La santità non si misura in sontuosità o in ricchezza, ma con il metro dell’amore. Che volto ha Dio per noi? Come lo immaginiamo? Come pensiamo che sia fatto, com’è vestito?
Il mio in(solito) commento a:
Giovanni è il messaggero che prepara la via al Signore (Luca 7,24-30)
Tutto fumo e niente arrosto? No, non per il Vangelo: “Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta” (vv. 24-26).
Che volto ha Dio per noi? Come lo immaginiamo? Come pensiamo che sia fatto, com’è vestito? Ciascuno di noi ha probabilmente una sua idea personale sul suo aspetto. Tuttavia, qualche volta, le apparenze ingannano. Siamo portati a dare più considerazione a chi si presenta con abiti eleganti, magari firmati. Eppure, come recita un noto proverbio, -“l’abito non fa il monaco”. Eh no. San Giovanni il Battista è il più grande fra i nati da donna (cfr. v. 28) eppure indossava solo una rozza tunica di peli di cammello stretta da una cintura di pelle. Era l’abbigliamento tipico dei nomadi. Vestiti modesti. E si cibava di cavallette e di miele selvatico. Cibi estremamente poveri (ed anche un po’ sgradevoli) che si potevano trovare nel deserto. Certo, San Giovanni Battista, era un uomo di poche pretese. Egli nutriva una grande fiducia in Dio e nella Divina Provvidenza, che gli offriva di che vestirsi e nutrirsi. Un uomo semplice con Dio nel cuore. Tutto il contrario dei farisei che amavano pavoneggiarsi nelle loro vesti sontuose.
Noi abbiamo l’esempio di San Francesco d’Assisi, che addirittura si spogliò di tutte le vesti per indossare un umile saio di tela. Eppure ci siamo stupiti vedendo Papa Francesco rinunciare alle scarpe rosse ed agli abiti più vistosi. Un altro santo, San Bernardo di Chiaravalle, era solito ricordare ai Papi: “ricordati che non sei il successore dell’Imperatore Costantino, ma di un pescatore”. Ed è così, perché san Pietro era un umile pescatore di Cafarnao, un po’ rozzo e piuttosto irruento. Eppure fu scelto come principe degli apostoli. Perché è così, la santità non si misura in sontuosità o in ricchezza, ma con il metro dell’amore.
Dio, il Dio degli umili, il Dio dei poveri, il Dio degli ultimi, nella sua grandezza, si è fatto piccolo come un Bambino, il più umile dei bimbi. Per entrare nel mondo attraverso una strada di semplicità e di estremo amore. Dio, venuto per farsi pane, viene deposto in una greppia usata per sfamare gli animali. L’Altissimo diventa piccolissimo. Il povero diventa beato. “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Luca 14,11).
C’è tutto il Vangelo, in questa scelta: ci sono le beatitudini, che invertono le prospettive. Ci sono la povertà ed il servizio, che troveremo dalla prima all’ultima pagina del libro che narra la storia d’amore tra il Figlio di Dio e l’uomo: “Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto” (Giovanni 13,4-5). C’è l’incontro del Creatore con le sue creature, la discesa di Dio in mezzo agli uomini, la sua vicinanza, la sua premura, la sua misericordia. Dio lascia i cieli per venire verso l’uomo. Per visitarlo. Non per giudicarlo. Per risollevarlo dalla sua condizione di miseria e peccato. Non per condannarlo.
E così, scopriamo che Dio ci salva con il grembiule, non con la stola.
#Santanotte amici. Dio ci doni occhi per vedere le cose così come sono e non come appaiono. Ma ci dia soprattutto un cuore capace di amare e non solo di desiderare ciò che, in fin dei conti, non vale. Dio vi e ci benedica tutti, amici cari!
Alessandro Ginotta
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