Il cuore ha sete di perdono: venerdì 7 ottobre, nel carcere di Augusta, 250 detenuti hanno incontrato le autorità. L’evento organizzato dalla Società di San Vincenzo De Paoli.
Il perdono è lo strumento più faticoso in assoluto, ma è l’unico che libera chi lo concede da una gabbia di dolore, offrendo a chi lo riceve la chiave del cambiamento per uscire dalla sua.
Quando ad interrogarsi sul perdono sono gli stessi detenuti del carcere, e quando viene data loro la possibilità di esprimersi, come protagonisti, davanti ad una platea composta da esponenti di rilievo della società civile, del mondo della giustizia e della Chiesa, si percepisce davvero più vicino l’obiettivo di spezzare definitivamente la catena del male.
L’occasione è stata la nona edizione del Premio “Carlo Castelli”, il concorso letterario riservato ai detenuti delle carceri italiane, la cui cerimonia conclusiva si è svolta venerdì 7 ottobre nella Casa di Reclusione di Augusta. L’iniziativa è promossa dalla Società di San Vincenzo De Paoli in collaborazione con il Ministero della Giustizia, con il patrocinio di Camera e Senato.
“Non è stata soltanto la solita premiazione di un bando di concorso – ha dichiarato Antonio Gianfico, Presidente Nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli – ma l’occasione per dare voce ai carcerati su un argomento tanto significativo come il perdono”.
L’impressione a caldo è che l’evento abbia ampiamente superato le aspettative: si sono incontrati per riflettere insieme oltre cento detenuti, alcuni dei quali in regime di alta sicurezza, più di 150 volontari vincenziani, la stampa e le autorità. Erano presenti anche l’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo; il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Santi Consolo; ed il Direttore della Casa di Reclusione di Augusta, Antonio Gelardi.
Tra i relatori del convegno “La libertà del perdono” hanno partecipato: Giovanni Bachelet, che tutti ricordiamo per aver perdonato l’assassino del padre Vittorio Bachelet nel 1980; Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia nel 1983; Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, che ha trovato la morte nella strage di Capaci del 1992; Angelica Musy, moglie di Alberto Musy, ucciso a Torino nel 2012; Renato Balduzzi, membro laico del CSM ed il giornalista Luigi Accattoli.
Alla giuria del premio Castelli sono pervenuti 166 elaborati, provenienti da 80 diversi istituti penitenziari. Le opere finaliste sono state raccolte in un volume dal titolo: “Il cuore ha sete di perdono”. Tre i vincitori: al primo posto il racconto di Diego Zuin “E allora ti chiedi”; al secondo Simone Benenati con “Perdonare: una grazia infinita da dare e ricevere”; al terzo “Notti tra Morfeo e morfina” di Domenico Auteritano.
A nome di ciascuno dei tre vincitori saranno devoluti: 1.000 euro per finanziare l’acquisto di attrezzature e materiale didattico di un’aula scolastica in India; 1.000 euro per un progetto formativo e di reinserimento sociale di un giovane adulto dell’IPM “Malaspina” di Palermo; 800 euro per l’adozione a distanza di una bambina del Kazakistan per 5 anni.
Alessandro Ginotta
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