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Dio ci può guarire davvero?

Dio ci può guarire davvero?

Una risposta inconsueta ad una domanda complessa. Il mio in(solito) commento a:
Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini (Mt 9,1-8)

Alzati, prendi la tua vita com’è, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti. Non avere paura, vai avanti con la tua barella. Gesù ce lo dice in ogni istante. Ma non sempre lo ascoltiamo. Alzati è il verbo della Risurrezione. Alzati dalla situazione interiore che ti paralizza! Sei libero! Prima eri schiavo del tuo peccato che è come un lettuccio pesante che ti teneva incollato a sé, ora puoi esserne padrone. Puoi prendere il tuo lettuccio, riconciliarti con Dio e risorgere! Una nuova opportunità ti aspetta! Alzati! Riprendi in mano la tua vita, portala e non lasciartene portare, risorgi dalla morte che ti porti dentro, confessa il tuo peccato e torna a camminare! Questo ci dice Gesù! Lo ascoltiamo?

Ecco Gesù: entra, si avvicina, ascolta, guarisce. Il Dio-con-noi cammina davvero in mezzo a noi, entra, si interessa a quello che diciamo, a quello che siamo, ci ama. E il suo amore ci trasforma. Ci muta profondamente proprio partendo dal nostro interno. Cristo tira fuori il lato migliore di noi e, facendo leva su quello, ci spinge a diventare persone diverse, più corrette, più buone, più attente, più disponibili, più generose.

Ma non si fa “cadere dall’alto” oh no! Gesù non è un Dio al quale portare doni e sacrifici salendo sulle scale di un tempio. No! Gesù è un Dio che scende in strada e viene in mezzo a noi. Entra da noi, dove noi viviamo. Ed è lì che ci guarisce. Ed è lì che ci salva. Ed è lì che ci trasforma rendendoci migliori. E’ un Dio che si muove e non ha paura di sporcarsi le mani. E’ un Dio che viene verso di noi per ascoltarci. E’ un Dio che si fa prossimo.

L’incontro con Gesù è qualcosa che ci trasforma radicalmente. Lo sa bene San Paolo, che da persecutore dei cristiani si trasformò nel più appassionato degli apostoli, dopo aver incontrato Gesù sulla via verso Damasco. 

Sapete, amici, oggi stavo scrivendo un mio contributo per un libro che pubblicherà un amico sacerdote che mi ha chiesto di rispondere in modo non banale ed in poche righe ad una domanda: “Chi è Gesù per te?”. Un sorriso ed un sospiro. È stata la mia risposta. Ed è così che reagisco ogni volta che mi confronto con questa domanda. Sorrido, perché Gesù è felicità, è buona notizia, è quel vento che spazza le nuvole di un’esistenza vuota ed insignificante, per portare il sole della pienezza e tutto il calore della vita vera. E poi sospiro. Perché, per quanto io mi sforzi di tentare di capirlo, non afferrerò mai tutto Gesù, nella sua interezza, nella sua complessità e maestosità, nei suoi mille aspetti. Ma una cosa la posso affermare con certezza: Gesù è, prima di tutto, colui che ha trasformato la mia vita. Sì, il Dio-con-noi che insegue le sue creature, anche quando fanno di tutto per sfuggirgli, il Dio che viene in mezzo a noi per cambiare il truffatore Zaccheo in un benefattore e per fare di un farabutto come il buon ladrone il primo santo ad entrare in Paradiso con Lui, ha trasformato anche me. Nel dolore e sulla mia piccola croce, l’ho incontrato. E non l’ho lasciato più. Anche perché Lui non ha mai abbandonato me. E adesso che Lui è con me (o meglio, che io sono con Lui) la mia vita è diventata meravigliosa. Piena. Soddisfacente. Ricca di emozioni e di gioia.

Quando Gesù si china su di noi per guarirci, è per sempre. La sua guarigione consiste in una remissione definitiva che parte dall’anima per risanare tutto il corpo. Una guarigione che non è limitata alla vita terrena, ma che coinvolge anche quella eterna, segno di una salvezza che ci libera definitivamente dal male per restituirci la vita. Quella vera. 

#Santanotte amici, chiediamo a Dio di entrare nelle nostre case, di venire nei nostri cuori e di guarirci da ogni male, fisico e spirituale. Dio vi e ci benedica tutti, amici cari! 🙂 🙂 🙂

Alessandro Ginotta

Dio ci può guarire davvero?
Il dipinto di oggi è: “Gesù guarisce il paralitico”, di Anthony van Dyck, 1619, olio su tela, 120x148cm, castello di Windsor, Collezione Reale

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