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Che cosa vuol dire evangelizzare?

Che cosa vuol dire evangelizzare?

Lascia che ti racconti una storia. Una di quelle che dimostra come, spesso, le azioni parlano molto più forte delle parole.

Il mio in(solito) commento a: Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi (Lc 9,1-6)

Nei miei libri parlo spesso delle “Pagine viventi di Vangelo”. Ma sai una cosa? Quelle pagine siamo noi. Sì, proprio noi: persone comuni che, nel quotidiano, agiscono seguendo la propria coscienza e, soprattutto, il cuore.

Gesù ha bisogno di noi. Non di eroi, ma di persone autentiche che, con il loro esempio, illuminano il mondo. Persone normali, che vivono vite normali, ma che, con ogni gesto, esprimono quei valori che Gesù ci ha insegnato. Un semplice studente, un operaio, un fornaio, un medico… chiunque può diventare una pagina vivente del Vangelo nel momento in cui incarna questi insegnamenti.

Dio ci ha fatto un dono unico: a ciascuno di noi ha dato qualcosa di speciale. Qualcuno sa dare consigli saggi, qualcun altro è pronto a servire gli altri anche nelle situazioni più difficili, c’è chi consola, chi sa parlare al cuore. Ma tu, sì proprio tu, ti sei mai chiesto qual è il tuo dono? Qual è il talento che Dio ti ha dato per fare del bene e aiutare gli altri?

La risposta è una sola: qualunque sia il seme che Dio ha piantato in te, il tuo compito è farlo crescere, fino a vederlo fiorire. E oggi, come duemila anni fa, Dio invia persone – noi – per le strade del mondo. Il nostro compito è portare la Buona Novella, ma non con parole vuote. No, non basta parlare. Dobbiamo agire. Con le nostre azioni, possiamo davvero toccare il cuore di chi è lontano da Dio.

Un sacerdote che conoscevo, un caro padre Vincenziano, raccontava spesso questa storia: «Un giorno, san Francesco, uscendo dal convento, incontrò frate Ginepro, un frate semplice e buono, a cui Francesco voleva molto bene. “Frate Ginepro,” gli disse, “vieni, andiamo a predicare.” “Ma padre mio,” rispose Ginepro, “Sai bene che non ho istruzione. Come potrei parlare alla gente?” Ma san Francesco insistette, e così andarono. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per i lavoratori nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, soprattutto a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con gli anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente d’acqua. Dopo aver attraversato la città più volte, san Francesco disse: “Frate Ginepro, è ora di tornare al convento.” “E la nostra predica?” chiese frate Ginepro. “L’abbiamo fatta… l’abbiamo fatta,” rispose san Francesco con un sorriso.»

Ecco, spesso le azioni predicano meglio delle parole.

#Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “San Francesco abbraccia il Crocifisso” di Bartolomé Esteban Murillo, 1668, olio su tela, Museo delle belle arti di Siviglia

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