Sapevi che nel Vangelo è finita anche una gustosa grigliata? Annusa un po’. Senti questo profumo? Sulle sponde del mare di Galilea, tra una tamerice ed un cespuglio di ginestre, incontriamo un gruppo di persone intente a gustare del pesce arrostito…
Il mio in(solito) commento a:
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore (Giovanni 21,15-19)
Sono scoraggiati gli apostoli: dopo la cattura di Gesù si sono rifugiati tra imbarcazioni, reti e nasse per dedicarsi all’unica cosa che davvero sapevano fare senza il Maestro: pescare. La loro, però, è una pesca inutile. Già, come inutile è qualsiasi attività che tentiamo di fare senza Dio. Perché: “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15,5). E così, dopo una notte di fatica e tentativi vani, gli apostoli rientreranno a riva sconfitti, senza aver catturato neppure un pesce. Ma ecco che, ancora una volta, l’incontro con Gesù cambia tutte le carte in tavola: sulla sua parola verranno gettate le reti che, questa volta, si riempiranno all’istante. E’ quello che succede quando facciamo qualcosa con Gesù nel cuore: con Lui a riscaldare la nostra anima tutto assume un significato diverso, più completo. Ogni nostro intervento diventa più efficace ed incisivo.
Ma torniamo a quei cespugli, dove abbiamo lasciato gli apostoli banchettare: troviamo Gesù intento a parlare “a tu per tu” con San Pietro. Facciamo attenzione, amici cari, perché il dialogo a cui assisteremo non si limita ai due illustri interlocutori, ma si rivolge a tutti noi!
Ecco il tradito che si rivolge sorprendentemente a colui che lo ha rinnegato, parlando con il linguaggio dell’amore: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?» (v. 15). È una domanda che sconvolge lo spirito del mondo. Chiunque altro, all’infuori di Gesù, avrebbe esordito con un rimprovero, o magari con una pungente ironia. Immaginiamo questo dialogo: “ah, sei tu! Quello che aveva promesso che in qualsiasi istante avrebbe dato per me anche la propria vita… quando io stavo dando la mia per il mondo, tu dov’eri? A rinnegarmi là, prima che il gallo cantasse, neppure mezza giornata dopo la tua promessa di fedeltà incondizionata!”. E’ molto diverso da quanto avremmo detto noi? Non credo. Eppure Gesù ci stupisce: Lui, che è stato tradito, si preoccupa di sapere se, chi lo ha rinnegato, lo ama ancora. È tanto lontano questo modo di pensare da quanto noi siamo abituati a fare, ma… è la forza dell’amore di Gesù.
Immaginiamo come si rivolgerà a noi quando gli compariremo davanti. Non ci dirà: “Ah! Tu sei quello che ha combinato questo e quest’altro guaio…”. No! Si preoccuperà di sapere se lo amiamo! Perché Gesù non porta rancore, ma desidera soltanto il nostro bene.
Qual è la risposta di San Pietro? «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene» (v. 15). Gesù gli dice che lo ama, Pietro gli risponde: “ma sì, certo che ti voglio bene”. Gesù lo ama. Gesù ci ama. Pietro si sente colpevole, come noi ci sentiamo responsabili per il nostro peccato. E questo ci blocca sull’amore. San Pietro non riesce a rispondere al Maestro con la stessa intensità perché è inibito dal peccato.
Il male è qualcosa che ci paralizza e ci impedisce di godere pienamente dell’amore di Dio. Non è Dio che ci ama di meno, anzi, il Signore ci ama sempre: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Marco 2,17). Siamo noi che, sentendoci addosso il peso della colpa, ci priviamo della possibilità di sentirci amati da Dio, allontanandoci di fatto da Lui, fino a separarci definitivamente. E questo è l’inferno! La lontananza da Dio.
“Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene»” (v. 16). E poi arriverà la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?» (v. 17). Tre volte San Pietro rinnegò Cristo: “Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». – Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». – Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò” (Luca 22,55-60).
Dunque, tre volte Pietro rinnegherà Cristo, come tre saranno le domande che Gesù gli rivolgerà in questo episodio. È come se Dio volesse “ricucire uno strappo”. Uno squarcio che si è ripetuto per tre volte e, per tre volte, andrà ricucito. Ma notiamo un’altra cosa: Gesù è consapevole del fatto che Pietro proprio non riesce a dire “ti amo” a Gesù, dopo averlo tradito. Così sarà Lui stesso a cambiare verbo e dirgli: “Mi vuoi bene?”. Eccolo, cari amici, Gesù, che ci ama, scende al nostro livello e ci fa sentire accolti. È sempre Lui a mettere quel “di più” che non ci permette di entrare in completa comunione: è Gesù ad offrirci amore ad ogni costo. Anche quando pecchiamo. Perfino quando ci allontaniamo da Lui.
Alla fine della vita, amava ripetere san Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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