Vai al contenuto

Come affrontare la propria croce?

Come affrontare la propria croce?

Davanti alla croce ci trasformiamo un po’ tutti in Totò: cerchiamo la scorciatoia, quella comoda, quella che ci fa girare attorno al dolore anziché affrontarlo. Ma sai una cosa? La croce non si può aggirare. L’unico modo per superarla… è portarla. Vediamo come farlo nel modo migliore

Il mio in(solito) commento a:
«Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,22-25)

No, la vita non è tutta rose e fiori. Ogni tanto spunta una croce sulla nostra strada. E possiamo pure provare a scansarla, a fare finta che non esista. Ma prima o poi ce la ritroveremo davanti, sempre lì, a sbarrarci il cammino.

Gesù ci ha mostrato la via: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23). Ogni giorno. Non solo quando ne abbiamo voglia.

Lo so, è difficile. Eppure, c’è una certezza che non dovremmo mai dimenticare: Dio non ci lascia mai soli. La croce che ci chiama per nome è sempre proporzionata alle nostre spalle. E proprio quando la accettiamo, quando smettiamo di lottare contro di essa, scopriamo che non la stiamo portando da soli. Gesù è lì, accanto a noi, pronto a sostenerci come un nuovo Cireneo. Non serve essere eroi, serve solo fidarsi.

La fede è questa: una riserva inesauribile di forza, un motore che ci spinge a sperare contro ogni speranza. E quando il peso sembra insopportabile, quando tutto intorno a noi grida “arrenditi!”, proprio in quel momento Dio ci dona le risorse per andare avanti.

San Pietro, ad esempio, ci è passato prima di noi. Il dipinto che accompagna questa meditazione lo raffigura mentre fugge da Roma, terrorizzato dalle persecuzioni di Nerone. E chi incontra lungo la strada? Gesù! Sorpreso, gli chiede: «Domine, quo vadis?» – «Signore, dove vai?». E Gesù risponde: «Venio Romam iterum crucifigi» – «Vado a Roma, per farmi crocifiggere un’altra volta».

Quante volte facciamo lo stesso errore? Quante volte cerchiamo una via d’uscita facile, un sentiero senza ostacoli? Ma non si scappa dalla propria croce. Finché non la affrontiamo, non la superiamo.

San Paolo ci offre una chiave preziosa: «Affinché non ci confidassimo in noi stessi, ma in Dio che risuscita i morti» (2Cor 1,9). La mossa vincente non è credere di farcela da soli, ma affidarci a Colui che ha già vinto il mondo.

Al di là di ogni logica, la fede è l’unica vera risposta alla sofferenza. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Gesù Cristo si è immerso nel nostro dolore, ha condiviso la nostra fragilità, ha abbracciato ogni nostra ferita. San Giovanni Paolo II scriveva nella Salvifici doloris: «Cristo, nel mistero della Chiesa come suo corpo, ha aperto la propria sofferenza redentiva ad ogni sofferenza dell’uomo».

E allora? Allora, oltre l’ora più buia, dobbiamo imparare a vedere l’alba che si prepara. Perché proprio lì, nell’ombra della croce, sta nascendo la luce della Resurrezione. La stessa luce che ha squarciato il Sepolcro e che, ancora oggi, è pronta a illuminare la nostra strada. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Domine, Quo Vadis?”, di Annibale Carracci, 1601, olio su tavola, 77.4 x 56.3 cm, National Gallery, Londra

Sostieni labuonaparola.it


Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.

Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!


Iscriviti alla newsletter di La buona Parola

Ricevi nella tua e-mail i commenti al Vangelo. È completamente gratis e potrai cancellarti in ogni momento

Iscriviti alla newsletter di La buona Parola

Iscriviti alla newsletter per ricevere i commenti al Vangelo ogni giorno nella tua e-mail. È gratis e potrai cancellarti in ogni momento

Continua a leggere