Dimmi la verità: anche tu fatichi a pensare ad un Dio umile e pacato, che si mette in fila ed attende il proprio turno, con compostezza ed in silenzio, senza neppure lanciare una saetta…
Il mio in(solito) commento a:
Ecco l’agnello di Dio (Gv 1,29-34)
Gli antichi racconti di mitologia, dall’Egitto a Babilonia, da Atene a Roma, ci hanno abituati a pensare ad un dio come ad un essere prepotente e dispotico, sempre pronto a far valere la propria superiorità con minacce e, spesso, anche con dimostrazioni di forza piuttosto crudeli.
Eppure, lungo le rive del Giordano, inizia il cammino di Dio fattosi Uomo per vivere in mezzo agli uomini: le sue creature. Ma, prima ancora di venire bagnato dall’acqua, Gesù si immerge nella folla. E così inizia a sorprenderci: non ci sono corsie preferenziali né il suo arrivo viene annunciato da squilli di tromba o rulli di tamburo. No. Il Dio umile, venuto al mondo in una mangiatoia, con semplicità si mette in fila tra la gente che ama. Sta in coda ed attende il proprio turno per venire battezzato.
Dio s’è fatto come noi, per farci come Lui. È una pagina di poesia e di modestia quella scritta da san Giovanni che ci racconta, accanto all’umiltà di Cristo, anche il passo indietro del Battista: proprio il precursore, colui che incuteva timore gridando nel deserto e percuoteva le coscienze di chi si avvicinava per ascoltarlo, riconoscendo Gesù dirà: «Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me» (v. 30).
Lo squarcio nel cielo si è aperto: “vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba” (Mc 1,10). Ma non sono soltanto le nubi a lacerarsi: Gesù segnerà anche una divisione netta tra Antico e Nuovo Testamento. Sì, il vino nuovo trasforma il passato e con con Gesù niente è più come prima. Dio è più vicino all’uomo. Dio cammina con l’uomo. E’ il Dio-con-noi (cfr. Mt 1,1.23).
Ma chissà quanto, San Giovanni Battista, avrà stupito la folla accorsa per farsi battezzare sul Giordano, indicando Dio sotto forma di agnello, docile e mansueto, a tutte quelle persone che aspettavano invece un dio vendicatore e potente. Un dio giustiziere che incenerisse i cattivi e premiasse i buoni.
Eppure arriva Gesù, Verbo fatto carne, ma… povero e senza abiti. Giunto in uno sperduto villaggio chiamato “Casa del pane” per farsi Pane. “Ecco l’agnello di Dio“. Parole folgoranti che da 2000 anni vengono ripetute ad ogni Eucaristia. Ecco l’agnello, animale sacrificale venuto sulla terra per morire, perché noi possiamo vivere. Ecco l’agnello di Dio, che non chiede sacrifici, ma si sacrifica per noi. Ecco l’agnello di Dio che versa il suo sangue per noi, per liberarci dal peccato.
Sì, perché Gesù non ci impone sacrifici o rinunce, ma ci chiede di accoglierlo. Facendosi Pane desidera entrare dentro di noi, incontrarci nell’intimo del nostro cuore. E, una volta lì, addolcirà ogni nostra durezza e ci trasformerà da dentro. Rendendoci migliori. Questa è la volontà di Dio: incontrarci. Toccare i nostri sentimenti e far scorrere dentro di noi il suo amore. Un sentimento capace dei migliori cambiamenti. Come fece con Zaccheo. Come fece con la samaritana. Con la peccatrice. Con il buon ladrone. Con San Paolo. Come fa, ogni giorno, con ciascuno di noi.
#Santanotte. Lasciati sorprendere dall’incredibile umiltà di Dio che, pur essendo onnipotente, sceglie di non nuocere e, per amore delle proprie creature, le perdona anche quando commettono i peccati peggiori. Lasciati plasmare dalla sua Parola. Lascia che quello Spirito di verità scenda anche su di te. Dentro di te. E ti trasformi come Lui. Perché è vero che Dio si è fatto come noi per farci come Lui!
Alessandro Ginotta
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