Oggi, con un po’ di fantasia, osserveremo Dio nell’istante in cui esce dall’infinito, per incarnarsi in un Uomo.
Il mio in(solito) commento a:
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (Giovanni 6,52-59)
In un essere umano la parola nasce con la forma di un’idea nella mente, poi arriva fino ai polmoni e si trasforma in un soffio che si fa strada attraverso le labbra. Ma, se è vero che noi siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, osando un po’, potremo immaginare che cosa accade sostituendo alla parola con la “p” minuscola, quella con la “P” maiuscola. Ossia, potremo osservare un pensiero che nasce dentro Dio, prende forma nel suo cuore, si spinge fino ai polmoni, per poi cavalcare lo Spirito Santo e viaggiare con un soffio fino alle sue labbra per vibrare nello spazio infinito.
Se la Parola è il Vangelo, allora abbiamo appena assistito al miracolo della Parola che diventa viva: da idea a immagine concreta: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (cfr. Giovanni 1,1-3). È suggestivo immaginare così la Creazione: da un’idea all’universo. Ed è perfino più facile capire perché Gesù abbia definito tempio il suo corpo: perché il suo corpo è la casa di Dio! Il luogo dove batte il suo cuore, dove nascono i suoi sentimenti, dove si formano i suoi pensieri, dove scorre il suo preziosissimo sangue. Dove un’idea (come nella creazione) può diventare concreta realtà.
È un mistero grande: un Dio sconfinato che azzera le distanze facendosi Uomo. Il Creatore che si confonde con le sue creature. Come la Parola, Dio si incarna in un Uomo e viene ad abitare in mezzo a noi, per provare le nostre emozioni, per abbracciarci, per consolarci, per guarirci, per liberarci e proteggerci dal male, per sfamarci e perfino per farsi Pane per noi. Così scopriamo di dover fare ancora un altro salto in avanti, con la fantasia e la nostra fede, per renderci conto che Gesù-Eucarestia desidera entrare dentro di noi e dimorare nel nostro corpo.
Perché la casa del Signore siamo noi. Dio non abita in templi fatti dall’uomo: “L’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta: Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?” (Atti 7,48-50).
Si chiude così il viaggio di Dio che parte dall’infinito e termina dentro di noi. Anzi, no, non si chiude, perché attraverso di noi, la Parola diventa parola che può portare Dio a chi è distante da Lui. Ecco che entriamo in gioco noi: Il “miracolo” che Gesù desidera è il far entrare il Vangelo nella nostra vita di tutti i giorni. Dobbiamo abbandonare l’atteggiamento di ascoltatori passivi della Parola ed imparare a farla scorrere nelle nostre vene, a farla diventare il lievito delle nostre giornate, quel sale che porta il sapore nelle nostre vite, quella scintilla che illumina il nostro mondo. Gesù ci attende, nel nostro lavoro di ogni giorno, nello studio, nella vita normale. Gesù ci chiede di vivere fino in fondo, facendo nostri i valori del Vangelo. Egli desidera che noi stessi diventiamo pagine viventi di Vangelo, comportandoci in ogni situazione come meglio la nostra coscienza ci suggerisce e mai come sarebbe più comodo. Ecco il miracolo che ci chiede Gesù!
E noi riusciremo in questo quanto più ci ciberemo della sua Parola. Quanto più parteciperemo all’Eucarestia, nutrendoci di Lui, vero Pane, vero Sangue. Cristo, Verbo incarnato, si fa Pane spezzandosi per noi. Contemporaneamente Gesù, Pane del cielo, si fa Parola per sfamare il nostro spirito. E, nello stesso tempo, si fa Maestro ed esempio per ciascuno di noi.
Sì, perché quando Cristo entra dentro di noi, per davvero, allora scuote i pilastri della nostra anima e ci trasforma: cancella il nostro peccato, passa sopra i nostri errori, e ci rende migliori. Pensiamo a Zaccheo, piccolo imbroglione, che sente l’impulso di salire su un albero per vedere Gesù. Ebbene, in quell’istante, si trasformerà in un benefattore desideroso di restituire tutto quanto aveva rubato e truffato. Pensiamo a san Disma, che dopo una vita di furti, si convertirà sulla croce: il primo santo canonizzato da Cristo in persona è stato un ladrone convertito! E che dire di Saulo, che dal più accanito dei persecutori dei cristiani, si trasformò nel più prolifico degli apostoli, convertito da Gesù apparsogli in un lampo, lungo la via di Damasco?
Qualunque sia il peccato che abbiamo commesso, qualsiasi sia la distanza che ci separa da Cristo, in un istante possiamo tornare a Lui. Cambiare vita e diventare persone migliori. Possiamo perfino raccogliere l’invito di Gesù e farci pagine viventi di Vangelo per far battere la parola nel cuore custodito dentro al tempio della nostra vita #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!