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Ecco perché dobbiamo smettere di seppellire Gesù sotto la sabbia

Ecco perché dobbiamo smettere di seppellire Gesù sotto la sabbia. Il mio in(solito) commento a: Venite a me, voi tutti che siete stanchi (Matteo 11,28-30)

Ecco perché dobbiamo smettere di seppellire Gesù sotto la sabbia. Il mio in(solito) commento a:

Venite a me, voi tutti che siete stanchi (Matteo 11,28-30)

Chi di noi non si sente stanco? Chi di noi non vorrebbe un amico fedele sempre pronto ad ascoltare, comprensivo, desideroso di perdonare ogni nostra mancanza, attento a noi, al nostro benessere, alla qualità della nostra vita? Come non rispondere a questo invito che ci arriva da Gesù? : «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e troverete ristoro per la vostra vita» (cfr. vv. 28-30).

Dio è Amore (1Gv 4,8). Il suo principale desiderio è quello di amare ciascuno di noi, accettandoci così come siamo. Senza volerci per forza cambiare. Gesù sopporta anche il tradimento ed il ripudio. Perché se noi siamo tremendamente piccoli davanti a Cristo, Lui è enormemente grande. Si offre, a ciascuno di noi, in ogni momento. Anzi, si propone. Perché Dio non ci costringe mai a nulla, neppure a seguirlo. Lui ci indica la strada, ma ad ogni bivio ci lascia liberi di scegliere quale via prendere. Sì, perché Egli ci ama così tanto che ci permette, nella nostra libertà, anche di sbagliare.

Ma possiamo essere certi che qualsiasi sarà la nostra direzione ad ogni bivio, Lui rimarrà sempre accanto a noi. Lo sarà quando avremo preso la strada giusta, perché percorrendola, ci saremo avvicinati a Lui. E lo sarà quando quando avremo imboccato quella sbagliata, perché è proprio quando commettiamo un errore che Dio si fa più vicino a noi: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt 9,12). Anche se noi non sempre ce ne accorgiamo.

Questo Dio, non solo cammina con noi, restandoci vicino nella difficoltà, come nella gioia, ma, da duemila anni, continua ogni giorno a farsi Pane per noi. Quante volte non ci rendiamo conto del dono che riceviamo, quando partecipiamo all’Eucarestia! Gesù stesso viene dentro di noi, si fonde con noi, si fa un unico corpo con noi, ci regala la vita e la salvezza.

Ma la logica che regola il mondo è così strana che noi, spesso, rifiutiamo questo invito: al bivio, il nostro piede inciampa, e noi rischiamo di scivolare lungo la strada che ci allontana da Lui. Sembra quasi che le regole di questa società malata ci suggeriscano che, per star bene, dobbiamo commettere il peccato! Il mondo, amici cari, sta diventando sterile, e fede e speranza si esauriscono, si sbriciolano, come una terra troppo sfruttata perde tutto il suo nutrimento e si trasforma in sabbia.

E’ in questo deserto, in questo vuoto spirituale, che Gesù si offre come sorgente d’acqua che rinfresca e disseta. Una sorgente che zampilla nel deserto della nostra anima. Noi non dobbiamo fare altro che smettere di ignorarlo, smettere di seppellirlo sotto la sabbia. Dobbiamo superare il nostro egoismo, il nostro senso di superiorità che ci porta ad autoconvincerci che quella giusta sia un’esistenza senza Dio, e tornare a Lui.

Non siamo mai soli. Soprattutto non lo siamo nel bisogno. Accanto a noi c’è Gesù, pronto a prendere sulle proprie spalle il peso del nostro giogo. E noi? Siamo pronti per Lui? Dio vi benedica amici cari.

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo portacroce” di Gian Francesco de’ Maineri, 1506, olio su pannello, 42×50, Galleria degli Uffizi, Firenze

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