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Cosa si deve fare per essere davvero felici?

Cosa si deve fare per essere felici?

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,27-29)

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Parola del Signore

Gv 12,44-50

Dov’è il fulmine? Sapete amici, ogni volta che leggo questo brano di Vangelo mi vien sempre da staccare un attimo gli occhi alla domanda di San Pietro. Temo per lui… (lo dico con il sorriso sulle labbra). Mi aspetto… che un fulmine scenda dal cielo… questo a maggior ragione se inquadriamo l’episodio leggendo i versetti immediatamente precedenti. Sapete quali sono? Quelli che parlano del giovane ricco e del cammello che passa per la cruna dell’ago!

Gesù ha appena finito di spiegare al ragazzo: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19,21). Poi la nota frase: “Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Mt 19,24). E, a questo punto…

A questo punto San Pietro pone la sua domanda: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?” (v. 27). Ma il fulmine non arriva.

Gli apostoli sono uomini, e come tali sono imperfetti: ciascuno ha i propri limiti. Proprio come noi, gli apostoli sbagliano, imparano, crescono e Dio non è un giudice severo, ma un Padre buono che educa i propri figli. Gesù stesso ha detto: “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47). Cristo è la luce che illumina il mondo: “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12,47).

Dunque Gesù non punisce la “sfrontatezza” di San Pietro, nè si arrabbia per la domanda fuori luogo. E’ evidente che gli apostoli non hanno ancora capito. Pietro è un pescatore e, in questo momento, ragiona ancora come gli viene naturale: “vendo il mio pesce ricavo del denaro“. Gli apostoli non hanno ancora ricevuto lo Spirito Santo, non hanno ancora raggiunto la loro maturazione spirituale.

San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, scrive: “Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1 Corinzi 13,10-12).

Gesù allora fornisce a Simon Pietro due risposte: la prima rivolta al “pescatore” Simone: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto” (v. 29). La seconda rivolta a Pietro, il “primo tra gli apostoli”: “Quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele” (v. 28). Ricordate?Beato sei tu, Simone, figlio di Giona […] E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (cfr. Mt 16,13-19).

San Pietro (ed anche noi) seguendo Gesù non perderà nulla, ma guadagnerà cento volte di più. Al discepolo che abbandona tutto per seguire Gesù non mancherà mai il nutrimento. Come recita il Salmo 55: “Getta in Dio la tua preoccupazione ed egli ti nutrirà“.

Non si deve preoccupare San Pietro; non ti devi preoccupare cara amica; non ti devi preoccupare caro amico: se sapremo affidarci totalmente a Dio, se seguiremo la sua Parola, se ci metteremo al servizio dei poveri, degli ammalati, degli anziani, degli scartati… Egli provvederà a tutto per noi: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6,26). E ancora: “Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro” (Mt 6,28-29). Dio non abbandona i suoi figli (cfr. Salmo 36,27).

Pensiamo ai primi apostoli, ma pensiamo anche ai sacerdoti di oggi. Hanno “abbandonato” la loro famiglia, ma quanti fratelli e sorelle hanno trovato nel mondo? Forse non più di cento volte tanto? Ho scritto “abbandonato” tra virgolette, perchè non si tratta di perdere, ma di guadagnare: non si abbandona nessuno. I fratelli nella carne restano fratelli anche nella fede, solo… se ne acquisiscono tantissimi altri. E’ la gioia piena!

…E quando, sazi di giorni, raggiungeremo il Paradiso, allora avremo ottenuto “in eredità la vita eterna” (v. 29). “Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5,12). Tutti i nostri affanni terreni, il denaro, la casa, il lavoro… non avranno più peso: “Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Cor 4,17-18). “Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra” (Colossesi 3,2).

Non si tratta di rinunciare al denaro, ma di metterlo a frutto per una buona causa. Impiegarlo per il bene.

Sì perchè, come ha ricordato Papa Francesco: il sudario non ha tasche. Se qualcuno accumula soltanto per sé, cosa gli succederà quando sarà chiamato da Dio? Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore vuoto di Dio. In un cuore posseduto dalle ricchezze non c’è posto per la fede. Se invece si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze.

E, senza affanni, sarà gioia piena!

Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco!

#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂

Cosa si deve fare per essere felici?

L’immagine di oggi è un dettaglio dall'”Assunzione della Vergine” affresco del pittore italiano Antonio da Correggio, 1526-30, 10,9 x 11,95 m., cupola del Duomo di Parma

Alessandro Ginotta

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