Quando le regole diventano più importanti delle persone allora quelle regole non danno più gloria a Dio. E ogni volta che “il sabato” diventerà più importante della sofferenza anche di un solo ammalato, allora quello stesso giorno non sarà più sacro a Dio.
Il mio in(solito) commento a:
Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo (Marco 7,14-23)
Tra le popolazioni del medio oriente, ai tempi di Gesù, era assolutamente vietato consumare alcuni cibi. Ad esempio il maiale veniva considerato un animale impuro ed era severamente proibito consumarne le carni e, addirittura, ne veniva proibito l’allevamento. E, dentro ai villaggi, non era permessa la presenza di suini. Pensa che, se solo un piatto, una pentola od una ciotola, veniva accidentalmente in contatto con della carne di maiale, la stessa stoviglia doveva venire distrutta: rotta in mille pezzi, tanto da rendersi inservibile!
Queste prescrizioni, che in forma attenuata troviamo ancora ai giorni nostri presso le popolazioni di religione mussulmana, avevano comunque una loro ragione d’essere. Devi sapere che ai tempi di Gesù in Palestina non esistevano impianti fognari ed i liquami scorrevano liberamente lungo le strade fangose. In quelle condizioni era estremamente pericoloso mangiare carne di maiale: animale che, notoriamente, vive in ambienti molto sporchi ed è soggetto ad infezioni dovute ai parassiti. Mangiare carne di maiale non correttamente cotta poteva causare malattie anche piuttosto serie. Spiegare questi concetti ad un popolo affamato non era facile. Così a qualcuno venne in mente di dichiarare immondi i cibi meno raccomandati, nascondendo dietro ad un precetto religioso quella che era soltanto una raccomandazione sanitaria. Stratagemma efficace e, forse, perfino comprensibile. Ma pur sempre una distorsione della Legge di Dio.
Ma l’uomo inventò anche precetti “non alimentari”: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» (cfr. Marco 7,1-13). Pensa, ad esempio, alla proibizione di curare gli ammalati in giorno di sabato: «È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?» (cfr. Marco 3,4). O addirittura al divieto di raccogliere qualche spiga in un campo di grano per sfamarsi: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?» (cfr. Marco 2,25).
Ecco che i farisei, che dovrebbero essere uomini di fede, si arrogano il diritto di dare ordini a Gesù. Non solo. Addirittura pretendono di decidere che cosa sia lecito che il Figlio di Dio faccia e quando.
Può Dio desiderare il male di un uomo? Può Dio desiderare che questo paralitico sia condannato a non utilizzare la sua mano destra soltanto perché l’incontro con Gesù avviene in giorno di sabato? Può Dio condannare dodici uomini, insieme al proprio Figlio Unigenito, a patire la fame, solo perché in giorno di sabato non si può compiere nessun lavoro nei campi? Può Dio desiderare che, proprio in nome di quella religione che dovrebbe rappresentare amore per ogni uomo, alcune persone vengano escluse dai sacramenti, o venga impedito loro di guarire, o di ricevere grazie particolari? Può Dio, che non ha esitato neppure un istante a mandare il proprio Figlio a vivere in mezzo a noi imporre limiti alla nostra guarigione, al nostro nutrimento, al nostro cammino? Ovviamente no!
Diffidiamo sempre da una fede che limita, da una fede che castiga sempre e non incoraggia mai, da una fede che impone e non propone. Questa fede non può che essere inquinata!
Un Dio che ci ama a tal punto da permetterci di sbagliare concedendoci il libero arbitrio non può impedire che un paralitico possa recuperare l’uso della propria mano, solo perché non è il giorno giusto sul calendario.
Quando le regole diventano più importanti delle persone allora quelle regole non danno più gloria a Dio. E ogni volta che “il sabato” diventerà più importante della sofferenza anche di un solo ammalato, allora quello stesso giorno non sarà più sacro a Dio. Perché il Signore è quel pastore buono che non esita a lasciare novantanove pecore nel deserto per correre a salvare l’unica che si è smarrita.
«Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» (vv. 20-23). Dovremmo preoccuparci molto di più delle parole che escono dalla nostra bocca, piuttosto che del cibo che vi entra… Ma soprattutto dovremo imparare ad impedire che la nostra anima resti prigioniera di vincoli inventati dall’uomo ed a liberarla sulle ali dell’amore che viene da Dio! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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