Questo post è la raccolta di 8 episodi della mia rubrica settimanale “Sorprendersi con Dio” che Il Corriere della Valle ospita sulle sue pagine. Sorprendersi con Dio è anche il titolo del mio ultimo libro.
1. L’eterno e l’infinito
Concedimi una licenza da scrittore: oggi mi sento molto il dottor Emmett Brown (per i boomer come me: Doc di ritorno al futuro). Le leggi della relatività ristretta, sviluppate da Albert Einstein nel 1905, affermano che in natura c’è un limite invalicabile: quello della velocità della luce nel vuoto. Sulla base delle nostre conoscenze attuali, nessun oggetto è in grado di viaggiare a una velocità superiore ai 299.792,458 km al secondo. Infatti, all’aumentare della velocità, la massa cresce e l’oggetto diventa sempre più “pesante” da spostare. Ci vuole sempre più forza per farlo.
Le equazioni ci dicono che, per raggiungere la velocità della luce, una particella dovrebbe ricevere una spinta pari ad una quantità infinita di energia. In pratica dovrebbe disintegrarsi e diventare “pura energia” per riuscire a spostarsi alla velocità della luce.
La velocità della luce è dunque una costante universale presente in molte equazioni che regolano lo spazio-tempo. Superando il limite della velocità della luce del vuoto, ad esempio, il fattore di Lorentz diventa un numero complesso, non più esprimibile con i numeri reali. In fisica le trasformazioni di Lorentz permettono di descrivere come varia la misura del tempo e dello spazio. Troppo complesso?
Semplifichiamo parlando per “parabole”: il mondo così come noi lo conosciamo, l’universo stesso e tutta la materia si basa su leggi fisiche che prevedono costante la velocità della luce. Per questo diciamo che non è possibile superarla. Perché tutto: massa, energia e addirittura il tempo, cesserebbe di esistere così come noi siamo abituati a vedere e sperimentare.
In realtà alcune teorie prevedono l’esistenza dei “tachioni” (fotoni, o quel che “da questa parte del limite” sarebbero i fotoni, che viaggiano a velocità maggiori di quelle della luce). Le equazioni però ci dicono che non è possibile valicare il limite della velocità della luce. Come la mettiamo? In realtà è più semplice di quanto sembri: dall’altra parte del limite esiste qualcosa, ma la frontiera è invalicabile da entrambi i lati: i fotoni (e tutte le altre particelle) non possono venire accelerate oltre la velocità della luce senza disintegrarsi e trasformarsi in pura energia, mentre i tachioni non possono rallentare e scendere al di sotto.
Un confine invalicabile oltre il quale né lo spazio, né il tempo hanno più senso. A questo punto ti chiedo: dove abita Dio? Forse proprio al di là di questa barriera, dove tutto è pura energia. Puro amore. Contemporaneamente in ogni dove e in ogni quando. Illimitato. Infinito. Incalcolabile. Dio. Sorprendente, vero?
2. Supereroi
Ricordo ancora tutto del cinema dove lo vidi per la prima volta: la sala, gli odori, potrei perfino riconoscere al tatto il velluto delle poltrone. Sto parlando del film “Superman”, il primo, l’originale del 1978, interpretato da Christopher Reeve. In Italia uscì nel 1979, all’epoca avevo 9 anni e rammento che ero davvero molto eccitato di poter vedere sul grande schermo questo supereroe che, fino ad allora, avevo incontrato solo sui fumetti. Forse proprio per quello fissai nella mia memoria ogni particolare.
“E via, più veloce della luce!” gridava Superman spiccando un balzo prima di mettersi a volare. Lui lo poteva fare nella finzione del racconto. Nella realtà, invece, abbiamo scoperto che non sarebbe possibile, perché la velocità della luce rappresenta un limite invalicabile. O meglio, come abbiamo visto nelle ultime puntate di Sorprendersi con Dio, una frontiera impenetrabile che separa due piani dell’esistenza.
Sì, perché se è vero che per superare la velocità della luce occorre far impazzire le equazioni e sconfinare nei numeri immaginari, è altrettanto vero che – forse – i tachioni (fotoni che superano la velocità della luce) esistono. Ma, per effetto delle stesse equazioni, i tachioni non possono rallentare sotto tale velocità.
