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Come chiedere un segno?

Cosa racconta la parabola del padre buono?

Sei indeciso se leggere o no questo commento? Io ti consiglio di farlo… perché insieme impareremo a sentire la presenza di Dio. Così ti accorgerai del suo amore che ti raggiunge proprio adesso: un soffio leggero come un lieve e soffice alito di vento sta accarezzando la tua anima

Il mio in(solito) commento a:
Perché questa generazione chiede un segno? (Marco 8,11-13)

Oggi ti riporterò sulle sponde del lago di Tiberiade: uno specchio d’acqua dolce circondato da una vegetazione lussureggiante. Guardati attorno ed ammira la sconcertante bellezza di questi arbusti fioriti che ondeggiano e frusciano al vento, mostrando le foglie d’argento al sole in un continuo movimento. Il brano di Vangelo che leggi segue l’episodio della Moltiplicazione del pane. L’area fertile attorno al lago di Tiberiade contrasta con il paesaggio lunare del luogo dove le moltitudini avevano banchettato grazie al miracolo di Gesù. Lassù, nella desolazione, abbondanza di cibo, qui, nella folta vegetazione, fame di Dio. La fame proprio di quelle masse che avevano seguito il Messia, mosse dalla curiosità di vedere che cosa avrebbe fatto dopo quel miracolo incredibile.

Ma gli uomini accecati dalla fame non riescono a vedere Gesù anche se lo hanno lì, davanti ai loro occhi: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?» (v. 30). Perfino quelli che il giorno prima si erano sfamati con quel pane che, spezzandolo, non terminava mai, anzi, che avanzava abbondante sono assetati di un altro segno. Interrogano Gesù e gli chiedono di compiere dei gesti, un po’ come lo si domanderebbe ad un prestigiatore, senza neppure riflettere sul vero significato di quelle azioni. Qualcuno di loro, scendendo lungo le sponde del lago, avrà forse perfino scorto Gesù camminare sulle acque in quella notte. Sono stati testimoni di eventi eclatanti, guarigioni inaspettate, fenomeni inattesi. Eppure ancora chiedono una prova. Sono affamati di trascendenza, ma le loro menti sono imprigionate nell’immanenza.

Poi c’è un’altra categoria, decisamente peggiore, quella dei farisei che interrogano Gesù: non gli chiedono un segno per aprirsi alla fede, ma lo fanno per metterlo in difficoltà. Essi pretendono un segnale inconfondibile, che vada al di là di ogni guarigione, ogni miracolo finora compiuti. Il segno che essi chiedono dovrà essere talmente eclatante da lasciarli sbigottiti, senza respiro. Vogliono una vera opera di magia e per di più fuori di ogni saggezza ed intelligenza divina. Ma noi sappiamo che Dio compie segni e prodigi solo per sua eterna misericordia, per pietà verso la sua creatura.

Spesso pensiamo che Dio si debba manifestare con qualche fenomeno eclatante, ma a Dio non piace fare rumore. Egli è presente ogni giorno nelle nostre vite. Sì, anche tu, se farai attenzione, se saprai fare silenzio, perfino qui, in questo momento, potrai sentire la presenza del Signore! Svuota la mente, allontana i pensieri, ascolta e lasciati cullare dalla sua presenza silenziosa e piena di pace. Libera il tuo cuore: lo senti? un soffio leggero come un lieve e soffice alito di vento sta accarezzando la tua anima.

Come avvenne per il profeta Elia, che riconobbe Dio in una brezza leggera: “Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore»” (1Re 19,11-14).

Questa brezza che accarezza dolcemente può voltare la pagina della nostra vita. Può fare di noi delle persone nuove. Questo vento spazza via la polvere del peccato, dell’ingordigia, dell’egoismo. Ripulisce la nostra anima dalle incrostazioni che impediscono alla fiammella che brilla nel nostro cuore di illuminare il nostro cammino. Ed ecco il potere gentile di Dio: senza prevaricarci ci purifica e ci migliora, ci dà la forza per diventare testimoni del Vangelo. Gonfia le nostre vele e ci spinge verso l’alto. Là, dove dobbiamo rinascere. Lasciamoci trasportare dalla brezza leggera dello Spirito Santo. Perché è quando il suo soffio incontra una vela disposta a lasciarsi investire, che avvengono miracoli! #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo Consolatore”, capolavoro del pittore danese Carl Heinrich Bloch, olio su tela, 1890, Cappella Frederiksborg Palace, Copenhagen

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