Gesù non era solo un maestro di parabole… sapeva anche rispondere per le rime!
Il mio in(solito) commento a: “Date in elemosina, ed ecco, per voi tutto sarà puro” (Luca 11,37-41)
Immagina la scena: il padrone di casa lancia un’occhiata critica a Gesù perché non si è lavato le mani secondo il rito. E cosa fa Gesù? Risponde con una di quelle frasi che ti scuotono l’anima: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma dentro siete pieni di avidità e malizia. Stolti! Chi ha fatto l’esterno non ha forse creato anche l’interno? Date piuttosto in elemosina ciò che avete dentro, e tutto per voi sarà puro» (vv. 39-41). Boom. Uno schiaffo in pieno volto, verbale ovviamente.
Sai, spesso ci facciamo un’idea di Gesù come un “buonista” per eccellenza, ma la verità è ben diversa. Gesù è buono, sì, ma non è uno che si fa mettere i piedi in testa. Sa quando è il momento di alzare la voce… e addirittura di usare la frusta, come quando ha cacciato i mercanti dal tempio (Giovanni 2,15). Lui è “buono e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore” (Salmo 102,8), ma quando vede ingiustizie, soprusi o ipocrisia, non sta zitto.
Sai quando si arrabbia davvero? Non quando facciamo fatica a fare del bene o a seguire i suoi insegnamenti. No, se ci vede in difficoltà, ci ama ancora di più, ci perdona, ci guida. Non si arrabbia neppure quando sbagliamo per ignoranza, perché non sappiamo. In quei casi ci prende per mano e ci aiuta a capire.
La sua ira si scatena invece contro chi sa… ma non fa. O peggio, contro chi usa le proprie capacità per fare del male. Ed ecco gli scribi e i farisei: esperti della Legge, vicini a Dio solo a parole, ma lontani nel cuore. Avevano tutti gli strumenti per comprendere la Parola e insegnarla, ma preferivano distorcerla per il loro tornaconto. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; non entrate voi, e non lasciate entrare chi vorrebbe farlo” (Matteo 23,13). Un’accusa fortissima, no?
Questi uomini avevano la pretesa di “insegnare a vivere” agli altri, ma lo facevano solo per difendere il loro potere, non per il bene comune. Gesù ci avverte: la fede non è un’arma per dominare o giudicare gli altri, ma un ponte verso Dio, una fonte di speranza e di rinnovamento. Se la usiamo per manipolare o sentirci superiori, stiamo facendo esattamente come quei farisei.
Allora, prima di puntare il dito contro qualcuno, prima di giudicare il prossimo per ogni piccolo difetto, fermiamoci e guardiamo dentro di noi. È il nostro bicchiere interiore che va lavato per primo. Miglioriamoci, e solo dopo potremo aiutare gli altri a crescere, con amore e tenerezza. Ricordiamoci: il Vangelo non si predica solo con le parole, ma con la vita. Dobbiamo essere noi i primi a viverlo. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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