+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,1-5)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Parola del Signore
Mia bisnonna si chiamava Benvenuta. E’ tornata alla casa del Padre, ormai alcuni anni fa, alla veneranda età di 104 anni. Donna molto pia, trascorreva le sue giornate leggendo, con l’aiuto di una lente di ingrandimento, le preghiere scritte sul retro delle sue moltissime immaginette sacre. Quando i suoi occhi si stancavano troppo li socchiudeva, riponeva la lente in un borsellino, ed iniziava a sussurrare il Rosario.
Perchè vi parlo di lei? Perchè aveva un’abitudine che mi faceva sorridere: non si rendeva conto della sua età… così, parlando di alcune sue amiche, spesso si riferiva loro chiamandole “quella vecchietta”… peccato che le “vecchiette” in questione fossero settantenni… mentre la mia nonnina di anni ne aveva oltre cento. Non se li sentiva però!
Così spesso siamo noi: non ci rendiamo conto della gravità dei nostri peccati, mentre siamo sempre pronti a condannare quelli che vediamo nei nostri amici e conoscenti: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (v. 3).
Già… perchè? Perchè il nostro orgoglio ci acceca e non ci permette di vedere i nostri difetti, le nostre manchevolezze. L’uomo poi è un campione nell’evidenziare il male degli altri per cercare di “scusare” il proprio. Giudicare il prossimo, allo scopo di nascondere (spesso anche a se stesso) le proprie manchevolezze.
Ma Gesù ci mette in guardia: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi” (vv. 1-2).
Ricordiamo sempre che Gesù “Non è venuto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo” (cfr. Gv 12,47). Egli ha anche detto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). Il Figlio di Dio, nella sua immensa bontà e misericordia, si è fatto uomo per stare vicino a noi, per aiutarci a guarire dai nostri mali, per perdonare i nostri peccati.
Il Signore non solo ci invita a non giudicare i nostri fratelli, ma ci raccomanda: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36). Eccolo, il collirio di Gesù: il perdono e la misericordia per guarirci dalla cecità dell’orgoglio e del peccato. Il collirio che farà cadere la trave dal nostro occhio.
Dopo… quando noi avremo riconosciuto i nostri peccati a noi stessi e davanti a Dio, quando ci saremo riconciliati con Dio e con i fratelli, solo allora potremo pensare alla pagliuzza: “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (v. 5). E questa si chiama correzione fraterna, cosa buona e giusta, purchè alla base ci siano umiltà, amore e misericordia: “Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione” (Galati 6,1).
Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Uso spesso il collirio di Gesù, oppure sono sempre pronto a giudicare gli altri? Riconosco i miei peccati? Chiedo il perdono tramite il Sacramento della Riconciliazione?
Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che siano sempre amorevoli e misericordiosi con i loro fratelli.
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “Cristo e l’adultera”, del pittore tedesco Lucas Cranach “il vecchio”, 1565 circa, olio su calce, 82,5 x 121 cm, Museo delle Belle Arti di Budapest
Alessandro Ginotta
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