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C’è un seme di Dio che cresce dentro di noi!

C'è un seme di Dio che cresce dentro di noi!

Nessuno è completamente cattivo. Perché in ciascuno di noi c’è un seme che viene da Dio. Ed è un seme d’amore che parla alla nostra coscienza.

Il mio in(solito) commento a:
Vedendo le folle, ne sentì compassione (Mt 9,35-10,1.6-8).

Le spighe si incurvano sotto il peso dei chicchi ormai maturi. Sono gonfie e di un bel colore dorato. Sono lì che aspettano qualcuno di volenteroso, che non si tiri indietro. Qualcuno che non abbia timore di sporcarsi le mani toccando la terra. Qualcuno che sia pronto a dissotterrare i propri talenti e mettesi in gioco davvero. Qualcuno a cui stia a cuore non soltanto il proprio benessere, ma quello dell’intera umanità. Hai notato come fare qualcosa che faccia bene a tutti finisce per fare del bene anche a noi stessi? Lo sanno tanti volontari, che mettono a disposizione il loro tempo e le loro capacità al servizio dei meno fortunati. Lo sanno tanti medici, infermieri, avvocati… quelli veri dentro. E, insieme a loro, lo sanno tutti coloro i quali si dedicano con altruismo al servizio dei più deboli e sembrano pecore senza pastore. Le spighe sono mature. E noi, lo siamo???

Sì, perché «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!» (v 37). Chi non ha mai udito o letto questo brano? Uno dei più noti in assoluto. Ma anche dei più attuali.

Se oggi guardiamo il mondo che ci sta attorno, che cosa vediamo? Persone troppo concentrate su se stesse, impegnate a preservare il proprio benessere ad ogni costo, anche se il prezzo è distruggere l’ambiente in cui viviamo con ogni sorta di inquinamento e rifiuti. Persone che non pensano ad altro che costruirsi esistenze fittizie in un mondo virtuale che non gli appartiene, ma che li fagocita. Persone concentrate sul proprio portafogli, sempre attente a trovare nuovi modi per riempirlo, noncuranti del fatto che questo provocherà sofferenze e disagi in altri uomini e donne.

Ma noi non siamo così. No, cari amici. Non mi riferisco a noi che leggiamo questo brano. Non solo, almeno. Perché il mio “noi” abbraccia tutta l’umanità. Sì, perché

Sì, perché, come afferma San Giovanni evangelista: dentro ciascuno di noi c’è un seme di Dio (cfr. 1Giovanni 3,9). Un seme che viene custodito nel luogo più intimo della nostra anima. Un tesoro inestimabile che ci parla di Dio dentro di noi. Un seme sempre pronto a germogliare. Un seme che induce in noi la sete di Dio. Un seme che ci spinge a cercare la Parola.

Un seme che può restare silenzioso, soffocato da mille affanni, frustrazioni e preoccupazioni, anche per tutta la vita. Ma che, se viene nutrito con l’acqua viva della Parola di Dio, è pronto a germogliare in qualsiasi istante. E produrre frutti di amore e conversione. Un seme che ci può cambiare profondamente, a partire proprio dal nostro interno. Un seme che viene da Dio.

Quel seme convertì San Paolo, folgorando, sulla via di Damasco, il peggiore dei persecutori dei cristiani, trasformandolo, in un istante, nel più fervente degli apostoli. Quel seme che convertì Zaccheo, la samaritana, l’adultera e il buon ladrone. Lo stesso seme che può spingere un detenuto a ravvedersi e cercare Dio. Quel seme che è pronto a sbocciare dentro la parte più nascosta di noi e renderci migliori.

Nessuno di noi è completamente cattivo. Neppure i criminali peggiori. No, in ciascuno di noi c’è almeno un barlume di bontà, riflesso di quel seme che Dio ha posto nel nostro cuore. Si tratta soltanto di riuscire a rimuovere quelle incrostazioni che lo nascondono e farlo germogliare.

E così, la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Soffiamo via peccati, vizi e pigrizia che impediscono al nostro seme di vedere la luce e premettiamogli di crescere fino a diventare una pianta forte e rigogliosa. Una albero capace di resistere a venti e tempeste e offrire protezione e riparo a chi… proprio quel seme non riesce a farlo sviluppare.

Perché Dio ci chiede di essere le sue braccia e le sue gambe e di spargere nel mondo un po’ del suo amore. Dio è qui, anche ora, accanto a noi, e ci sprona a metterci in gioco, ci incita a mettere a frutto i doni che Egli ci ha dato, perché la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi!

#Santanotte La Parola coltivi il terreno del nostro cuore permettendo al nostro seme di germogliare e crescere forte. E Dio metta in noi la forza, la volontà e l’energia che ci serviranno per diventare buoni operai

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo e la Vergine” (Particolare di Cristo), di Quinten Massys, 1510, olio su tavola, 58.2 × 33.2 cm, The National Gallery, Londra

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