Dio non è una proprietà privata da custodire gelosamente, ma è pane da condividere, acqua per dissetare, vita che deve essere vissuta.
Il mio in(solito) commento a:
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato (Luca 4,38-44)
C’è poco da fare: Dio è più grande. È più grande del nostro pensiero. È più grande della nostra immaginazione. Lo abbiamo ripetuto più volte: Dio è molto più grande anche del nostro peggior peccato. Ma non è solo la sua vastità a sfuggire al nostro intelletto, è l’idea stessa di Dio ad essere talmente complessa da non riuscire a rientrare nei nostri schemi mentali. Sappiamo che Dio è onnipresente: Egli è contemporaneamente in cielo, ed in terra, proprio qui accanto a noi, anzi, Dio è anche dentro di noi. È dentro a quel senzatetto che dorme rannicchiato sul cartone, è dentro a quella donna che piange e, forse vi sconvolgerò, è anche dentro al suo carnefice. Sì, perché, come afferma San Giovanni evangelista: dentro ciascuno di noi c’è un seme di Dio (cfr. 1Giovanni 3,9). Un seme che viene custodito nel luogo più intimo della nostra anima. Un tesoro inestimabile che ci parla di Dio dentro di noi. Un seme sempre pronto a germogliare. Un seme che induce in noi la sete di Dio. Un seme che ci spinge a cercare la Parola.
Avete mai provato quell’inquietudine che ci spinge a sondare l’infinito? A tentare di misurarlo? A scrutarlo, per trovare risposte, anche quando non sappiamo neppure quali siano le domande? È la forza di quel seme, che vibra dentro di noi. Vibra dell’incontenibile desiderio di riunirsi a quel Dio dal quale è venuto.
Un seme che può restare silenzioso, soffocato da mille affanni, frustrazioni e preoccupazioni, anche per tutta la vita. Ma che, se viene nutrito con l’acqua viva della Parola di Dio, è pronto a germogliare in qualsiasi istante. E produrre frutti di amore e conversione. Un seme che ci può cambiare profondamente, a partire proprio dal nostro interno. Un seme che viene da Dio.
Quel seme convertì San Paolo, folgorando, sulla via di Damasco, il peggiore dei persecutori dei cristiani, trasformandolo, in un istante, nel più fervente degli apostoli. Quel seme che convertì Zaccheo, la samaritana, l’adultera e il buon ladrone. Lo stesso seme che può spingere un detenuto a ravvedersi e cercare Dio. Quel seme che è pronto a sbocciare dentro la parte più nascosta di noi e renderci migliori.
Cari amici, alla luce di questo, non è più facile capire il comandamento dell’amore? Quella richiesta così difficile che ci fa Gesù spingendoci ad amare non soltanto i nostri amici, ma anche i nostri nemici?
E’ perché anche dentro di loro, anche dentro il peggiore individuo che questa terra abbia mai visto, nascosto nel recesso più remoto dell’anima, sopravvive questo seme di Dio. Un seme che non può e non deve essere strappato da nessuno.
Ecco un Dio misterioso, che è contemporaneamente fuori e dentro di noi. Un Dio che è contemporaneamente fuori dallo spazio e dal tempo e vive ed abita dentro ogni istante. Un Dio infinito, che ci ama, a prescindere dai nostri limiti e dai nostri peccati. Che ci insegna ad essere misericordiosi con gli altri, fossero questi anche i nostri peggiori nemici. E ad essere misericordiosi con noi stessi, anche quando cadiamo nel più abominevole dei peccati. Perché Dio ci ama. Ed abita dentro di noi.
Attenzione però! Perché anche la nostra presunzione è molto grande… ed è facile, per noi, arrivare a credere che Dio sia “di nostra proprietà”. Ci riteniamo i padroni esclusivi di Dio. Pensiamo che sia soltanto nostro. Invece no! Come ci ricorda Gesù: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (v. 43).
Non desideriamo egoisticamente un Dio che sia solo nostro. Non sarebbe Dio, ma un vitello d’oro (cfr. Esodo 32,4). Dio non è una proprietà privata da custodire gelosamente, ma è pane da condividere, acqua per dissetare, vita che deve essere vissuta. Egli va incontro a chiunque lo cerchi con cuore sincero: “Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo… li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera… perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli” (cfr. Isaia 56,6-7). Sì, amici cari, Dio è di tutti, è per tutti, ed accoglie tutti. Perché Dio è sempre pronto a parlare all’uomo e alla donna in cammino su qualunque strada del mondo.
Dio continua a camminare insieme a noi, anche oggi, anche ora. Lui è qui, nascosto in queste lettere che si spezzano come Pane. È qui, che entra nel nostro cuore mentre leggiamo e ci nutre. È qui e ci dice: non ti preoccupare, lo so che è difficile affrontare la vita, il lavoro, i problemi di salute… ma io sono qui. Con te. Gesù dice anche a noi: suvvia! Non ti scoraggiare, getta le reti dall’altro lato della barca e le rialzerai piene di pesce!
#Santanotte amici cari, lasciamoci attrarre dalla bellezza vera, non facciamoci risucchiare dalle piccolezze della vita, ma scegliamo la grandezza del cielo!
Alessandro Ginotta
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