Gesù lancia i suoi semi ovunque, senza risparmiarsi, quasi preferendo i terreni più improbabili: le rocce, le spine. È lì che sembra voler abbondare. Ma perché? Perché la speranza di Dio è senza confini.
Il mio in(solito) commento a: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai” (Luca 10,1-9)
Dopo gli apostoli, è il turno dei discepoli. Inviati a due a due per le strade del mondo, con una missione chiara: portare la Parola di Dio. Ma c’è un modo preciso per farlo: con stile. Lo stile di Gesù è chiaro, non forzato. Il Vangelo si propone, non si impone. Quando entri in una casa, la prima cosa che devi dire è “Pace a questa casa”. Se chi ti ascolta è una persona di pace, la tua pace la troverà. Se non lo è, la pace tornerà a te (Luca 10,5-6). Non tutti ascolteranno. Alcuni ci ignoreranno, altri ci cacceranno. Ma il nostro compito è mantenere la calma, non cedere alla rabbia o alla frustrazione. Se non ti accolgono, scuoti la polvere dai tuoi piedi e vai avanti (Marco 6,11).
Gesù non fa distinzioni: getta semi con una generosità che lascia senza parole, persino là dove sembra impossibile che crescano. Ma se anche un solo seme, piccolo come un granello di senape, dovesse germogliare in mezzo alle rocce, la gioia di Dio sarà immensa. Perché c’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione (Luca 15,7).
E noi? Siamo chiamati a fare lo stesso. Come i 12 apostoli, come i 72 discepoli, siamo anche noi operai dell’ultima ora. Bussiamo a quelle porte chiuse, sperando in un sorriso. Seminiamo con il nostro esempio: amore, pace, perdono, attenzione al prossimo. Ogni nostro gesto può essere un seme che cambia la vita di qualcuno. Diventiamo pagine viventi del Vangelo.
Amico mio, siamo sia terra che seminatore. Ogni parola, ogni azione che compiamo si sparge e germoglia. Ricordiamocelo, perché ogni buon esempio conta. Siamo la zolla che accoglie, il seminatore che lancia, e se Dio vuole, siamo anche il seme che dà frutto.
Le spighe sono lì, pronte per chi ha il coraggio di raccoglierle. C’è bisogno di mani che non temano di sporcarsi, di cuori disposti a mettersi in gioco. Qualcuno che abbia a cuore non solo se stesso, ma l’intera umanità.
E tu? Sì, proprio tu che stai leggendo. Sei tu quella persona? Sei pronto a unirti al Seminatore e spargere i tuoi semi? Sei pronto a diventare tu stesso seme, a trasformarti in una pagina vivente del Vangelo? Dio ti dia sempre la forza di sporcarti le mani, di seminare ogni terreno, anche quelli più difficili. Perché chi si arrende è già perduto, ma chi si impegna non sarà mai lasciato indietro.
#Santanotte
Alessandro Ginotta
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