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C’è vita dopo la morte?

C'è vita dopo la morte?

Buona festa di Tutti i Santi, amici cari! C’è vita dopo la morte? Vi siete mai chiesti come sarà questa esistenza?

Per voi il mio in(solito) commento a:
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Matteo 5,1-12)

La Parola è eterna ed immutabile. Ma, anche in una sola parola, Dio è capace di nascondere infiniti suggerimenti. Sarà certamente capitato anche a voi di leggere e rileggere più volte lo stesso brano di Vangelo, senza mai cogliere un particolare aspetto. Crediamo di conoscerlo a memoria quando, all’improvviso, veniamo colpiti da una frase che apre davanti a noi orizzonti nuovi. E’ questa la Parola sempre viva, la sorgente che zampilla per la vita eterna, che parla alla nostra anima.

Oggi ho sperimentato proprio questo. Mille volte avevo letto le Beatitudini e mi ero interrogato su poveri, ammalati e perseguitati, ma mai avevo meditato sul finale: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (cfr. v. 12). Già, il dopo. Che cosa accadrà quando la nostra anima arriverà al cospetto di Dio? Ci troveremo davanti un giudice severo che misurerà le buone e cattive azioni (e magari anche le volte che proprio non abbiamo agito…).

Certo, cari amici, l’inferno esiste. Gesù stesso ce lo descrive come una fornace ardente dove ci sono “pianto e stridor di denti” (cfr. Matteo 13,43). Ma pensiamo un istante: può Dio, che ha creato il mondo e l’uomo a sua immagine e somiglianza, che ci ha amati a tal punto da inviare sulla terra il proprio figlio a morire per noi, a farsi Pane per la nostra salvezza, può questo Dio che non attende altro che un nostro accenno di pentimento per perdonarci, trasformarsi dopo la nostra morte in un giudice severo pronto a pesare la nostra anima con una bilancia e spedirci senza possibilità di replica all’inferno sulla base dei nostri peccati? Lo crediamo possibile? O forse, ad attenderci quando avremo varcato la soglia dell’altra vita, troveremo un Padre buono: quel Pastore che non esita lasciare le novantanove pecorelle per inoltrarsi nel deserto a cercare la centesima che si sarà smarrita? Quel Padre buono, non avrà forse il volto del genitore del figliol prodigo? Non sarà pronto a gettare le sue braccia al nostro collo, stringerci forte, rivestirci con la nostra veste migliore, per poi metterci l’anello al dito e preparare una gran festa? Sì, cari amici, perché “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,7). Forse questo Padre non attenderà il nostro estremo pentimento anche allora? Perché Dio non vede l’ora che noi torniamo da Lui. E se, in quel momento, ci sciorinerà davanti la lista dei peccati che avremo commesso durante la nostra vita, lo farà con l’obiettivo di suscitare il nostro pentimento, e non certo per gettarci irrimediabilmente in una fornace ardente!

Dio sarà lì, come un Padre buono, pronto a stracciare la lista delle nostre mancanze e dei nostri errori. Egli ci accompagnerà alla porta del Paradiso e ci chiederà se vorremo entrare. A quel punto, amici cari, saremo noi a dover accettare il suo invito. Certo, potremmo anche non pentirci. Siamo liberi di farlo, perché Dio, nel suo grande amore, ci ha concesso la facoltà di sbagliare. La facoltà di dannarci con le nostre stesse mani. Qualcuno potrebbe forse rifiutare il perdono di Dio ed allontanarsi definitivamente dalla sua presenza, come fece il demonio. Allora, dentro quest’uomo, si aprirà l’inferno della disperazione, dell’odio, del male ed il suo cuore diverrà quella fornace ardente pronta a consumarlo per l’eternità. E lì sì, che vi sarà pianto e stridor di denti!

Ma se vorremo accettare la proposta di Dio, se sapremo accogliere il suo amore, il suo perdono, saremo salvi. Pensiamo alle parole di Gesù: “Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Giovanni 17,12). Se Dio ha già donato la sua stessa vita per salvarci, non potrà perderci per una manciata di peccati. A meno che noi, come il fratello del figliol prodigo, non rifiuteremo di entrare in casa.

#Santanotte Gesù bussa alla porta del nostro cuore, non lasciamolo fuori! Se gli permetteremo di entrare, Lui trasformerà la nostra vita in un capolavoro d’amore

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Il Giudizio Universale”, di Jan Provost, 1505, olio su pannello, 67,7 x 61,5 cm, Hamburger Kunsthalle

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