Giudicare può portare brutte sorprese…

Giudicare può portare brutte sorprese...

Puntare il dito, ergersi a giudici, credere di essere chissà chi… è un atteggiamento oggi (troppo) comune. Ma è anche uno dei più sbagliati e pericolosi (anche per noi stessi!). Vediamo perché

Il mio in(solito) commento a:
Togli prima la trave dal tuo occhio (Matteo 7,1-5)

C’è un veleno che intossica l’anima, ma lo beviamo senza accorgercene. Un virus che si diffonde senza febbre, senza brividi. Eppure, quando entra nel cuore, lo cambia. Ci rende ciechi. Ci fa credere giusti mentre inciampiamo nei nostri stessi errori. Questo veleno ha un nome: peccato.

Ma la sua caratteristica più pericolosa è il mimetismo. Oh, sì! Perché il peccato non si mostra mai per quello che è. Si nasconde, si mimetizza così bene che a volte non lo vediamo nemmeno in noi stessi. Ma negli altri? Oh, lì lo notiamo eccome! Ci salta subito all’occhio, come una macchia su un vestito candido. E allora puntiamo il dito, condanniamo, spettegoliamo. Perché? Perché ci fa sentire migliori. Come se, sottolineando le colpe altrui, potessimo sbiadire le nostre. Ma è un’illusione.

Papa Francesco è chiaro: “Chi giudica sbaglia sempre, perché prende il posto di Dio, che è l’unico giudice. Sbaglia posto!”.

E sai qual è il paradosso? Dio non vuole fare il giudice. Non è venuto a giudicare, ma a salvare. Non si sofferma sugli errori, ma sulle possibilità di riscatto. Gesù vede la ferita, non la colpa. E mentre noi perdiamo tempo a catalogare i peccati degli altri, Lui è già lì, pronto ad accogliere, a risollevare, a perdonare.

Giudicare e condannare il fratello che pecca è sbagliato. Non perché non si voglia riconoscere il peccato, ma perché condannare il peccatore spezza il legame di fraternità con lui e disprezza la misericordia di Dio, che invece non vuole rinunciare a nessuno dei suoi figli. Non abbiamo il potere di condannare il nostro fratello che sbaglia, non siamo al di sopra di lui: abbiamo piuttosto il dovere di recuperarlo alla dignità di figlio del Padre e di accompagnarlo nel suo cammino di conversione.

Il Papa lo spiega bene:

“Gesù non si arresta di fronte agli errori, ma va oltre i peccati e i pregiudizi. Noi, invece, ci soffermiamo sulle cadute altrui. Ci piace il chiacchiericcio, lo sparlare. Ma Gesù? No. Gesù guarda il modo di salvarci, non la nostra storia brutta. Gesù si avvicina.”

Ecco la vera rivoluzione: l’amore è più forte del giudizio! Perché chi ama, non condanna. E chi condanna, non ha ancora imparato ad amare.

Ma c’è un dettaglio che dovresti sapere: chi giudica, sarà giudicato con la stessa misura. È una legge spirituale, un boomerang inesorabile. La domanda allora è: se un giorno fossi tu sotto processo, preferiresti essere accolto con amore… o condannato senza appello?

Pensaci bene, prima di puntare il dito. Perché nel Vangelo non c’è scritto “giudicatevi gli uni gli altri”. Ma una cosa sì: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi.” #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Christus Remunerator”, di Ary Scheffer, 1847, olio su tela, 62.5 x 84 cm, Centraal Museum, Utrecht

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