Dunque “c”, la velocità della luce nel vuoto, rappresenta una frontiera invalicabile che isola due realtà. Da una parte quella che conosciamo e in cui siamo immersi. Dall’altra parte, invisibile, impenetrabile, indescrivibile, una realtà completamente diversa. Dove forse tutto è pura energia e le masse non esistono o, sulla frontiera, diventano infinite. Immense. Incommensurabili.
Che cosa conosciamo di così grande (massa infinita?) da trovarsi contemporaneamente in ogni luogo, in ogni tempo e in ogni dove (si muove più velocemente della luce? È infinito?). Non so tu che leggi, ma io ci vedo bene Dio.
Attenzione: non sto assolutamente affermando che, tramite equazioni e leggi fisiche, si possa trovare Dio. Ma sto dicendo che può esistere una realtà separata dalla nostra in cui le nostre leggi fisiche non valgono più e dove possiamo immaginare l’esistenza di qualcosa di infinito, capace di esistere contemporaneamente in tempi diversi e nell’eternità. Qualcosa di trascendente, nel senso che supera i limiti della conoscenza e della realtà mettendo in crisi quelle stesse leggi fisiche che ipotizzano l’esistenza della “frontiera” tra un mondo immanente ed una realtà trascendente. A me piace pensare che sia l’Eterno. Dio.
3. I Magi e la stella
Sono 88 gli episodi di Sorprendersi con Dio usciti fino ad ora sulle pagine del Corriere della Valle: una rubrica sempre in equilibrio tra scienza e fede. In questo cammino non potevano certo mancare i re magi, che, in realtà, erano dei veri e propri scienziati ante litteram. Esperti nello scrutare il cielo, avevano ottime conoscenze astronomiche. Venuti da molto lontano per adorare il Re: Gesù Bambino, si sono fatti guidare da una strana luce che brillava in cielo ed indicava loro il punto esatto in cui sarebbe nato Gesù.
Tra le fonti più antiche troviamo il Vangelo armeno dell’infanzia, un apocrifo, in cui si legge: “E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la Vergine diveniva madre. In quel momento il regno dei persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i re che esistevano nei paesi d’oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi”.
Ma che cos’era esattamente questo astro che i Magi seguirono fino a Betlemme? Sono molti gli astronomi e gli scienziati che hanno tentato di fornire una loro interpretazione. Sapevi che la tradizione di porre una stella cometa sulla capanna del presepe o addirittura sull’albero di Natale risale a Giotto? Sì, fu proprio lui il primo artista a raffigurare, nel 1303, la stella dei Magi come una cometa in un affresco nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Giotto aveva assistito al passaggio della cometa di Halley nel 1301 e ne rimase talmente affascinato dall’inserirla nell’affresco due anni dopo.
Ed effettivamente è molto probabile che una cometa fosse proprio la stella che solcò i cieli della Palestina duemila anni fa. La lunga permanenza nel cielo, che permise ai Magi di seguirla, è compatibile con questo tipo di astro. Tuttavia, calcolando la periodicità di 76 anni tipica della cometa di Halley, scopriamo che il suo transito più vicino alla nascita di Gesù avvenne nell’anno 11 a.C. Fu un’altra cometa? È certamente possibile.
Tra le ipotesi più accreditate c’è anche quella di una supernova. Di cosa si tratta? Di una stella che muore “esplodendo”. Durante l’esplosione viene liberata un’energia grandissima e la stella diventa così luminosa da splendere più di una intera galassia. La luce di una supernova resta visibile per alcuni mesi, per poi spegnersi.
Sorprendente vero? Che si tratti di una cometa, di una supernova o di un altro fenomeno celeste, quel che importa è non perdere la voglia di seguire la stella!
4. Folgorato sulla via di Damasco
Forse lo abbiamo trovato davvero. Sorprendente, non è così?
Duemila anni fa un uomo di nome Saulo visse un’esperienza che cambiò la sua vita, e forse anche la tua. Secondo gli Atti degli Apostoli, Saulo aveva ricevuto dai sommi sacerdoti l’ordine di catturare tutti i cristiani che avesse incontrato e condurli a Gerusalemme in catene. Ma avvenne un fatto strano: «Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco» (Atti 22,6-10).
