Quando tutto attorno a noi va al contrario e non riusciamo a trovare una via d’uscita, siamo ancora disposti a credere in un miracolo?
Il mio in(solito) commento a:
Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora (Giovanni 7,1-2.10.25-30)
Capitano nella vita terribili momenti, in cui dolore e sofferenza ci piombano addosso. Sono periodi tristissimi, pervasi dalla sensazione che l’intero mondo stia crollando su di noi, ferendoci e schiacciandoci con il suo peso.
Quando proprio non si può più far nulla, quando il mondo ci presenta un destino che appare implacabile ed ineludibile, invitandoci a rinunciare ad ogni speranza, siamo ancora disposti a credere nel miracolo? Accettiamo l’idea che Dio, oltre ad esistere come entità astratta, sia davvero un Padre buono che sta sempre accanto a noi, pronto ad aiutarci e a risollevarci ad ogni inciampo? Gli diamo la possibilità di intervenire nella nostra vita rinunciando al contagio della cinica diffidenza che dilaga in questi tempi attorno a noi?
Tante volte le persone soffrono perché sono scoraggiate: pensano che nulla possa cambiare la loro situazione. Sono convinte che niente potrà mai restituire loro la serenità. Eppure il Vangelo ci insegna a sperare sempre, anche contro ogni speranza (cfr Rm 4,16-25). Perché: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).
Sì, il Dio che ci ha creati dal nulla, per farci simili a Lui. Il Dio che ha lasciato le comodità dei cieli per incarnarsi e venire a camminare in mezzo a noi, su questa terra malata. Il Dio che, per noi, ha addirittura versato la sua vita, donandoci pure l’impossibile. Il Dio che ha risuscitato Lazzaro ed il figlio della vedova di Nain. Il Dio che ha sfamato una moltitudine di cinquemila uomini spezzando cinque pani e due pesci. Il Dio che ha ridato la parola ai muti, l’udito ai sordi e la vista ai ciechi. Il Dio che ha vinto la Croce… Questo Dio può! Si può aiutarci a modificare il nostro destino. Questa è la nostra fede: Lui potrà trasformare il più grave dei problemi in un’opportunità. Dio potrà trasformare la nostra tristezza in gioia. Basterà avere fede in Lui. La fiducia è l’unico requisito che ci viene richiesto.
Pensiamo a Gesù, catturato, maltrattato, torturato, denudato, inchiodato ad una croce e trafitto con una lancia. Una situazione angosciante, che chiunque considererebbe senza scampo. Eppure, anche in questo caso così disperato, Gesù ci ha insegnato a sperare.
Perché è proprio l’ora più buia quella che precede l’alba. Così, anche quando ci troviamo inchiodati ai nostri problemi, non dobbiamo smettere di coltivare la speranza. Dobbiamo permettere a Gesù di amarci ed essere capaci di restituirgli il suo amore. Credere in Lui. Ed anche il peggiore dei pianti si muterà in sorriso.
Così, la prossima volta che accadrà qualcosa “che sembrerà impossibile” non siamo precipitosi nel decretare la nostra sconfitta davanti al mondo, ma impariamo ad aprirci al soprannaturale, confidando nel grande mistero di Dio che può tutto ed è più grande di tutto. Perché, come ha osservato Papa Francesco durante la Veglia Pasquale del 2021: “E’ possibile ricominciare sempre, perché c’è una vita nuova che Dio è capace di far ripartire in noi al di là di tutti i nostri fallimenti. Anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova“.
Sì, amici cari, perché la fede che Dio ci chiede è una forza rivoluzionaria che agisce dentro e fuori di noi. È la fede che non si piega al ricatto della realtà, ma che la trasforma, permettendo, anche all’impossibile, di accadere. E’ una fede coraggiosa, che non si ferma davanti a nulla e nessuno. E’ una speranza contro ogni speranza.
#Santanotte amici. La luce che brilla dentro di voi, quella scintilla che Dio stesso ha messo nella vostra anima, resti sempre accesa, capace di rischiarare anche i momenti più bui. E’ questa luce di speranza che ci parla di Dio.
Alessandro Ginotta
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