C’era una volta Dio che camminava in mezzo agli uomini e spesso si intratteneva a parlare con loro. No, non mi riferisco alla vita pubblica di Gesù. Quel che ti racconterò oggi accadde molto, molto tempo prima
Il mio in(solito) commento a:
Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato (Marco 10,32-45)
C’era un tempo in cui Dio viveva con gli uomini, discorreva insieme a noi e noi lo ascoltavamo (o meglio, lo sentivamo). Leggiamo nella Genesi: “Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto»” (Genesi 3,8-10). Già agli albori della Creazione, Dio si relazionava con l’uomo. Salvo poi che, allora come ora, l’uomo non lo ascoltava, pur udendone la voce.
Abbiamo sempre fatto di testa nostra. Da quell’”Adamo, dove sei?” Dio parlerà molte volte all’uomo. Lo vedremo conversare con Mosè, in vari momenti “forti” della sua vita e della storia del popolo di Dio. La prima volta sotto le sembianze di un roveto ardente (cfr. Esodo 3,2-6). Mentre più volte Dio e Mosè si intratterranno a parlare protetti dal velo del tabernacolo. Pensa che il volto di Mosè si “trasformava” dopo essere stato a contatto con Dio, al punto che il profeta-condottiero doveva indossare un velo per non spaventare chi lo vedeva. Quando discese dal Monte con le tavole della legge, Mosè “non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui” (Esodo 34,29). Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Il suo volto risplendeva di una luce nuova e diversa, perché rifletteva la luce di Dio. Ecco che restare in intimità con Dio, ascoltare le sue parole, parlare insieme a Lui è un’esperienza che ci trasforma nel nostro intimo. Dopo l’incontro con Dio non siamo più gli stessi. È un po’ come se brillasse anche il nostro volto. Una luce nuova accende i nostri occhi.
Ma anche in quell’occasione la voce di Dio che parlava attraverso Mosè, non venne ascoltata, e gli israeliti arrivarono a costruirsi un vitello d’oro come simulacro di Dio. Quante volte fabbrichiamo un’immagine di Dio che compiaccia il nostro “io” perdendo completamente di vista il vero aspetto di Dio. Non curandoci minimamente delle sue parole.
È un po’ quello che accade in questo brano di Vangelo in cui Gesù, camminando insieme ai suoi apostoli, predice la sua cattura e messa a morte. Ma loro non lo ascoltano, sono distratti, perché si preoccupano di chi fra loro potrà stare alla destra o alla sinistra di Cristo. La “posizione” è più importante della stessa vita del Figlio di Dio.
Adamo, dove sei? Dice Dio all’uomo. Lo disse nella Genesi, lo ripeté molte volte successivamente. Dov’eri, Adamo, mentre Gesù anticipava il racconto della sua Passione? Dov’eri quando venne processato e messo a morte? Dov’eri, anzi, dove sei, quando attorno a noi le guerre portano morte e distruzione? Adamo, dove sei mentre la fame e la sete spingono allo stremo intere popolazioni? Adamo, dove sei mentre il Creato che Dio stesso ti ha donato, si sgretola sotto il peso di emissioni inquinanti e detriti? Adamo, dove sei mentre Dio ti parla e tu ti volti dall’altra parte?
Non sempre quel che ci dice Dio ci piace. Talvolta seguire la Parola è faticoso e sembrerebbe molto più comodo non infilarsi mai per quella porta stretta, ma il Signore ci parla in ogni situazione, ci invita a seguire la via del Vangelo, ci sprona a perdonare i nostri fratelli ed a prenderci cura di loro rinunciando al nostro tempo ed al nostro denaro. Quante volte anche noi ci costruiamo il nostro vitello d’oro? Quante volte mettiamo davanti il nostro “io” dimenticando Dio?
È facile, quando siamo distratti dai mille pensieri e preoccupazioni di questo mondo, confondere la voce di Dio con il rumore nel quale siamo costantemente immersi. Ma quando riusciamo a fare silenzio nei nostri pensieri, allora sì, che possiamo sentire dentro di noi le parole di Dio e permettergli di cambiarci dall’interno. Allora anche il nostro volto brillerà di una luce nuova. Qualche volta Dio ci parla a parole, ma, molto più spesso ci parla attraverso le sensazioni. Come quando ci approcciamo alla preghiera in preda alla disperazione e percepiamo, pian piano, la forte consolazione della presenza di Gesù. D’un tratto il nodo che chiude il nostro stomaco si scioglie e noi, attraverso la preghiera, troviamo proprio quelle forze che ci servivano per affrontare la difficoltà: Dio ci parla. Ascoltiamolo. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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