Oggi ti accompagnerò in un viaggio a ritroso nello spazio e nel tempo, per immergerci in antichi manoscritti che ci racconteranno un San Giuseppe decisamente insolito.
l mio decisamente in(solito) commento a:
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide (Matteo 1,18-24)
Oggi vorrei parlare del padre putativo di Gesù attingendo ad alcuni racconti originali che ci provengono dalla letteratura apocrifa. Come sempre, però, quando parlo di questi testi non canonici, desidero fare una premessa:
Apocrifo deriva dal greco “nascondere” e può essere tradotto come «ciò che è tenuto nascosto», «ciò che è tenuto lontano (dall’uso)». Mentre, in altri ambiti, questo termine indica un testo certamente falso, perché non attribuibile all’autore od all’epoca indicata, in campo religioso, vige un carattere di maggior prudenza: nello stabilire quali testi debbano essere inclusi nella Bibbia, in caso anche solo di un piccolo dubbio, si è preferisce rischiare di escludere qualche testo ispirato piuttosto che includere testi che si potrebbero rivelare non autentici. Ecco che, un Vangelo apocrifo, non necessariamente contiene informazioni false, ma non possiamo avere l’assoluta certezza che sia stato ispirato dalla prima all’ultima parola. Non dobbiamo dunque demonizzare questi testi, sebbene sia più saggio avvicinarsi a loro, con quel distacco con il quale ci accosteremmo ad un romanzo, senza pretendere di avere davanti a noi un testo indiscutibilmente autentico.
Moltissime sono le informazioni che la tradizione della Chiesa ha assorbito da questi scritti. Vi stupireste se vi dicessi che il bue e l’asinello del Presepe, non li troviamo in nessuno dei quattro Vangeli canonici, ma soltanto nei testi apocrifi? E il velo della Veronica? Anche su questo episodio i Vangeli tacciono. E perfino un versetto del Credo, il Simbolo degli Apostoli: “patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte” ci parla di un episodio che non troviamo nei quattro Vangeli: la discesa agli inferi di Gesù, tanto celebrata nelle chiese orientali. Il nome di San Disma, il buon ladrone ed anche quelli di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria, non vengono riportati nei quattro Vangeli canonici, ma li troviamo in molti testi della letteratura cosiddetta apocrifa.
Ma veniamo a Giuseppe, il falegname buono e saggio che Dio scelse per affidargli Maria e Gesù. Il primo aneddoto che vi racconterò oggi è tratto dal Vangelo dello Pseudo Matteo:
Il sacerdote allora disse: “Chiunque non ha moglie, venga domani e porti in mano un bastone”. Avvenne così che Giuseppe, insieme ai giovani, portò un bastone. Dettero i loro bastoni al sommo pontefice, questi offrì un sacrificio al Signore Dio e lo interrogò. Il Signore gli rispose: “Introduci i bastoni di tutti nel santo dei santi; i bastoni restino lì. Ordina poi loro che vengano da te domani a riprendere i loro bastoni; dalla cima di un bastone uscirà una colomba e volerà in cielo. Maria sarà data in custodia a colui nella cui mano il bastone restituito darà questo segno”.
Il giorno dopo tutti giunsero assai presto. Il pontefice, compiuta l’offerta dell’incenso, entrò nel santo dei santi e trasse fuori i bastoni. Distribuitili tutti, da nessun bastone uscì la colomba. Il pontefice si rivestì allora con i dodici campanelli e con la veste sacerdotale, entrò nel santo dei santi, accese il sacrificio ed elevò preghiere. Apparve l’angelo del Signore e gli disse: “C’è qui un bastone piccolissimo, del quale tu non hai fatto caso alcuno, l’hai messo con gli altri, ma non l’hai tirato fuori con essi. Quando l’avrai tirato fuori e dato a colui al quale appartiene, in esso si avvererà il segno del quale ti ho parlato”. Quello era il bastone di Giuseppe il quale, essendo vecchio, era avvilito di non poterla prendere; perciò neppure lui voleva ricercare il suo bastone. Mentre se ne stava umile e ultimo, il pontefice con voce chiara gli gridò: “Giuseppe, vieni e prendi il tuo bastone, tu infatti sei atteso”. Giuseppe, spaventato che il sommo sacerdote lo chiamasse con tanto clamore, si accostò. Non appena tese la mano e ricevette il bastone, dalla cima uscì fuori una colomba più bianca della neve e straordinariamente bella: dopo avere volato a lungo per le sommità del tempio, si lanciò verso il cielo. (Pseudo Matteo 8,2-3).
