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Chi crede nel Figlio ha la vita eterna

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna

Anche tu, come ogni altro essere umano, sei destinato all’eternità. La tua vita, quella che stai vivendo ora, non è che una piccola parentesi nel cammino della tua esistenza. Una parentesi capace di condizionare la tua eternità. Sì, perché una vita di luce e di fede, all’insegna del Vangelo, si tradurrà in un’eternità di luce e di gioia; al contrario una vita terrena trascorsa con il cuore rivolto alle tenebre, rifiutando l’attenzione ed il perdono di Dio, non potrà che tradursi in un’eternità di lacrime e stridor di denti, quindi dell’inferno dell’allontanamento eterno da Dio.

Il mio in(solito) commento a:
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno (Giovanni 6,37-40)

Tutti noi abbiamo persone care che ci guardano dal cielo. A ciascuno di loro è certamente andato almeno un pensiero in queste ore in cui si commemorano i defunti. Tuttavia una concezione eccessivamente materialista, tristemente predominante nel mondo di oggi, rischia di farci dimenticare un aspetto che invece è di estrema importanza: cioè che anche i nostri cari defunti sono eterni. E non è affatto vero che non ci siano più. Essi continuano ad esistere, ma in un’altra forma: più eterea e impalpabile. Ma esistono. Le anime dei defunti hanno incontrato Dio e, quelle che hanno vissuto alla luce dei suoi insegnamenti partecipano della sua gloria.

Scrive Sant’Agostino: “Quando è che muore l’anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l’anima. La fede è l’anima della tua anima. Chi crede in me – egli dice – anche se è morto nel corpo, vivrà nell’anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. Cioè: chi crede in me, anche se morirà vivrà. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per l’immortalità della risurrezione”.

Qual è la missione di Gesù? La troviamo condensata in pochissime e chiare parole: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” (Giovanni 6,39). Sta tutto qui. In questo versetto. Ci troviamo tutto lo slancio di un Dio che ci ama a tal punto da inviare il proprio Figlio sulla terra. Ci troviamo tutto l’amore di Dio per le sue creature, che devono essere salvate ad ogni costo. A costo di sacrificare la vita del proprio Figlio. Ci troviamo tutta la misericordia di Dio, che non esita a lasciare il gregge di novantanove pecorelle per rincorrere anche l’unica, la sola, che si è smarrita nel deserto. E salvare anche quella.

Perché per Dio tutti noi, proprio tutti, siamo importanti. Tutti noi, proprio tutti, dobbiamo essere salvati. Tutti noi, proprio tutti, dobbiamo venire accolti in Paradiso, perché, come pregò Gesù la sera dell’Ultima Cena: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo” (Giovanni 17,24). E perché: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, ve lo avrei detto; io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giovanni 14,2-3).

Dunque Gesù ci attende. Quando risusciteremo sarà lì ad accoglierci. Lì dove avrà già preparato un posto per ciascuno di noi. Anche per i peccatori peggiori. Perché Dio non vuole che neppure uno di noi venga perduto. D’altra parte il primo santo della storia del cristianesimo fu proprio quel san Disma, il buon ladrone, canonizzato sulla croce direttamente da Gesù. Sì, cari amici, proprio un ladro (cfr. Luca 23,43). Ed un assassino ed un persecutore, Saulo, è divenuto l’apostolo più zelante (cfr. Atti 9,1–31). Non dimentichiamo che la prima testimone della Risurrezione di Gesù fu una donna che era stata posseduta da sette demoni (cfr. Giovanni 20,11-18).

Nessuno di noi è troppo cattivo, o è troppo lontano da Dio per venirne da Lui respinto. Perché Dio è sempre pronto a riabbracciarci, purché noi ci pentiamo. C’è ancora tempo per ricominciare. C’è ancora tempo per migliorare. C’è ancora tempo per farci perdonare. E soprattutto c’è ancora tempo per mettere da parte il passato e fare qualcosa di buono. Per tutti. Basterà accettare l’amore che parte da Dio e ci investe, come un cono di luce che allontana il buio del peccato dalla nostra anima. E così, rinati grazie a questo amore, anche noi potremo fare il bene per gli altri. E quando, anche noi saremo sazi di giorni ed avremo fatto del nostro meglio per migliorare almeno un po’ il mondo, anche noi potremo trovare un posto accanto a Gesù. #Santanotte

Alessandro Ginotta

La Resurrezione è una pittura murale di Piero della Francesca, eseguita tra il 1450 e il 1463 circa e conservata nel Museo Civico di Sansepolcro.

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