Se anche tu non ti senti completa o completo, se anche la tua anima prova sete di infinito, questo commento è per te. Perché la vita, senza Dio, è arida e sterile. E noi lo cercheremo insieme
Il mio in(solito) commento a:
Sgorgheranno fiumi di acqua viva (Giovanni 7,37-39)
Un fiume d’acqua scorre idealmente attraverso le pagine della Bibbia, testimoniando una sete ancestrale: l’uomo ha davvero sete d’infinito. L’uomo ha sete di Dio. Perché la vita, senza Dio, è arida e sterile. Non possiamo pensare ad una vita senza acqua, così come non possiamo pensare ad una vita senza Dio. Nella Bibbia sono più di 1900 i riferimenti all’acqua. Prima ancora della Creazione dell’uomo, la troviamo già nel secondo versetto della Genesi: “Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Genesi 1,2). Ed un fiume d’acqua viva chiuderà l’ultimo capitolo dell’Apocalisse: “Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello” (Apocalisse 22,1).
Ma l’acqua segna anche il racconto della vita pubblica di Gesù, dal Battesimo: “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui” (Matteo 3,16), fino alla morte in croce: “Ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Giovanni 19,34).
L’acqua è ambivalente. Nelle Scritture la troviamo, di volta in volta, come principio di vita e di morte. È benefica e vitale quando scorre limpida scaturendo da una sorgente, ma nasconde insidie e pericoli quando costituisce le ampie distese dei mari.
Percuotendo una roccia con un bastone, Mosè salverà un intero popolo dalla sete nel deserto infuocato: “tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà” (Esodo 17,6). Determinerà la salvezza per gli israeliti in fuga dall’Egitto: “Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra” (Esodo 14,22). Ma l’acqua può anche diventare uno strumento di distruzione e di sterminio: “Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo: essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell’arca. Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni” (cfr. Genesi 7, 17-24).
L’acqua serve per purificare dal peccato: “Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di Lui” (Matteo 3,13). E per compiere miracoli: “Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura” (Giovanni 6,19). E… qualche volta, si trasforma in vino: “E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare» e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono.
E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono»” (Giovanni 2,7-10).
Colpisce il messaggio dell’acqua di Gesù: Egli ci chiede di accoglierlo sulla barca della nostra vita, per ripartire con Lui e solcare un nuovo mare, che si rivela carico di sorprese. Gesù ci chiede di diventare “pescatori di uomini” (cfr. Mt. 4,12-23). A questo proposito, amici cari, è importante sapere che pescare, al tempo di Gesù, era inteso un po’ come salvare i pesci da quell’abisso, buio ed insidioso, nel quale nuotavano mostri pericolosi ed invisibili. Ecco che fare il pescatore di uomini significa diventare colui che salva i propri fratelli dalle difficoltà e dai pericoli della vita.
Cristo ci invita ad uscire nel mare aperto dell’umanità del nostro tempo, per diventare testimoni di bontà e di misericordia. Dobbiamo diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo! Perché Gesù ha bisogno di noi. Ha bisogno di persone sincere che, con la propria vita, diano il buon esempio. Persone assolutamente normali che conducono esistenze normali. Ma che nella loro quotidianità esprimano quei valori, quel modo di agire, quel modo di comportarsi, che Gesù ci ha sempre insegnato. Dobbiamo dissetarci alla sorgente di acqua viva della Parola per diventare noi stessi acqua sorgiva che disseti chi ancora oggi non sa dove trovare Dio. Con le nostre azioni, con il nostro vivere comune, noi possiamo davvero fare breccia nel cuore di chi vive lontano da Dio.
L’amore di Dio Padre nutre ed accarezza le nostre anime spaventate. Il Sangue del Figlio lava come acqua viva il nostro peccato e cura le nostre cicatrici. Il soffio vitale dello Spirito Santo ci dà la forza di affrontare le sfide di domani e di sempre. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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