C’è chi si sforza di essere sostanza e chi… si accontenta di essere apparenza. L’arguzia di Gesù nell’invettiva ai farisei
Il mio in(solito) commento a:
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle (Mt 23,23-26)
Gesù sa anche essere spiritoso: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!” (v. 24). Sono le parole che rivolge ai farisei, rimproverandoli: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!” (vv. 25-26). Nel viaggio senza ritorno che lo condurrà Gerusalemme, Gesù, in molte occasioni, sottolinea il comportamento dei farisei: puliti fuori (candidi all’apparenza), ma sporchi dentro (ambigui e falsi). Se, da un lato, i farisei ostentano una religiosità formale ed eccessiva, dall’altro, nella loro vita di tutti i giorni, simulando buoni sentimenti, si dimostrano più distanti da Dio dei peccatori che tanto stigmatizzano: “Amano passeggiare in lunghe vesti, ed essere salutati nelle piazze, e avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; essi che divorano le case delle vedove e fanno lunghe preghiere per mettersi in mostra” (Marco 12,38-40).
Ed ecco che, in questo brano, con arguzia, li rimprovera così: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza” (vv. 24-25). Scribi e farisei sono talmente concentrati sui più piccoli errori della gente comune che perdono di vista “la trave nei loro occhi” (cfr. Matteo 7,1-5).
Ma il loro peggior peccato è un altro: “Essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente” (Matteo 23,3-5). Che cosa vuol dire? Come conoscitori delle Scritture le interpretavano, purtroppo spesso a loro vantaggio. Così creavano rigide regole per coprire le loro azioni scorrette, spesso spacciando come provenienti da Dio tutta una serie di norme, che in realtà dipendevano soltanto dal calcolo della ragione dell’uomo.
Non c’è mai limite al peggio! Così, oltre a formulare leggi e precetti (ce n’erano ben 613 a regolamentare ogni aspetto della vita, dal cibo all’abbigliamento, fino a cosa fosse lecito o meno fare), farisei, scribi e dottori della Legge, smarrirono completamente ogni legame con le ragioni che portarono, originariamente, alla formulazione di tutte queste regole. Così le regole stesse divennero più importanti delle persone che dovevano salvaguardare. Triste. Molto triste.
È questa la peggiore ipocrisia che Gesù proprio non accetta:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (Marco 7,6-7).
No. Dio non ci vuole rigidi e bacchettoni, non desidera che noi viviamo con l’assillo di rispettare alla lettera centinaia di precetti severi. Dio non cerca farisei che continuamente si battano il petto e non vuole neppure automi che obbediscano ciecamente a leggi che non comprendono. Se fosse così non ci avrebbe creati liberi… ed anche un po’ testardi. Un po’ come Lui, che si ostina ad amarci, anche quando lo respingiamo, anche quando lo rinneghiamo, anche quando facciamo di tutto per allontanarci da Lui. D’altra parte, noi siamo stati creati a sua immagine (cfr. Genesi 1,26)…
Questo Dio che ci ama oltre ogni ragione, desidera una cosa sola: salvarci. “La volontà del Padre che mi ha mandato è questa: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato, ma li risusciti nell’ultimo giorno” (Giovanni 6,39). Sono chiare le parole di Gesù: il Padre cerca la nostra salvezza e desidera donarci la Vita Eterna. E quale moneta ci comprerà il Paradiso? L’Amore! Sì amici, per mezzo dell’Amore, anche noi risorgeremo.
L’Amore inarrestabile, incontenibile, incondizionato che Dio prova nei nostri confronti fa sì che chiunque abbia la possibilità di salvarsi. Dio, infatti, ci ama per primo. Egli non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che susciti il suo Amore, ma lo fa perché Egli stesso è Amore, e l’Amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi.
E, come un padre ama le sue creature, Dio ama ciascuno di noi, come noi siamo, ci ama sempre, tutti, buoni e cattivi. E chiunque di noi, come san Disma, detto il buon ladrone, potrà rubare il proprio posto in Paradiso pentendosi dei propri peccati. Di qualunque entità essi siano. Anche i più gravi. Anche i più terribili.
Perché Dio è più grande. Sì amici cari, il concetto di Dio è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione, è qualcosa di così smisuratamente vasto che non lo possiamo neppure immaginare. E non possiamo neanche figurarci la sua infinita bontà.
#Santanotte amici. Dio ci renda capaci di essere e non solo di apparire; ci aiuti ad essere concreti e non solo parole; ci aiuti ad essere meno regola e più amore. Dio vi e ci benedica tutti amici cari!
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!