“«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria Vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica”.
(Solenne definizione della Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus, Papa Pio XII, 1° novembre 1950)
Il 15 agosto la Chiesa celebra la solennità dell’Assunzione in cielo della Beatissima Vergine Maria. Nei secoli i Padri della Chiesa ci hanno lasciato svariate testimonianze di quanto il Papa Pio XII decise di proclamare solennemente come dogma di fede: “L’Immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo“.
Come Gesù, dopo la Risurrezione, è Asceso al cielo, così anche la Vergine Maria è stata assunta in Paradiso. Anticipazione di quanto accadrà a tutti noi alla fine dei tempi, durante il Giudizio Universale, quando l’anima di tutti i defunti si riunirà al corpo.
Leggiamo nel Vangelo di Luca: “Perché siete turbati e sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le miei mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho“. (Lc 24,39). Gesù, dopo essere risorto, è apparso più volte ai discepoli, ha mangiato con loro, si è fatto toccare… Egli è dunque risuscitato in anima e corpo ed in anima e corpo è salito al cielo: « Egli [Gesù] si mostrò ad essi [gli Apostoli] vivo, dopo la sua Passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio […] Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. » (Atti, 1,3-11).
Scrive San Paolo: «Ma qualcuno dirà: “Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?”. Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore, e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco […]. Si semina corruttibile e risorge incorruttibile. […] È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità» (1 Cor 15,35-37.42.52-53).
E’ un mondo triste quello di oggi, dove vige la legge del “solo io e niente Dio”: edonismo, individualismo e materialismo vorrebbero farci credere che la morte sia la fine di tutto. Il demonio, proprio lui, sussurra alla nostra carne e la spinge a cercare tutti quei piaceri che la corrompono, facendoci cadere in una spirale di peccato che sì… quella ahimè può condurci alla morte eterna: Gesù ha detto: “…due sono le vie: una stretta ed angusta che porta alla vita, e pochi sono quelli che la prendono; l’altra larga e spaziosa che porta alla perdizione, e molti sono quelli che vi si incamminano” (Mt 7,13-14). Cercando i piaceri della carne crediamo di vivere, ma in realtà scegliamo di non vivere. Ci auto-releghiamo all’inferno, ci auto-condanniamo alla non-vita, proprio come vorrebbe il demonio.
Ma l’amore che Dio nutre per noi è infinito, così come infinita è la sua Misericordia. Allora, anche il peccatore più incallito, anche chi si è macchiato dei peccati più gravi, può confidare nel perdono di Dio. Ricordate il buon ladrone? “«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!». «In verità ti dico: Oggi sarai con me in Paradiso»” (Lc 23, 42-43) Non dobbiamo mai ascoltare la voce del serpente, nè quando, con le lusinghe, cerca di allontanarci da Dio, nè quando tenta di farci sprofondare nella depressione e cerca di convincerci che, per noi, non ci sia via di scampo, che la nostra anima sia irrimediabilmente dannata e che non si possa più fare nulla per raggiungere la salvezza.
Dio non è un giudice severo, pronto a castigare, ma un Padre amorevole, sempre disposto a perdonare. Certo dobbiamo desidereare il suo perdono; dobbiamo essere disposti ad accettarlo; dobbiamo essere sinceramente pentiti ed avere il proposito di non peccare più. Ma non importa quante volte sbagliamo, non importa quante volte cadiamo, quel che conta è essere sempre pronti a rialzarci, a gettare le nostre braccia in quelle di Dio, sempre aperte e desiderose di accoglierci, di stringerci a sè, di aiutarci ad uscire dalla palude dei nostri errori, a salvarci dal dirupo del nostro peccato.
Allora oggi più che mai, cari amici, rivolgiamoci alla Vergine Maria Assunta in cielo e chiediamole di intercedere per noi verso il Padre. Sì, perchè anche in questo vediamo che Maria è nostra Madre: qualche volta i bambini che desiderano qualcosa, temono di chiederla direttamente al loro padre, e preferiscono rivolgersi alla mamma. Lei sa come e quando avvicinare il papà e presentare la richiesta in modo tale che venga accolta. Così è per noi Maria, ascolta le nostre preghiere e le presenta al Padre perchè vengano esaudite. Intercede per noi.
In questo giorno dell’Assunzione di Maria al cielo preghiamo la Vergine di guidarci a Gesù: “Ad Jesum per Mariam” scriveva San Luigi Grignon de Monfort. Maria ci aiuta e ci guida nel nostro cammino verso Cristo e la Santissima Trinità, principio e fine ultimo di ogni cosa. Un cammino che Lei, Maria, conosce bene, avendolo percorso dall’istante del primo sì, fino all’Assunzione in Cielo.
Il dipinto di oggi è “L’Assunzione della Vergine”, del pittore italiano Andrea del Sarto, 1530, olio su pannello, 309×205 cm, Palazzo Pitti, Firenze
Alessandro Ginotta
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