L’inferno è buio, l’inferno è una solitudine in cui i nostri unici compagni sono i nostri peccati ed il nostro rimpianto. L’inferno siamo noi quando siamo lontani da Lui.
Il mio decisamente in(solito) commento a:
Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo (Matteo 13,36-43)
Dio è ovunque, in ogni tempo e luogo. Non possiamo misurarlo con un metro o un orologio. Tutti gli istanti, dalla Creazione alla fine dei tempi, sono contemporaneamente presenti davanti a Lui. Ogni angolo della Terra, ogni galassia, ogni molecola dell’universo sono costantemente accanto a Dio, anzi, probabilmente sono in Dio. E Dio, in questo preciso istante è accanto a te che leggi, anzi, forse è perfino “dentro” di te.
In questa realtà, dove passato e presente si sovrappongono, immaginare inferno e Paradiso è difficile. In letteratura, abbiamo descrizioni fantasiose come quelle di Dante Alighieri o le visioni di alcuni santi. Ma nessuna descrizione può cogliere una realtà così complessa.
Forse, l’errore iniziale è immaginare inferno e Paradiso come luoghi. Probabilmente sono “condizioni” dell’anima: all’inferno l’anima che rifiuta Dio, in Paradiso chi lo accoglie. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Vivere in cielo è essere con Cristo. Gli eletti vivono in lui, ma conservano la loro identità, il loro nome” (CCC. 1025).
Il ricco della parabola del povero Lazzaro (Luca 16,19-31) ha costruito l’abisso che lo separa da Dio. Con i suoi peccati ha scavato la distanza tra lui e Dio. Ma questa distanza è “a senso unico”, infatti Dio è sempre vicino, pronto a perdonare, mentre siamo proprio noi quando ci ostiniamo a non accogliere il perdono di Dio, ad ergere con le nostre stesse mani il muro che ci separa da Lui. E così facendo, sperimentiamo la peggior punizione: la lontananza da Dio. L’inferno è freddo, buio, senza amore. È l’assenza di Dio nel nostro cuore.
Dio non è un giudice spietato, ma un Creatore innamorato delle sue creature. Ricordi il primo peccato? Dopo aver mangiato il frutto proibito, Adamo ed Eva si accorsero di essere nudi. Dio, anziché punirli, fece tuniche di pelli e li vestì (Genesi 3,21). È un’immagine di tenerezza che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna.
Ci danniamo da soli, mentre Dio è qui, accanto a noi. In ogni momento, ci avvolge con il suo amore, pronto a fabbricare per noi una “tunica di pelle” per farci sentire amati e protetti. Perché Egli ci ama a prescindere.
L’inferno è buio, l’inferno è una solitudine in cui i nostri unici compagni sono i nostri peccati ed il nostro rimpianto. L’inferno siamo noi quando siamo lontani da Lui.
Non costruiamo le pareti del nostro inferno, ma abbattiamole con il calore dell’amore che Dio ci offre ogni istante di ogni giorno, da qui alla fine dei tempi. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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