Il tempo, questo sconosciuto. Scorre? E a che velocità lo fa? Sempre uguale? Oppure in alcuni momenti della nostra vita ha velocità diverse?
Il mio in(solito) commento a:
Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia (Gv 16,16-20)
Albert Einstein scriveva: “Per noi che crediamo nella fisica, la divisione tra passato, presente e futuro ha solo il valore di un’ostinata illusione”. C’è un tempo scandito con gli orologi, che sembra scorrere in modo inesorabilmente preciso dal passato verso il presente. E c’è un tempo come lo percepiamo noi esseri umani: oggi in compagnia di amici, una giornata intera può volare, mentre una sola ora d’attesa dal medico può sembrare interminabile. Eppure le lancette degli orologi ruotano sempre alla stessa velocità. A cambiare è la nostra percezione. Ma non solo. Il tempo civile, appunto quello misurato con orologi, anche i più precisi, è qualcosa di prettamente convenzionale, perché, come scrive la rivista Focus: “la diversa forza di gravità tra il nucleo terrestre e la crosta fa sì che il tempo scorra diversamente: il centro della Terra è più giovane della sua superficie”. Può sembrare un paradosso, ma è una realtà provata dalla legge sulla relatività. Per noi che abbiamo fede il tempo ha una valenza ancora differente. Sì, perché sappiamo che Dio esiste al di fuori dello spazio ed al di fuori del tempo.
Nella Bibbia troviamo la cronaca di un giorno in cui Dio fermò il tempo. Il popolo di Israele, in viaggio verso la Terra Promessa, si trovò a dover affrontare un temibile nemico: gli amorrei. Il loro esercito potentissimo, erede dei fondatori della città di Babilonia, accerchiò ed attaccò gli ebrei che si difesero strenuamente. Trovarsi a combattere su un terreno sconosciuto, con il calare della notte, sarebbe stato estremamente rischioso. Gli israeliani rischiavano di venire sterminati. Allora Giosuè chiese a Dio di fermare il cammino del sole finché i nemici non fossero sconfitti. In risposta alle sue preghiere: “Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo” (cfr. Giosuè 10, 12-14).
Quel che è certo è che l’intera vita di un uomo, per Dio, può durare quanto un battito di ciglia: “Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: «Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete», e: «Io me ne vado al Padre»?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo «un poco», di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire»” (vv. 17-18). Hai presente i bambini? Per loro il tempo sembra scorrere molto più lentamente: è difficile spiegare ad un bimbo che deve stare seduto anche solo per qualche minuto in attesa di qualcosa. La loro impazienza deriva da una ancora imprecisa concezione del tempo.
Per noi uomini comprendere le cose di Dio ha lo stesso effetto: abbiamo ancora una imprecisa concezione di Dio. Allo stesso modo dei nostri bimbi noi non riusciamo a capire perché Dio “permette” che ci accada qualcosa. Non riusciamo a comprendere il perché di una malattia o di un problema. Ma dobbiamo avere fede. Perché Dio è nostro Padre e, come un padre ama i propri figli e li rassicura che avendo pazienza il male passerà, il Vangelo di oggi ci dice: “In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia” (v. 20). #Santanotte
Alessandro Ginotta
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