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La correzione fraterna

Il dipinto di oggi è: “Sacro cuore di Gesù”, di autore francese della prima metà del XIX secolo, Reims, Collezione privata

Quando litighi, non dimenticarti di amare! Se c’è un problema, se tuo fratello sbaglia, è proprio lì che c’è più bisogno di te.

il mio in(solito) commento a:
Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello (Matteo 18,15-20)

Capita a tutti di avere un diverbio con un collega, con un amico o un parente… può succedere a chiunque. Ad un certo punto della vita due punti di vista si scontrano, un modo di fare non ci garba, un’omissione ci pare troppo grave per essere taciuta. E così, qualche volta, alziamo la voce. In questo brano di Vangelo Gesù ci parla della correzione fraterna. Ed è sorprendente come Gesù non ci chieda di non entrare in conflitto. Semplicemente ci raccomanda: “quando litighi, non dimenticarti di amare”. Se c’è un problema, se tuo fratello sbaglia, è proprio lì che c’è più bisogno di te. E’ proprio lì che serve il tuo amore.

La correzione fraterna non è denuncia, non è parlare alle spalle di qualcuno, e non è neppure ergersi in cattedra a dettare regole. No. Semplicemente si tratta di mostrare, con amore, dov’è l’errore a chi sbaglia.

Certo, potremmo ingannarci da soli e, accecati dall’orgoglio, potremmo ritenere di avere ragione quando, in realtà, abbiamo torto. Ma anche questo si può superare con l’amore. Ed è per questa ragione che dopo il dialogo a tu per tu (cfr. v. 15), Gesù ci suggerisce di coinvolgere una o due persone e parlare di nuovo con il fratello che noi riteniamo stia sbagliando (cfr. v. 16). Tutti insieme ci si potrà confrontare e, se siamo noi a sbagliare, potrà emergere più facilmente. Se poi questo fratello sarà proprio testardo, e non vorrà ammettere di aver sbagliato, allora anche il coinvolgere tutta la comunità può essere un atto d’amore. Purché si agisca con la massima cautela ed il massimo rispetto (cfr. v. 17). L’insegnamento di una comunità, di un gruppo di persone o di un singolo, può essere un tesoro per chi, cogliendo questi spunti di riflessione, si accorgerà di essere in difetto.

E quando c’è l’amore, quello vero, quello che ci ha mostrato Dio nella parabola del padre buono, allora lo stesso amore farà in modo che la correzione non sia un rimprovero fine a se stesso, un dettare legge dall’alto di uno sgabello, ma un gesto inclusivo d’amore. Una carezza che serve a riportare, chi si è allontanato, a far parte della famiglia, ancora più accolto, ancora più amato di prima.

Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Luca 15,20). E’ questo l’amore che Gesù ci chiede di usare nella correzione fraterna. Non il pubblico scherno, ma il cuore aperto di un padre che sa comportarsi da padre anche con il figlio che non ha saputo agire come un figlio. Un padre che ama e che vuol fare festa: “Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa” (Luca 15,22-24). Ancora una volta vediamo Dio che perdona e non castiga. Dio che ci ama e che ci accoglie.

Dio desidera che noi, che siamo fatti a sua immagine e somiglianza, sappiamo comportarci come lui. Correggere benevolmente ed accogliere. Non castigare. Ecco il significato di questo splendido brano di Vangelo che ci avvicina al cuore di Dio. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Sacro cuore di Gesù”, di autore francese della prima metà del XIX secolo, Reims, Collezione privata

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