomer, 1640 circa, olio su tela, 130 × 164 cm, Museo di Grenoble, Francia
Alessandro Ginotta
- “C’è ancora qualcuno che danza”, Bruno Ferrero, Elledici 2009
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