Eh sì, anche Gesù usa due pesi e due misure, ma Sapete amici, la bilancia di Dio è “truccata”.
Il mio in(solito) commento a:
Chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato (Luca 10,13-16)
Non pesa sempre allo stesso modo! Eh no! Così come non tutti noi abbiamo ricevuto in dono le stesse capacità, anche i nostri errori verranno valutati in modo differente. C’è chi si ritiene più “fortunato”, perché ha più doti, più sicurezza, è più capace di svolgere un compito difficile… costui, a parità di errore, non verrà giudicato allo stesso modo di chi, per sua “sfortuna”, non ha ricevuto un’istruzione sufficiente, o non possiede le qualità del primo: “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche” (Luca 12,47-48). Due pesi e due misure.
Chi è più vicino a Dio, chi conosce meglio la sua Parola, ha certamente meno scuse di chi non ha dimestichezza con il Vangelo. E così, chi conosce i comandamenti, ma non li osserva, è ritenuto più responsabile rispetto a chi, sbaglia a causa dell’ignoranza. Ecco che: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato» (vv. 13-16).
Corazin e Betsaida erano due villaggi che distavano mezz’ora di cammino da Cafarnao, la città “adottiva” dove Gesù trascorse molta parte del suo tempo. Da questa zona provenivano San Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e perfino San Matteo. Sono innumerevoli i miracoli compiuti dal Figlio di Dio in questi luoghi, come, ad esempio, il primo esorcismo della storia del cristianesimo, la guarigione della suocera di Pietro, quella del paralitico calato dal tetto, quella del servo del centurione e di un’infinità di altre persone: “Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati” (Matteo 8,16). Per questo Gesù se la prenderà tanto con i suoi “concittadini” quando non crederanno in Lui.
D’altra parte: “Ci sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,6). Eh sì, amici cari, non solo la bilancia di Gesù è “rotta”, ma, a quanto pare, non sa neppure farsi bene i calcoli, se è vero che non esita a lasciare novantanove pecore per inoltrarsi nel deserto alla ricerca di quell’unica che si è smarrita! Ovviamente non è così e, in realtà, Cristo i calcoli li sa fare bene, eccome! Solo non usa la nostra stessa unità di misura. Perché, per Gesù, non è importante il denaro, ma l’amore.
Non esiste, amici cari, unità di misura per l’amore di Dio. Non esiste un libro contabile in cui segnare il dare e l’avere in amore. Chi crede che sia così sbaglia. Non dona amore, ma lo “presta” ad usura, pensando di averne un ritorno. Il vero amore invece è amare senza misura, come fece Gesù, che non esitò a dare la propria vita per noi.
Scrive Sant’Agostino: “Quando dunque egli pregava dalla croce, vedeva e prevedeva; vedeva tutti i suoi nemici, ma prevedeva che molti di essi sarebbero diventati suoi amici, e perciò pregava per loro il perdono. Essi infierivano, ed egli pregava. Essi dicevano a Pilato: Crocifiggilo! ed egli supplicava: Padre, perdonali. Pur trafitto crudamente dai chiodi, egli non perdeva la sua dolcezza”. L’amore di Gesù non conosce confini, la misura di Gesù è l’amore senza misura. Gesù ci ha amati fino alla fine: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13).
E così, quell’amore viscerale e gratuito che Dio, “compassionevole e misericordioso” (Es 34,6), prova per tutti noi, diventa il “prototipo” di quel sentimento che a nostra volta noi dobbiamo provare nella quotidianità verso il prossimo: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (cfr. Gv 13,34).
Sant’Agostino scriveva: “Se amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, non rimarrà in te nulla con cui tu potrai amare te stesso. Ama dunque, ama il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente!”. Dobbiamo svuotarci di egoismo e narcisismo per riempire il nostro cuore con l’amore per Dio. Allora, abbandonati i sentimenti che deturpano la nostra natura umana, saremo capaci di amare davvero.
La bilancia di Gesù è truccata perché a chi è meno dotato, a chi ha meno intelligenza, a chi non è capace di interrogare la propria coscienza, Dio perdonerà di più. Ma attenzione, perché di contro, a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto!
#Santanotte amici, la nostra anima sia trasparente, per illuminare il nostro cammino e quello che ci sta accanto con la luce che vi brilla dentro
Alessandro Ginotta
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