L’astronomo americano William Hartmann, cofondatore del Planetary Science Institute di Tucson, Arizona, ha elaborato una teoria secondo la quale a colpire Saulo durante il suo viaggio sarebbe stato un meteoroide: una sorta di stella cadente, che per via delle sue dimensioni, peso ed angolo di caduta sulla terra, pur incendiandosi in atmosfera, sarebbe arrivata a colpire il suolo. Qualcosa di simile a quanto avvenne a Čeljabinsk, nella regione degli Urali in Russia, la mattina del 15 febbraio 2013, quando un meteoroide di circa 15 metri di diametro e una massa di 10.000 tonnellate colpì l’atmosfera alla velocità di 54.000 km/h (circa 44 volte la velocità del suono), producendo una scia luminosa così brillante da risultare più intensa della luce del sole. Hartmann osserva che il racconto degli Atti, compresi gli effetti fisici sugli occhi di Saulo, corrisponde perfettamente alla visione di una grossa meteora.
Dunque, fu un fenomeno fisico e non un intervento di Dio? Certo che no! Perché non si spiegherebbe la voce. Dopo la cometa per indicare la Natività, Dio si servì di una meteora per cambiare per sempre il corso della storia. Sappiamo che Dio è luce (cfr. 1Gv 1,5) ed abbiamo visto, nei recenti episodi di questa rubrica, come la luce abbia delle proprietà “metafisiche”.
Ti sorprenderesti se ti dicessi che, presso le tribù dei Nilo Camiti Masai, le meteore sono considerate gli occhi del Dio-padre Ngai che manda questi oggetti per vedere da vicino gli uomini? E che dire della pietra nera della Mecca? O della “pietra di Emesa” (Siria), trasportata a Roma dall’imperatore Eliogabalo nel 220?
5. C’è un confine di luce tra il nostro mondo e Dio?
“Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre” (cfr. 1Gv 1,5). Nelle recenti puntate di Sorprendersi con Dio abbiamo visto come la velocità della luce rappresenti un limite invalicabile. Oggi vedremo che più che di un limite si tratta di un “confine”. Qualcosa che separa due realtà distinte e, a livello teorico, non comunicanti. Perché dico questo?
L’equazione di Einstein E=mc2, dove “c” è la velocità della luce (299.792,458 km/s) ci dice che energia e massa sono due entità equivalenti che possono trasformarsi l’una nell’altra. Quando acceleriamo un oggetto, qualsiasi esso sia, l’energia che gli imprimiamo va in parte ad aumentare la sua massa.
Facciamo un esempio: la massa di una autovettura ferma è di 1000Kg. Se noi potessimo fare “il pieno” di un carburante speciale, capace di spingere l’automobile fino a un quarto della velocità della luce, la massa aumenterebbe di 33Kg (1033 Kg totali). L’incremento è inizialmente contenuto, per questo alle velocità “normali” di un’automobile non ce ne accorgiamo. Ma arrivando a metà della velocità della luce, la massa della nostra automobile diventerebbe di 1.155Kg; a tre quarti della velocità della luce 1.512Kg. Avvicinandoci a c, la massa cresce sempre più rapidamente: a 0.99c ci ritroveremmo a guidare un’automobile di oltre 7.000Kg e, per ogni ulteriore impercettibile aumento di velocità, la massa crescerebbe esponenzialmente, fino a diventare “infinita” approssimandoci alla velocità della luce.
Ecco perché si dice che non si può superare il limite della velocità della luce nel vuoto. Tuttavia, le teorie prevedono l’esistenza dei tachioni: fotoni capaci di viaggiare a velocità superiori di c. I tachioni per loro natura sono privi di massa (per le equazioni note non potrebbero averla), ma soprattutto non potrebbero rallentare al di sotto della velocità della luce.
A questo punto notiamo che il limite di c è invalicabile da entrambi i lati: da una parte ho oggetti che, accelerando, acquistano sempre più massa, dall’altra parte ho pura energia priva di massa.
Facendo un salto di astrazione potremmo concludere che da un lato abbiamo il mondo che conosciamo, fatto di materia (immanente), mentre, dall’altra parte, abbiamo una realtà composta di pura energia senza massa (trascendente). Sorprendente vero?
