Le porte del carcere non fermano la solidarietà: sono stati raccolti 515 euro
“Spesso la solidarietà mi è stata insegnata proprio dai carcerati che, nonostante tutto, hanno attenzioni particolari verso chi è meno fortunato nella vita”. Sono le parole di Giorgio Borge, delegato carceri dell’Interregionale Piemonte e Valle d’Aosta della Società di San Vincenzo de’ Paoli, che da 26 anni varca i cancelli dei penitenziari per dedicare un po’ del suo tempo libero ai detenuti. E’ nelle sue mani che è stata affidata la somma raccolta, che è stata devoluta in favore delle popolazioni terremotate del centro Italia.
“In tanti casi – prosegue – mi è capitato di vedere delle persone recluse che si occupano in modo ammirevole di altri detenuti economicamente in difficoltà, che non hanno nulla, magari provenienti dalla libertà e frastornati dall’impatto con il mondo della galera”.
Sono 80 gli ospiti delle due sezioni di Alta Sorveglianza della carcere di Saluzzo. In molti stanno scontando pene per reati di associazione mafiosa, tra di loro ci sono anche alcuni ergastolani che si trovano ristretti in carcere per reati particolarmente gravi che ostacolano la concessione dei benefici previsti dalla legge, come permessi premio, assegnazione di lavoro all’esterno, o misure alternative alla detenzione.
“Queste persone – osserva Borge – non hanno nessuna speranza di reinserimento o di progetto futuro”. Tuttavia, proprio da questo ambiente apparentemente così ostile, è partita l’idea di una raccolta fondi da devolvere ai terremotati.
L’eco di quanto accade nel mondo arriva dentro al carcere attraverso la televisione ed i giornali e viene visto e commentato con gli occhi e la testa “di chi vorrebbe in qualche modo essere parte integrante della società, ma è ben consapevole che gli anni di galera da scontare sono un macigno insormontabile e permette loro di farsi apprezzare solo in poche situazioni”.
La colletta effettuata è forse anche un messaggio per dire alla comunità esterna: “nonostante tutto ci siamo anche noi!”. E’ questo davvero un bel gesto, che merita di essere condiviso perché ci parla del cuore dell’uomo.
Il detenuto non necessita soltanto di aiuti materiali, ma anche di attenzione umana, di amicizia, di aiuto a redimersi, a ritrovare se stesso e un giusto ruolo nella società. Per questo gli assistenti volontari penitenziari della San Vincenzo de’ Paoli sono attivi in quasi tutte le regioni italiane ed operano in molte carceri, portando ovunque sostegno morale e materiale. Perché anche in carcere, luogo di emarginazione ed isolamento, l’uomo è capace di amare.
Alessandro Ginotta
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