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Che cosa significa escatologia?

Che cos'è l'escatologia?

Ogni tanto il Vangelo ci regala una pagina “difficile” come questa. Anzi no, non difficile. Escatologica. Ecco un altro parolone da spiegare…

Il mio in(solito) commento a:
Non sarà lasciata pietra su pietra (Luca 21,5-11)

Gesù si aggira attorno al tempio di Gerusalemme. Doveva essere proprio una costruzione magnifica e sontuosa, perché i discepoli ne restano affascinati: impressionati dalla sua ricchezza, attirano l’attenzione del Maestro sulle gigantesche pietre e i ricchi doni votivi. Ma Gesù, che è sempre più attento al bello che c’è dentro l’anima, anziché al bello degli oggetti terreni, li richiama: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta» (v. 6).

Le cose materiali hanno una fine ed un inizio. Quelle spirituali no, perché sono create per l’eternità. I discepoli, ed anche noi, devono e dobbiamo fare uno sforzo per distinguere i veri valori, da quelli fasulli. Una colonna di pietra, per quanto sia adorna ed abbellita, resta sempre una pietra. E, come tale, si sbriciolerà. Occorreranno anni o secoli o forse anche millenni, però le pietre si sgretoleranno e la costruzione crollerà. A maggior ragione questo tempio, che proprio per la sua bellezza, verrà attaccato e saccheggiato. Gli invasori razzieranno tutto e lasceranno dietro di sé solo rovine. Questo Gesù lo sa bene.

Le opere degli uomini sono caratterizzate dalla caducità. Come un’onda che, per quanto sia bella, si infrangerà certamente sugli scogli, così ogni cosa terrena ha un suo inizio ed una sua fine. Anche il mondo. E’ scritto che finirà, ma non ci è dato di sapere quando.

Qualcosa Gesù ce la dice: «Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo» (vv. 9-11).

Come leggere questi avvertimenti? Poco fa accennavo all’escatologia. Il termine deriva dal greco, e vuol dire «ultimo», finale, estremo. Ma la cosa importante è che nel linguaggio biblico, questa parola può avere un duplice significato:

Vuol dire, è vero, fine. Quindi la fine del mondo, la distruzione del tempio di Gerusalemme, il crollo delle pietre.

Ma, escatologia, può essere letto anche come “ulteriore”, “superiore”, “superstite”, “soprannaturale”, quando si riferisce ad un’esistenza, che sorpassa, nella forma e nella durata la vita presente, temporale e mortale. Insomma: la vita dopo la morte. L’aldilà.

Ed è proprio questo il senso del brano che leggiamo oggi: il doppio significato: il mondo finirà, ma non finirà la vita. Semplicemente si trasformerà, liberandosi della zavorra di questa materia, corrotta e corruttibile, per diventare luce e grazia, vita allo stato puro, spirituale, metafisica. Non si tratta di chiudere gli occhi e finire tutto. NO! Si parla di fare un salto con l’asta e superare l’ostacolo, per iniziare una nuova avventura nell’aldilà, sotto un’altra forma.

Non abbiamo finito di correre, amici cari. Siamo solo al gran premio della montagna! Però una buona notizia c’è. Se anche stiamo per affrontare la salita, presto inizierà la discesa.

Amici, avete mai visto un ferro che non arrugginisca? Un legno che non si spezzi? Una pietra che non si sbricioli? Senza manutenzione anche il palazzo più bello, dopo pochi anni, sarà rovinato. Tutto è vano. Tutto è corruttibile. Tutto ha un inizio ed una fine. O meglio, tutte le cose materiali alle quali tanto teniamo hanno un inizio ed una fine. Pietre e ornamenti destinati a scomparire. Ma c’è una cosa che non finirà mai: la nostra anima.

Un’anima che supererà qualsiasi guerra, carestia, piaga che debba venire. Perché è e sarà luce. Perché la destinazione finale della nostra anima è Dio. Ed è lì che torneremo. Nella risurrezione. In quell’aldilà escatologicamente trasformato.

#Santanotte amici cari. Non soffermiamoci ad ammirare le bellezze terrene, ma occupiamoci della bellezza delle bellezze che è contenuta nella nostra anima luminosa che anela di riunirsi alla Luce di Dio.

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo il Salvatore benedicente”, di Francisco de Zurbarán, 1638, olio su tela, 100×72 cm, Museo del Prado, Madrid

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