Forse abbiamo scoperto il confine tra Dio e la realtà abitata dall’uomo? «Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu!» (Genesi 1,3). Non perdere il prossimo numero del Corriere della Valle, perché assisteremo al big-bang trascendente da cui tutto ebbe origine.
6. Ecco dove (e quando) cercare Dio!
“Tu, dunque, riempi e cingi tutte le cose, tu sei prima e al di là di tutte le cose. Certamente sei prima di tutte le cose, poiché tu sei da prima che le cose venissero fatte. Ma in quale modo sei al di là di tutte le cose?”. Scrive così, riferendosi a Dio, Sant’Anselmo d’Aosta nel Proslogion. E ancora: “Tu, dunque, non sei stato ieri o sarai domani, ma ieri, oggi e domani sei. Anzi, non sei né ieri né oggi né domani, ma sei semplicemente, al di fuori di ogni tempo”.
Che cosa penserebbe oggi l’autore di queste righe se conoscesse la teoria della relatività ed avesse potuto seguire le riflessioni sulla luce, sul tempo e sullo spazio che abbiamo fatto nelle ultime puntate di Sorprendersi con Dio?
Abbiamo visto che accanto (o meglio, intersecato) al piano dell’esistenza materiale (definiamolo immanente) esiste un piano dell’esistenza trascendente, dove con le nostre equazioni possiamo solo immaginare che esistano particelle senza massa, composte di pura energia. Particelle che sono confinate in una dimensione separata perché costrette a viaggiare perennemente al di sopra della velocità della luce nel vuoto, limite invalicabile da ogni oggetto avente una massa (quindi da ciò che compone il mondo materiale).
Ma attenzione, perché il confine tra questi due piani dell’esistenza non è da qualche parte al di fuori del sistema solare o della nostra galassia. No! È ovunque: qui accanto a noi ed anche dentro di noi, attorno a noi: ovunque ci sia una particella (come un tachione) che viaggia a velocità superiori a quella della luce nel vuoto. Se noi supponiamo che questo sia il luogo dove abita Dio e dove si muovono e vivono gli esseri spirituali (angeli, arcangeli, principati, potestà, virtù, dominazioni, troni, cherubini e serafini…) scopriamo che Dio davvero vive in ogni luogo (ed anche dentro di noi). Noi non lo possiamo toccare o vedere, perché ciò che lo compone si muove a velocità superiori a quelle della luce e per lui lo spazio ed il tempo non hanno limiti. Può viaggiare in ogni dove ed in ogni quando, in uno “spazio senza spazio” che si sovrappone e si interseca al nostro. Può sfiorarci ed attraversarci ora e, un istante dopo, trovarsi dall’altra parte dell’universo in un tempo diverso. Abbiamo visto come qualsiasi particella, per superare la velocità della luce, dovrebbe accelerare così tanto da disintegrarsi e trasformarsi in pura energia. Ma tu pensi che questo limite valga anche per Dio? Assolutamente no! Ne riparleremo nel prossimo numero di “Sorprendersi con Dio” e scopriremo come Dio (e la sua particella) hanno creato il tempo e lo spazio.
7. La Creazione tra scienza e fede
Un giorno fui ospite di una trasmissione televisiva. Quella volta convinsi tutti (ad eccezione del conduttore che rimase piuttosto scettico) che fede e scienza non sono necessariamente antitetiche, ma l’una può contribuire a dare un senso all’altra. È vero che scienza e fede, a prima vista, sembrerebbero procedere come rette parallele, ma, perfino due parallele si incontrano all’infinito. E, tu sai che l’infinito è il luogo di Dio. A questo proposito ti faccio una domanda: hai mai sentito parlare della particella di Dio? Il suo nome scientifico è bosone di Higgs, una delle scoperte più recenti della fisica: teorizzato nel 1964 ed individuato nel 2012 con l’ausilio dell’acceleratore di particelle LHC del Cern di Ginevra. Ma che cosa c’entra una particella con Dio? Sappi che, se oggi tu esisti e se il mondo attorno a noi ha l’aspetto che ha ora, lo dobbiamo al Bosone di Higgs (e a Dio che lo ha creato). Non sarebbero mai nate le stelle, né i pianeti, non ci sarebbero né acqua, né aria, né terra. Tutto sarebbe rimasto pura energia, senza massa.
