La celebrazione iniziata nella sera del 29 aprile nella Real Chiesa di San Lorenzo si è conclusa con una processione in Cattedrale e il passaggio della Porta Santa.
La disoccupazione, la precarietà e la difficoltà dei giovani sono state al centro dell’omelia di Mons. Nosiglia per il Giubileo del mondo del lavoro. Ci sono segnali di ripresa, che si stanno consolidando, ma sono ancora troppi i lavoratori che si trovano senza occupazione, così come desta preoccupazione il fenomeno dei “neet”, i giovani sfiduciati che non studiano e neppure cercano un impiego.
L’Arcivescovo ha lanciato un forte appello a tutte le componenti del mondo del lavoro, alle istituzioni, alla politica ed alla società civile per formare un’alleanza strategica che possa realizzare, nel breve periodo, un progetto comune concreto. Il diritto al lavoro resta il punto centrale di ogni società, di ogni sviluppo, ed esige il massimo di impegno da parte di tutti.
Nella sua omelia Mons. Nosiglia ha commentato il passo del Vangelo di Matteo con la parabola dei lavoratori della vigna. “Nessuno ci ha presi a giornata”, dicono nella parabola gli operai dell’ultima ora; e il padrone risponde: “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20,7).
Il problema non è solo quello del lavoro che manca, ma occorre anche garantire condizioni dignitose a chi un impiego lo ha. Resta determinante promuovere un ambiente di lavoro dove ogni persona possa sentirsi a proprio agio, parte di una squadra in cui ognuno è valorizzato e non “scartato”: un gruppo che accoglie e opera fraternamente e non discrimina nessuno.
Giustizia, fraternità e solidarietà camminano insieme e si realizzano tra i lavoratori quando ci si rende conto che le difficoltà di alcuni sono difficoltà di tutti e i diritti di alcuni sono da difendere e promuovere come diritti di tutti.
“I cristiani – ha proseguito l’Arcivescovo – non possono tacere di fronte alle ingiustizie, alla corruzione e a forme a volte larvate di disequità, perpetuate verso le categorie meno protette nel mondo del lavoro, come spesso sono le donne e i precari”.
Solo così si supera una visione del lavoro ridotto a merce, oggetto di scambio e puro strumento di profitto. “Se il primato è dato al rendimento e alla tecnologia, non alla persona, l’uomo è frantumato e il lavoro non è più luogo di crescita, ma avvilente necessità”.
Papa Francesco, incontrando a Torino il mondo del lavoro, ha invitato a perseguire un modello economico che non sia organizzato in funzione del solo capitale e della produzione, ma piuttosto del bene comune. Un lavoro quindi che ci sia per tutti e sia un lavoro degno di ogni lavoratore, svolto nella sicurezza, attento al rispetto dell’ambiente, del tempo da dedicare alla propria famiglia e aperto a forme di sostegno sociale delle fasce più deboli e povere del territorio.
“A San Giuseppe, patrono dei lavoratori – ha concluso Mons. Nosiglia – affidiamo le nostre preghiere e chiediamo la sua potente intercessione, perché anche in questo nostro territorio e tempo l’uomo che lavora possa guardare avanti nella vita con rinnovata fiducia e serena certezza di poter trovare nel proprio lavoro il sostegno necessario alla sua vita e a quella dei suoi cari”.
Una bella celebrazione, che ha alternato a momenti intensi di preghiera alcune testimonianze: quella di un datore di lavoro impegnato nel sociale ed il racconto di una giovane studentessa beneficiaria di una borsa lavoro della fondazione don Mario Operti.
Alessandro Ginotta
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