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Come rendere la nostra vita più luminosa?

Come rendere la nostra vita più luminosa?

…E così la piccola luce si fa da parte, mentre la Vera luce inizia a brillare. Uno sfavillio di luci inonda le tenebre del mondo…

Il mio in(solito) commento a:
Giovanni era la lampada che arde e risplende (Giovanni 5,33-36)

Ad una prima veloce lettura avevo immaginato di intitolare il commento di oggi: “Una luce che si confonde con un’altra luce“. Intendevo sottolineare la confusione che serpeggiava tra la popolazione che, prima di riconoscere Gesù tra la folla, sospettava che il Messia potesse essere Giovanni il Battista, il Precursore. Ecco che una luce minore: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» (vv. 26-27), può venire scambiata per la “Vera Luce che illumina ogni uomo” (cfr. Giovanni 1,9). “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce” (Giovanni 1,6-8).

Nella sua grande umiltà, degna di un uomo che vestiva con logore pelli di cammello e si cibava di quel poco miele selvatico che trovava nel deserto (Cfr. Marco 1,6), Giovanni si affretterà a chiarire l’equivoco: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Giovanni 1,29) disse indicando Gesù, il vero Messia. E così la piccola luce si fa da parte, mentre la Vera luce inizia a brillare. Uno sfavillio di luci inonda le tenebre del mondo.

«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato» (Giovanni 5,33-36).

Dio è luce. Ma non tutta la luce è Dio. C’è anche la luce di Dio che si riflette in noi, che siamo “la luce del mondo” (Matteo 5,14). Ma una scintilla differisce dal fuoco dell’amore di Dio che arde per l’eternità. E così, amici cari, come una scintilla esce dal fuoco scoppiettante, nasce e poi muore, anche noi abbiamo un inizio ed una fine. Abbiamo bisogno di Dio per splendere. Perché il nostro cuore si apre quando vediamo la sua luce. Ed allora, come fecero i Re Magi, dobbiamo seguire la luce: “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima” (Matteo 2,10). Chi cerca la luce, infatti, esce da sé e cerca: non rimane fermo a guardare cosa succede attorno a sé, ma si mette continuamente in gioco. Sta a noi riempire tutto il vuoto di questo mondo con la luce di Dio, prima che dalle tenebre esca qualche mostro e lo riempia di male: “Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare” (Giovanni 9,4).  Sta a noi agire. Sta a noi fare il bene. Sta a noi testimoniare la luce di Dio. Sta a noi diventare lampada da mettere sul moggio. Sta a noi, amici cari, rendere un po’ meno buio il mondo che ci circonda.

#Santanotte amici. La luce che Gesù ha posto nel vostro cuore illumini il vostro cammino e quello di chi vi sta accanto!

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi (che è anche la copertina di “Altri cento giorni con Gesù”) è “Il Battesimo di Cristo” di Antoine Coypel, 1690, olio su tela, 136.2×97.6 cm, Los Angeles County Museum of Art

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