Se hai seguito gli ultimi numeri di questa rubrica settimanale ricorderai che abbiamo visto come il limite della velocità della luce nel vuoto costituisca una sorta di confine tra il mondo che tutti conosciamo (immanente), fatto di particelle dotate di massa e incapaci di accelerare oltre la velocità della luce, ed una realtà complanare alla nostra, dove particelle senza massa, composte da pura energia, sono incapaci di rallentare al di sotto dello stesso limite. Ragionando per astrazione, considerando che “Dio è luce” (cfr. 1Gv 1,5) e che “Dio è amore” (cfr. 1Gv 4,16), un amore infinito, illimitato, senza tempo, capace di riempire ogni spazio ed ogni dove, potremmo azzardare l’ipotesi che questo sia il luogo di Dio (trascendente).
Spostiamo le lancette dell’orologio a quando il tempo non c’era ancora (e neppure lo spazio). Ci troviamo nell’immediatezza del Big bang. Prima non esisteva nulla. O meglio, per noi credenti, esisteva Dio. Dio era talmente colmo d’amore che, ad un certo punto, questo amore iniziò ad uscire da sé stesso per creare il destinatario di tanto amore: il creato, l’universo, la vita, la terra, l’uomo e tutte le creature che popolano il pianeta. Ma per far questo l’amore, come forma di pura energia, ha dovuto rallentare la sua corsa e acquisire una massa (secondo il principio di conservazione dell’energia). E qui entra in gioco proprio il bosone di Higgs: la particella di Dio. Come? Scoprilo nella prossima imperdibile puntata di Sorprendersi con Dio!
8. Ti spiego come Dio ha creato l’universo
“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,1-4). Adoro questo brano di San Giovanni evangelista. Vuoi lasciarti sorprendere da Dio? Rileggi questi versetti dopo essere arrivato fino in fondo a questo articolo e scoprirai…
Un tempo esisteva solo Dio e null’altro attorno. Luce (cfr. 1Gv 1,5). Amore (cfr. 1Gv 4,16). Energia pura. Abbiamo visto come i modelli della fisica contemplino l’esistenza di particelle di pura energia, ma prive di massa, come ad esempio i tachioni: fotoni capaci di andare più veloci della luce. Le stesse leggi fisiche ci dicono che i tachioni non possono rallentare al di sotto della velocità della luce (proprio come le particelle dotate di massa, di cui noi siamo costituiti, non possono venire accelerate oltre lo stesso limite). Ecco due “universi paralleli” o, meglio “due piani dell’esistenza distinti ma sovrapponibili”: immanente (massa maggiore di zero) e trascendente (massa uguale a zero, pura energia).
Prima della Creazione l’immanente non esisteva. Non esisteva lo spazio e non esisteva neppure il tempo. C’era solo Dio. Dio che amava così tanto da non riuscire a contenere dentro di sé tutto l’amore di cui era fatto. Così, un’esplosione innescò l’inizio di tutto: la Creazione. Flussi d’amore iniziarono ad espandersi ogni dove attorno a Dio che si gonfiava e si espandeva sotto la spinta irrefrenabile di questa energia. Infinite scintille fuoriuscivano da un infinito Dio, viaggiando alla velocità di Dio (superiore a quella della luce).
Hai mai sentito parlare della particella di Dio? Così è stato soprannominato il bosone di Higgs. Scoperto nel 2012, è un bosone scalare, elementare e massivo associato al campo di Higgs, che svolge un ruolo fondamentale nel “modello standard” (teoria della fisica) conferendo la massa alle particelle elementari. L’energia superveloce, scontrandosi con il campo di Higgs collegato al bosone, iniziò a rallentare. Secondo il principio di conservazione di massa ed energia, l’energia sottratta rallentando le particelle superluminali si trasformò in massa. Era nato l’universo. Un brodo di protoni, neutroni ed elettroni compariva dal nulla (da Dio) attraversando il confine tra trascendente ed immanente. Si creò lo spazio attorno a questo strappo ed il tempo iniziò a scorrere. Ecco il big bang d’amore che, partendo da Dio, dal nulla ha creato tutto.
Hai riletto i versetti di apertura? Sorprendente, vero?
Alessandro Ginotta
Torna presto su queste pagine per leggere il prossimo imperdibile numero di Sorprendersi con Dio!
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