Ma, qualche volta, amici cari, fare la volontà di Dio non è per nulla facile! Così Giuseppe si trovò presto nei guai:
Mentre accadevano queste cose, Giuseppe era intento alla edificazione di padiglioni nelle regioni vicino al mare; era, infatti, falegname. Dopo nove mesi ritornò a casa sua e trovò Maria incinta. Profondamente angustiato tremò e esclamò dicendo: “Signore Dio, prendi il mio spirito. Per me, infatti, è meglio morire che vivere”. Le vergini che erano con Maria gli dissero: “Che dici, signor Giuseppe? Noi sappiamo che nessun uomo l’ha toccata, noi siamo testimoni che in lei restano purezza e integrità. Noi abbiamo vigilato su di lei: rimase sempre con noi nella preghiera; angeli di Dio parlano quotidianamente con lei; ogni giorno ha ricevuto il cibo dalla mano del Signore. Non sappiamo come in lei ci possa essere un qualche peccato. Se vuoi che ti confessiamo il nostro sospetto, non altri la rese incinta se non l’angelo del Signore”. (Pseudo Matteo 10,1).
San Giuseppe era capace di tanta tenerezza:
Mentre pensava di allontanarsi, di nascondersi e di abitare in luoghi deserti, nella notte gli apparve in sogno un angelo del Signore, e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere Maria come tua moglie: infatti, quanto è nel suo utero, proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio e il suo nome sarà Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Giuseppe, alzatosi dal sonno, rese grazie a Dio e narrò la sua visione. Si rallegrò a proposito di Maria, dicendo: “Ho peccato nutrendo dei sospetti a tuo riguardo”. (Pseudo Matteo 11,1).
Avete visto, amici, come si scusa con Maria per i pensieri che ha avuto? Nella vita di tutti i giorni abbiamo imparato a riconoscere che chi sa riconoscere i propri errori e chiede scusa riceve comprensione ed il perdono degli altri. Al contrario, il presuntuoso, è incapace di chiedere il perdono (quando lo fa è sempre perché intravvede un’utilità superiore, che lo spinge a fingere di umiliarsi), ma è anche incapace di meritarselo. E’ già pieno di sé, della sua presunzione di essere perfetto, non riuscirà mai ad accogliere il dono del perdono.
E così abbiamo concluso questa deviazione sui testi apocrifi e siamo tornati allo stesso brano descritto nel Vangelo di oggi. E il punto di contatto è l’obbedienza di San Giuseppe, la sua disponibilità ad ascoltare ed eseguire i suggerimenti del Signore.
Abbiamo il coraggio di ascoltare Dio? Tante volte, amici cari, ci lamentiamo, perché il Signore non esaudisce le nostre preghiere, perché ci sembra di essere stati dimenticati da Lui, o di aver subito chissà quale torto… ma noi lo ascoltiamo? Perché Dio parla continuamente alla nostra anima. E lo fa in molteplici modi: con la sua Parola, che è viva e cresce dentro di noi. Attraverso gli eventi che si snodano lungo la nostra vita. E anche attraverso la bellezza della natura, dal fascino di un tramonto all’ordine dell’infinitamente piccolo delle particelle, fino allo smisuratamente grande del cosmo. Quante meraviglie! Ogni cosa attorno a noi ci parla di Dio.
Ma troppo spesso noi ci rifiutiamo di vederlo. Di sentirlo. Di ascoltarlo. E’ come se, per noi, Dio non ci fosse. I doni di Dio, per fiorire e portare frutti richiedono la disponibilità umana. Quella disponibilità che San Giuseppe ha offerto, ascoltando in sogno il volere di Dio trasmesso da un Angelo.
E noi, siamo pronti ad offrire la nostra disponibilità a Dio, quando Egli ci parla? O forse troviamo più semplice “girarci dall’altra parte” e fare finta di nulla? Ascoltare quello che ci dice il Signore, dobbiamo ammetterlo, non è facile perché Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore. Oggi riuscire a raccogliersi per ascoltare diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia e nel chiasso che dominano le nostre città e i nostri quartieri. Ma se riusciremo a togliere tutto il frastuono che ci circonda, allora potremo udire nel nostro cuore la voce di Dio che ci invita ancora oggi: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Ed ecco quello che Dio, proprio oggi, ci chiede di fare: testimoniare con la nostra vita la sua Parola. In questo mondo sordo, lontano e stanco, in questa società individualista ed egoista, abbiamo il preciso dovere di mostrare a chi è distante che Dio c’è e può trasformare le nostre vite! #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi ricevere i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in ogni momento!