Hai mai vissuto con trepidazione un evento straordinario? Immagina Zaccaria, un sacerdote anziano, che incontra l’Arcangelo Gabriele. La visione lo lascia senza parole, letteralmente. Nove mesi dopo, arriva il momento del parto: nascerà Giovanni Battista e Zaccaria riacquisterà la parola per declamare uno dei cantici più belli della Bibbia.
Il mio in(solito) commento a:
Giovanni è il suo nome (Luca 1,57-66.80)
Gli angeli, dal greco “ánghelos” che significa messaggero, sono inviati di Dio. Alcuni, come gli arcangeli, appaiono solo in circostanze solenni. San Gabriele, il Messaggero per eccellenza, ha il compito di annunciare il Vangelo.
Povero Zaccaria… L’Arcangelo Gabriele non è stato tenero con lui. Zaccaria dubitava della nascita del figlio: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni” (Lc 1,18). Gabriele rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo” (Lc 1,19-20).
Quando la fede vacilla, diventiamo tutti un po’ muti. Senza fede non affrontiamo le sfide della vita: vacilliamo, cadiamo. Zaccaria non poteva neppure benedire la gente: “faceva al popolo dei cenni e restava muto” (Lc 1,22).
Ma il silenzio non è un semplice “vuoto”. È un vuoto di parole, sì, ma può essere prezioso per la meditazione, per ripensare agli errori, chiedere perdono, crescere dentro. E Zaccaria ha fatto proprio questo.
L’Ecclesiaste dice: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, […] un tempo per tacere e un tempo per parlare” (Ecclesiaste 3,1-7). Per Zaccaria è stato tempo di tacere, per Giovanni Battista di nascere. E ora, nella gioia, per Zaccaria torna il tempo di parlare, declamando il Benedictus.
Quando sentì i vagiti del figlio, Zaccaria chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. “Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio” (Lc 1,63-64).
Vivi questo momento con Zaccaria:
“Vieni qui, mettiti accanto a questo anziano miracolato, che si credeva prossimo alla morte senza eredi ed ora assiste alla nascita del proprio figlio. Accompagnalo mentre alza le braccia al cielo e vivi con lui l’intensità delle sue parole:”
“Benedetto il Signore, Dio di Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo
e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,
salvezza dai nostri nemici
e dalle mani di quanti ci odiano;
così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo nostro padre
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore in santità e giustizia
al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte,
e dirigere i nostri passi sulla via della pace”
(Luca 1,68-79).
La fede ritrovata, o meglio, “rinnovata”, esplode in tutta la sua potenza. La vita, un dono del Signore, è ben rappresentata dal nome Giovanni, che significa “dono di Dio”. Queste sono le parole che Zaccaria incide sulla tavoletta: dono di Dio!
Nel silenzio, Zaccaria ha custodito la sua fede come una perla in uno scrigno, pronta a emergere nel momento opportuno. Il dubbio dell’anziano sacerdote non ha fermato la mano di Dio. Giovanni Battista è nato, la “Voce di colui che grida nel deserto”.
“Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri”
(Marco 1,2-3)
Chiediamo a Dio la capacità di riflettere sulle nostre mancanze e migliorarci. Spesso restiamo indifferenti alla sofferenza altrui, egoisti ed invidiosi. Ma Dio elargisce il suo amore a ogni creatura e siamo noi a non accoglierlo. Inutile lamentarsi se rifiutiamo il suo amore.
Eppure, in mezzo alla malvagità, arriva Dio. Arriverà per noi, come per Israele duemila anni fa. Ci salverà dai nostri vizi, dalle nostre piccolezze e cattivi pensieri. Perché questo è il suo volere: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39).
Dio non lasci mai muta la tua anima. Le conceda sempre la grazia di cantare e declamare l’amore che riceve dal cielo. L’amore che accarezza, salva e rincuora ciascuno di noi #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!