Credere nei sogni: no, non è (solo) una di quelle frasi che troviamo nell’incarto di qualche cioccolatino, ma è una capacità fondamentale per la nostra vita
Il mio in(solito) commento a:
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore (Matteo 1,16.18-21.24)
Hai mai notato che nei dipinti San Giuseppe viene spesso rappresentato con uno stelo di fiori in mano? Un’antica leggenda racconta che San Giuseppe, insieme a tutti gli altri uomini della città, venne convocato dai grandi sacerdoti, perché si doveva scegliere chi sarebbe stato il marito della giovane Maria. Ti va di leggere insieme a me questo racconto da un testo antico?
Eccola: Il sacerdote allora disse: “Chiunque non ha moglie, venga domani e porti in mano un bastone”. Avvenne così che Giuseppe, insieme ai giovani, portò un bastone. Dettero i loro bastoni al sommo pontefice, questi offrì un sacrificio al Signore Dio e lo interrogò. Il Signore gli rispose: “Introduci i bastoni di tutti nel santo dei santi; i bastoni restino lì. Ordina poi loro che vengano da te domani a riprendere i loro bastoni; dalla cima di un bastone uscirà una colomba e volerà in cielo. Maria sarà data in custodia a colui nella cui mano il bastone restituito darà questo segno”.
Il giorno dopo tutti giunsero assai presto. Il pontefice, compiuta l’offerta dell’incenso, entrò nel santo dei santi e trasse fuori i bastoni. Distribuitili tutti, da nessun bastone uscì la colomba. Il pontefice si rivestì allora con i dodici campanelli e con la veste sacerdotale, entrò nel santo dei santi, accese il sacrificio ed elevò preghiere. Apparve l’angelo del Signore e gli disse: “C’è qui un bastone piccolissimo, del quale tu non hai fatto caso alcuno, l’hai messo con gli altri, ma non l’hai tirato fuori con essi. Quando l’avrai tirato fuori e dato a colui al quale appartiene, in esso si avvererà il segno del quale ti ho parlato”. Quello era il bastone di Giuseppe il quale, essendo vecchio, era avvilito di non poterla prendere; perciò neppure lui voleva ricercare il suo bastone. Mentre se ne stava umile e ultimo, il pontefice con voce chiara gli gridò: “Giuseppe, vieni e prendi il tuo bastone, tu infatti sei atteso”. Giuseppe, spaventato che il sommo sacerdote lo chiamasse con tanto clamore, si accostò. Non appena tese la mano e ricevette il bastone, dalla cima uscì fuori una colomba più bianca della neve e straordinariamente bella: dopo avere volato a lungo per le sommità del tempio, si lanciò verso il cielo. (Pseudo Matteo 8,2-3).
Dopo questo excursus un po’ romanzesco vorrei soffermarmi su un altro dei doni di San Giuseppe: la capacità di ascoltare (e di fidarsi di Dio). Abbiamo il coraggio di ascoltare Dio? Tante volte ci lamentiamo, perché il Signore non esaudisce le nostre preghiere, perché ci sembra di essere stati dimenticati da Lui, o di aver subito chissà quale torto… ma noi lo ascoltiamo? Perché Dio parla continuamente alla nostra anima. E lo fa in molteplici modi: con la sua Parola, che è viva e cresce dentro di noi. Attraverso gli eventi che si snodano lungo la nostra vita. E anche attraverso la bellezza della natura, dal fascino di un tramonto all’ordine dell’infinitamente piccolo delle particelle, fino allo smisuratamente grande del cosmo. Quante meraviglie! Ogni cosa attorno a noi ci parla di Dio.
Ma troppo spesso noi ci rifiutiamo di vederlo. Di sentirlo. Di ascoltarlo. E’ come se, per noi, Dio non ci fosse. I doni di Dio, per fiorire e portare frutti richiedono la disponibilità umana. Quella disponibilità che San Giuseppe ha offerto, ascoltando in sogno il volere di Dio trasmesso da un Angelo.
E noi, siamo pronti ad offrire la nostra disponibilità a Dio, quando Egli ci parla? O forse troviamo più semplice “girarci dall’altra parte” e fare finta di nulla? Ascoltare quello che ci dice il Signore, dobbiamo ammetterlo, non è facile perché Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore. Oggi riuscire a raccogliersi per ascoltare diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia e nel chiasso che dominano le nostre città e i nostri quartieri. Ma se riusciremo a togliere tutto il frastuono che ci circonda, allora potremo udire nel nostro cuore la voce di Dio che ci invita ancora oggi: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Ed ecco quello che Dio, proprio oggi, ci chiede di fare: testimoniare con la nostra vita la sua Parola. In questo mondo sordo, lontano e stanco, in questa società individualista ed egoista, abbiamo il preciso dovere di mostrare a chi è distante che Dio c’è e può trasformare le nostre vite!
San Giuseppe interceda per tutti noi e ci ottenga da Dio la capacità di ascoltare, il dono di saper riconoscere il volere di Dio ed il coraggio di metterlo sempre in atto, senza tirarci mai indietro. E BUONA FESTA A TUTTI I PAPÀ! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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